2 BICI PROTOTIPO VINCONO IL MONDIALE GRAVEL: MERIDA E CANYON, MA CHE SPETTACOLO LA SANTA DI SWENSON

Il neo campione del mondo gravel Matej Mohoric per la sua vittoria alla Milano Sanremo aveva usato un reggisella telescopico, ma anche al mondiale gravel di Treviso ha usato qualcosa di mai visto prima: un telaio prototipo che potrebbe rappresentare la prima bicicletta gravel racing di Merida.

 

Anche Katarzyna Niewiadoma, la neo campionessa del mondo gravel, sul difficile tracciato di Pieve di Soligo ha utilizzato una Canyon che non si trova nei cataloghi dell’azienda tedesca sembra una Grail, ma non ha il tipico manubrio DoubleDecker e come lei anche Alejandro Valverde e Tiffany Cromwell, che i ragazzi di Colonia stiano preparando la nuova Grail?  

 

©Thomas Maheux

UNA MERIDA SILEX DIVERSA

Sponsorizzato attraverso Bahrein Victorious da Merida, Mohoric al mondiale gravel 2023 ha utilizzato un telaio che ha subito attirato la nostra attenzione: nessun logo Merida, sul tubo obliquo della bici usata invece dallo sloveno compare un logo che riporta unicamente il nome Silex, il modello gravel già in gamma Merida ma che non ha un’interpretazione prettamente agonistica e racing. 

 

©Sprint Cycling

Si riconosce facilmente il fatto che si tratti di un prototipo perché ricoperto da una grafica a righe ondulate su un fondo che vede l’azzurro e l’arancio mescolarsi con il nero. In effetti Merida in gamma non ha ancora un modello da competizione per il gravel e questa potrebbe rappresentare il primo modello dedicato al gravel racing.

 

Le dimensioni dei tubi orizzontale e obliquo sono maggiorate rispetto alla Silex in gamma, così come la forcella che risulta più avanzata e quindi con un angolo più rilassato di sterzo.

Gli steli della forcella sono anch’essi più massicci nelle parti terminali in cui la Silex invece presenta un profilo più sottile e stretto. 

 

Sembrano cambiare anche la zona di sterzo in cui il modello attualmente in gamma presenta una grande curvatura, che qui sembra quasi totalmente annullata testimoniando la ricerca di forma più squadrate, mentre nel triangolo posteriore gli elementi sembrano mantenuti sulla falsariga dell’attuale Silex.

 

I foderi alti si innestano sotto al collarino del piantone sella senza creare però quel blocco di materiale di rinforzo con il tubo orizzontale e anche la loro inclinazione sembra inferiore, creando un triangolo più schiacciato. Anche la sezione del reggisella sembra inferiore a quella in gamma. 

 

©Sprint Cycling

Nel montaggio vincente di Mohoric si nota la guarnitura doppia Shimano GRX e un cerchio a medio profilo in cui sono montati copertoni Continental TerraSpeed. Per il manubrio lo sloveno sembra aver utilizzato una piega molto tradizionale da strada, così come i pedali e le scarpe che sono le Northwave Extreme Pro 3, il top di gamma da strada dell’azienda trevigiana. 

 

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UNA NUOVA CANYON GRAIL?

Nella foto in cui Katarzyna Niewiadoma taglia il traguardo del mondiale gravel di Pieve di Soligo con la sua Canyon sopra la testa è impossibile non notare che la bicicletta che tiene tra le mani non è un modello attualmente a catalogo.

 

©Thomas Maheux

Nonostante la grafica particolare, la stessa usata da tutti gli sponsorizzati Canyon al mondiale, la bici sembra somigliare, per quanto riguarda la parte posteriore, alla Canyon Grail, con l'innesto dei foderi alti poco sotto al collarino del reggisella, ma nella parte anteriore però, ha forme del tutto diverse. Anche se montava il nuovo cambio Sram XX SL Eagle Transmission e quindi per forza con standard UDH, cosa piuttosto nuova nel mondo gravel.

 

©Thomas Maheux

Non  è né la Grail né la più offroad Canyon Grizl. L'orizzontale non presenta la curvatura tipica della Grail e non è presente il manubrio, simbolico di Canyon, il Double Decker, infatti il manubrio sembra essere un integrato in carbonio con forme abbastanza classiche, ma con molto flare laterale.

Anche la forcella fa pensare a un prototipo di Canyon con uno spessore elevato degli steli e una parte superiore che sporge in avanti rispetto al tubo di sterzo, con ogni probabilità per aumentare l'angolazione della forcella e migliorare la stabilità alle alte velocità.

Anche qui, come per la Merida di Mohoric, siamo probabilmente davanti a un nuovo modello Canyon gravel race.

 

©Thomas Maheux

GRAVEL MASTER: MR. SWENSON KEEGAN 

Con i prototipi usati dai protagonisti era impossibile non notare la Santa Cruz Stigmata di Swenson Keegan. 

 

©Usa Cycling

 

L'americano è lo specialista gravel per eccellenza, ma anche biker di alto livello. Vincitore della Unbound e della Leadville,  le due prove monumento del gravel, e migliore esponente del movimento gravel al mondiale, chiuso al 5° posto dopo una bellissima volata contro Valverde. 

 

©Usa Cycling

 

Il setup della sua bici per il mondiale era molto particolare, una vera unione tra mondo Road e mondo MTB, e racchiudeva componenti da mal di testa.

 

 

Anzitutto le coperture, Keegan è stato uno dei pochi a usare delle gomme semi-slick, le Maxxis Velocità AR 700x40C, inoltre essendo atleta sponsorizzato da Tannus potrebbe aver usato al loro interno gli inserti Tubeless Lite , il tutto sulle Reserve Carbon da 40 mm. 

 

Altro elemento da sindrome di Stendhal è la trasmissione usata da Keegan, uno dei rider con monocorona stradale anteriore e trasmissione mountain a 12v, ha usato il nuovo gruppo Sram T-Type XX SL  con cassetta 10-52, ma all’anteriore la corona usata è una SRAM X-SYNC Road Aero con 50 denti, che solo a pensarla fa impressione. Anche l’americano per ottenere la massima efficienza in pedalata ha usato pedali road.