Alchemist 2ª puntata: Le caratteristiche uniche delle ruote in carbonio made in Italy

Prosegue il viaggio alla scoperta di Alchemist. Dopo aver conosciuto l’Alchimista in persona e come è nata questa piccola ma straordinaria realtà, andiamo alla scoperta delle caratteristiche che hanno fatto delle loro ruote un oggetto di culto tra i riders. Ruote che vantano già un curriculum di tutto rispetto: indovinate cosa montava il team Trek Selle San Marco, terzo assoluto all’ultima Cape Epic…

Avere una idea è fondamentale, l'esperienza conta ancora di più. Ma non sempre avere l'idea giusta significa avere successo. Chi mastica un minimo di marketing conosce la teoria del "second mover advantage": senza annoiarvi con una spiegazione troppo tecnica, secondo questa teoria non sempre - anzi, quasi mai - il primo ad avere una intuizione è colui che conquisterà il mercato.

 

 

Per citare alcuni esempi, non sono stati ne Apple o Samsung a inventare la telefonia mobile, come non è stato Google il primo motore di ricerca della storia, o Facebook il primo social network. Applicato alla mountain bike, possiamo dire che non sono state ne Scott, ne Cannondale, ne qualsiasi altro marchio di riferimento tra i più diffusi oggi a costruire la prima mountain bike. Chiaro qual'è il punto?

 

Lo stesso si può dire di Alchemist: non è stato Sandro Marcorin il primo a costruire un cerchio in carbonio, ne tantomeno il primo a pensare a un mozzo in carbonio e CNC. Eppure l'azienda sta crescendo ad un ritmo impressionante. Il tutto in un mercato nel quale i concorrenti non mancano, e nel quale molti, pur di possedere dei cerchi in carbonio, non esitano ad ordinare direttamente il cerchio in Cina applicandovi poi degli adesivi per farli sembrare a quelli dei brand più noti.

 

 

Eppure Alchemist si sta ritagliando il suo spazio con passi da gigante, con la mentalità di chi conosce perfettamente i propri pregi, le proprie potenzialità, ma anche i propri limiti. Il tutto, non smettiamo di ricordarlo, mettendo il Made in Italy al servizio dei clienti.

 

Fatta questa introduzione, proviamo a capire da dove nascono le ruote Alchemist e quali sono i loro punti di forza.

 

COME NASCE UN'IDEA

 

La prima domanda che abbiamo posto a Sandro Marcorin, forse ancora prima di chiedergli il nome, è proprio questa: quando si accende la lampadina? "La strada che porta alla creazione della ruota parte anche dall'esperienza personale", ci spiega.

 

 

Come in effetti scoprirete nel prossimo articolo, chi lavora in Alchemist è prima di tutto un amatore, e come tale non vede l'ora di montare il cerchio nuovo. "Alle nostre sensazioni si sommano i desideri del mercato, se serve un cerchio più largo più stretto, più rigido, con delle caratteristiche particolari: feedback che ci giungono dai nostri negozianti, dalle squadre che sponsorizziamo, dagli atleti con cui collaboriamo per vari test, e da chi importa le nostre ruote in altri paesi. Raccogliamo tutte queste informazioni in un collettore unico, dopo di che io e il mio collaboratore Daniele pensiamo a come fare la ruota, cosa inventarci per mettere insieme tutti questi fattori e introdurre qualcosa di nuovo nel mercato".

 

Alchemist - CAD

 

Il lavoro si sposta quindi al computer, che elabora una serie di dati, formula le prime ipotesi in termini di caratteristiche meccaniche, e permette di visualizzare singolarmente le parti da cui è formata la ruota.

 

SECONDO CONCETTO CHIAVE: ESSERE DIVERSI

 

Come anticipato, non è facile entrare in un mercato che offre già numerose soluzioni. Sempre parlando in termini di marketing, i modi per fare breccia in un panorama già saturo di prodotti sono due: prendere qualcosa di già pronto, dargli una nuova connotazione, magari giocando sulla pubblicità, sulle strategie di vendita, e sul rapporto con i clienti; oppure provare a cambiare le regole del gioco, proponendo qualcosa di completamente diverso, e che salti immediatamente all'occhio dei potenziali "consumer". Ed è questo il caso di Alchemist.

 

"Noi siamo entrati immediatamente nel mercato perché siamo stati i primi a dare un design un po' diverso alla ruota", esordisce l'AD. "Siamo stati i primi a fare una ruota con uno shape (forma) particolare, mettendo sicuramente un po' di design italiano che non guasta e che fa sempre tendenza, caratteristica che il mercato, in particolare estero, ci riconosce".

 

 

"Tanto per fare un esempio, negli USA siamo sicuramente ancora molto molto piccoli, però siamo stati approcciati da diversi negozianti, e ad oggi abbiamo un importatore. In una panoramica nella quale tutti facevamo un cerchio allo stesso modo, con lo stesso shape e con la stessa forma, in cui tutti quanti garantivano bene o male le stesse caratteristiche, noi eravamo gli unici a proporre qualcosa di diverso, una forma fuori dai canoni tradizionali, con undesign un po' più accattivante".

 

Va bene dare un tocco di novità a livello visivo, ma il pensare che basti solo questo per fare centro non rientra nella mentalità di Alchemist. Dietro a ogni ruota che ogni pomeriggio esce inscatolata dalle mura di Cinto Cao Maggiore (VE) c'è tanta tecnologia e un numero indefinito di ore passate a pensare non solo quali dovessero essere le caratteristiche di mozzi e cerchi, ma anche a elaborare a un processo produttivo ad hoc.

 

"Noi abbiamo sviluppato dei processi produttivi, sia a livello di laminazione cerchio sia a livello di costruzione dello stampo che ci permettono di realizzare dei prodotti che effettivamente hanno dei plus rispetto alla concorrenza", spiega Marcorin.

 

Cosa ha di diverso il cammino che permette di passare da un estremo all'altro della filiera non ve lo sveliamo ora: intanto, per mezzo delle parole dell'alchimista, vi diamo uno spunto di riflessione. "Normalmente la maggior parte delle aziende europee che fanno ruote da bicicletta con cerchi in carbonio, al loro interno fanno anche altro: fanno prodotti per motosport, Formula Uno, aerospace, e il ramo dedicato alle componenti per bicicletta, capite bene, è solo una piccolissima parte. Perciò il processo produttivo non è studiato ne ottimizzato per fare ruote, ma per sfruttare i materiali compositi".

 

LE CARATTERISTICHE DELLE RUOTE ALCHEMIST

 

I primi cerchi Alchemist distribuiti risalgono a 3 anni fa, e già presentavano delle forme particolari: cerchio asimmetrico, una piega particolare, e delle "bubble"("bolle") per rinforzare la zona nipple nello stampo. Tutte connotazioni che identificavano Alchemist come qualcosa fuori dalle righe nel mercato di allora. In breve tempo è venuto fuori qualcosa di ancora più particolare, e Sandro ci mostra con orgoglio l'ultimo modello di RR, cerchi pensati per l'ambito Marathon. "Questa - ci spiega tenendo orgogliosamente in mano una ruota, ndr - ha fatto la Cape Epic! È la ruota più performante ad oggi nel mercato, in termini di rigidità, di peso e di resistenza". Quando ci dice "fatto", non significa che la ruota sia stata semplicemente portata in Sud Africa e montata in allenamento o in una delle tappe. Significa che l'ha corsa tutta, dal primo all'ultimo metro, senza subire nessun danno, resistendo ai percorsi micidiali della più nota delle corse a tappe off road al mondo. Un terreno sul quale anche le ruote in alluminio dei marchi più rinomati ne escono letteralmente a pezzi. Ma non la RR.

 

Nell'immagine la ruota Stealth presentata nel 2013 a Eurobike

 

 

Già da ciò capite che non si tratta di ruote normali. "Non possono essere confrontate con ruote classiche, perché sono qualcosa di diverso", ribadisce il concetto Marcorin. "Dalle nostre ruote, in effetti si nota che noi facciamo il cerchio appositamente per noi stessi, nel senso che nasce col mozzo, differentemente da quello che fanno altri produttori. Sul mercato tu troverai sempre un cerchio liscio, pulito, senza predisposizioni per i raggi, perché prima viene costruito, e solo successivamente si decide in quanti fori praticare. In Alchemist, se il cerchio è pensato per avere 28 fori, muore con 28 fori; se nasce con 24, muore con 24. I nostri cerchi hanno una forma particolare proprio perché sono studiati per il nostro mozzo, quindi tutto in funzione di se stesso: il mozzo in funzione del cerchio e viceversa. Questa è la nostra peculiarità".

 

Tutto chiaro fin qui? Perché nella seconda parte di questo articolo faremo un bel passo in avanti, scoprendo i tre segreti che rendono uniche le ruote Alchemist: l'utilizzo della fibra di carbonio unidirezionale, la presenza di un solo overlapping e il dente realizzato a stampo. Andiamo con ordine.

 

1)    LA FIBRA DI CARBONIO UNIDIREZIONALE

 

Su cosa sia la fibra di carbonio, probabilmente molti di voi non hanno dubbi. Ma non tutti avete mai letto accanto la parola "unidirezionale" o la sigla che la identifica, ovvero "UD". E quindi non vi siete mai posti il problema di trovare in commercio materiali in fibra di carbonio profondamente diversi. Il mondo dei materiali compositi in effetti è più vasto di quanto possiate immaginare, e riportarvi le parole esatte di un gran conoscitore della materia come l'Ing. Sandro Marcorin non vi aiuterebbe chiarirebbe i dubbi. Ma oggi è il vostro giorno fortunato: chi vi scrive è un chimico, e l'obbiettivo è quello di tradurvi il tutto dal "chimichese" all'italiano.

 

Fibra di carbonio

 

Partiamo da un presupposto: che i più grandi produttori di elementi in fibra di carbonio (non solo ruote), in realtà NON producono la fibra di carbonio. Il processo infatti richiede un'azienda a se, macchinari a se stanti, e con costi elevatissimi, sia in termini energetici, sia in termini di smaltimento degli scarti generati. Una volta prodotto il filo di CF (Carbon Fiber), questo viene letteralmente tessuto, proprio come fosse lana cotone o una normale fibra sintetica, con macchinari ad hoc (le normali tessitrici lo romperebbero).

 

Le grandi aziende che producono manufatti in CF comprano questo: fibra già "stesa". La differenza sta in come viene tessuta: i più grandi produttori di ruote si mettono nelle mani di aziende asiatiche, che li riforniscono di un tipo di tessuto nel quale la fibra è "intrecciata". Dove sta il problema? "Se tu usi una fibra intrecciata", risponde Marcorin, "non ne sfrutti al 100% le caratteristiche: la letteratura scientifica dice che normalmente perdi il 15% delle caratteristiche meccaniche".

 

 

Per questa ragione Alchemist ha deciso di puntare tutte le sue fiches sulla fibra unidirezionale, pur sapendo quale fosse il suo più grande limite: la fibra va orientata conoscendo effettivamente gli sforzi (cioè le forze e le tensioni che deve subire la fibra durante l'utilizzo della ruota), il che costituivauna sfida non da poco in fase di progettazione.

 

Ma in Alchemist le sfide non fanno paura, e ad oggi utilizzano solo CF unidirezionale "pre-preg". Ecco, nemmeno il tempo di capire cosa significa unidirezionale, e subito spunta un altro termine nuovo. "Pre-Preg" sta per "Pre-Impregnata". In effetti avrete notato che abbiamo parlato di carbonio, ma il discorso è partito dai materiali compositi: tutto ciò che è di carbonio nella vostra bicicletta non è carbonio puro, ma un mix di questo con un altro materiale, solitamente una resina epossidica NEW (gruppo contenente un atomo di ossigeno che fa da ponte tra due atomi di carbonio).

 

Questa resina può essere applicata prima o dopo che il manufatto è stato prodotto. Nel caso del materiale pre-impregnato, come facilmente intuibile, la resina viene applicata prima della lavorazione. La resina - comunemente di tipo termoindurente, ossia che decompone al di sopra del suo punto di fusione - contribuisce a rendere isolante il carbonio (sennò una volta in sella sareste un parafulmine perfetto), e, soprattutto, a renderlo più resistente.

 

Gli operatori che lavorano a Cinto Cao Maggiore usano però un tipo di CF leggermente diversa: oltre alla resina, viene caricato nella fibra un nanopolimero plastico - la cui lista di "ingredienti" è custodita gelosamente dal produttore - che permette alla resina di fungere da componente strutturale, prendendo il nome di "resina tenacizzata".

 

Ruote Alchemist a Riva del Garda nel 2013

 

Caricandola con nanopolimeri plastici,si dona alla resina la capacità di assorbire maggiormente gli urti, allungando di fatto la vita della ruota. Nemmeno il nome del produttore di questo additivo è dato sapere, ma vi possiamo svelare un segreto: è italiano, e oltre a Alchemist rifornisce anche due marchi tedeschi... BMW e Audi!

 

Visto che la qualità viene al primo posto, ogni lotto entrante in Alchemist è certificato e numerato con la precisione al centesimo di quantità di resina che vi è al suo interno. Questo da a Marcorin e ai suoi collaboratori la certezza che i calcoli strutturali siano precisi, perchè se cambia la resina cambia un po' tutto. "La concentrazione di resina, secondo i nostri calcoli, deve stare all'interno di un determinato intervallo: fortunatamente la capacità del nostro fornitore di mantenersi all'interno di quel range è elevatissima", ci spiega. "E in questi anni mai abbiamo dovuto rifiutare un lotto". Solo il meglio insomma, anche dai fornitori.

 

Alchemist - Fibre di carbonio

 

2) UN SOLO OVERLAPPING


Innanzitutto cos'è l'overlapping e perché solitamente si fa? Il cerchio non si fa prendendo un foglio, ritagliandolo e ricavandone semplicemente la forma, ma disponendo tanti pezzi su una forma circolare e fondendoli insieme. Normalmente questi pezzi sono tre o quattro: i produttori quindi fanno un quarto o un terzo di ruota, e poi le incollano insieme per ottenere il cerchio. Alchemist no: il cerchio è frutto di un pezzo unico, unito in un solo punto, all'altezza della valvola. Questo fa si che non ci siano sovrapposizioni e non ci siano punti critici, perché già in fase di progettazione si sa benissimo che dove c'è una sovrapposizione (perdonate la ripetizione). Altro vantaggio è che, con più di un overlapping, ci sarebbe un inutile aumento di peso, ed infine si creerebbero degli ulteriori punti dipossibile scollatura e cedimento.

 

"Noi abbiamo solo un punto di overlapping, e siamo gli unici che usiamo questa soluzione", specifica Marcorin, rinforzando ancora il concetto di diversità. "Il nostro cerchio è invece un blocco unico, ossia un vero monoscocca", prosegue. "Questa è una caratteristica nostra, e abbiamo dei cerchi che, a livello di peso, sono normalmente molto più leggeri e, a parità di caratteristiche meccaniche e di impatto, hanno rapporto peso e resistenza meccanica minore rispetto alla concorrenza. In commercio quindi ci sono cerchi ben più leggeri, ma con caratteristiche meccaniche peggiori rispetto ai nostri".

 

 

3) IL DENTE REALIZZATO A STAMPO


Altra caratteristica è appunto il dente realizzato da stampo. "Gli altri produttori ricavano il dente nelle maniere più disparate", spiega l'alchimista. "Qualcuno fresa il cerchio, altri lo tagliano, altri incollano un pezzo. Noi invece, grazie a un processo sviluppato internamente,creiamo un blocco unico con fibra continua, e questo gli conferisce grande resistenza". Parlare di dente in realtà non è proprio esatto, perchè, come spiegheremo nella puntata dedicata alle caratteristiche tecniche delle ruote Alchemist... il dente non c'è!

 

 

Queste caratteristiche fanno si che la ruota di Alchemist sia effettivamente qualcosa di unico, e il risultato conseguito alla Cape Epic è qualcosa di straordinario. La coppia formata dai portacolori del Trek Selle San Marco Damiano Ferraro - Samuele Porro è arrivata terza, correndo sempre e solo con ruote in carbonio Alchemist. "Da amatore Ho partecipato per varie edizioni alla Cape Epic", racconta Marcorin, "e ho visto professionisti tagliare il traguardo con la bici a spalla, con il cerchio in fibra di carbonio di brand blasonati devastato. Non è facile fare un cerchio che resista molto bene: noi l'abbiamo fatto, e i risultati lo dimostrano".

 

Cape Epic Damiano Ferraro e Samuele Porro

 

Anche questa puntata del nostro viaggio tra Alchemist è stata intensa e densa di contenuti. E come la scorsa puntata, vi vogliamo lasciare con una curiosità. Tra le richieste più strane, ce n'è stata una che è andata un po' oltre la semplice personalizzazione del colore e dell'aspetto. "Un ragazzo voleva le ruote tubolari per cross country super leggere, quindi le abbiamo fatte più leggere del normale. Una sua scelta. Non potevamo garantirgliele cinque anni come tutte le altre ruote che escono da qui, ma anche di fronte a questa incognita, ha voluto che assecondassimo la sua richiesta: contento lui, contenti tutti!".

 

Se vi siete persi la puntata numero 1, non abbiate timore: cliccate qui per rileggere l'articolo completo.

 

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