FAR GRAVEL, IL GIRO A RUOTE STRETTE E ARTIGLIATE CHE CI HA CAMBIATI

Insieme a Cannondale siamo stati a FAR Gravel. No! Non “a fare gravel”, ma all’evento nella pianura ferrarese chiamato FAR Gravel. Un’esperienza tra gli argini del fiume Reno, con gente mai vista prima, ma che il ciclismo ha trasformato in amici, come sempre, come il gravel fa.

Siamo stati a FAR Gravel. No, non "a fare gravel", ma a FAR Gravel, un raduno di gravellisti supportato da Cannondale e Alé Cycling che si svolge ad Argenta, nel cuore della pianura Padana, quella dove la terra si confonde con l'acqua, dove confluiscono tutti gli affluenti del Po, quel Delta come non ne esistono altri in Italia, regno di aironi, cormorani, anguille e da ora anche gravel biker.

 

FAR GRAVEL - numero

 

Sta diventando sempre più frequente vedere eventi come il FAR Gravel Cannondale, le manifestazioni gravel non agonistiche sono in netto aumento e l'evento ferrarese è stato uno di questi, sullo stesso percorso del primo Campionato Italiano Gravel FCI corso il giorno dopo, un netto contrasto di intenti tra le due manifestazioni, diremmo.

 

FAR GRAVEL partenza


A FAR Gravel non c'era nessun cronometro, nessun giudice, solo il suave scricchiolio della ghiaia sotto le ruote e i sorrisi, certo deformati dal vento e dalla copiosa birra ai ristori, ma comunque segno di gioia. Sì, sabato 17 settembre abbiamo partecipato al FAR Gravel con la scusa di provare la nuova Cannondale Topstone e ci è piaciuto molto non solo per i gustosi ristori.

 

Cannondale Topstone

 

Così abbiamo deciso di raccontarvelo come lo abbiamo vissuto in compagnia di perfetti sconosciuti, a cui ci siamo presentati timidamente la mattina, ma che alla fine della giornata abbracciavamo come vecchi amici. Questo è il gravel, anzi questo è stato il nostro FAR Gravel.

 

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CON FAR GRAVEL ALLA RISCOPERTA DEL DELTA DEL PO

Intorno a quel che fu il ducato Estense di Ferrara, adesso considerata la città della bicicletta, è stato disegnato un itinerario che segue il fiume Reno e si immette nel Parco Naturale Delta del Po. In particolare, il FAR Gravel Cannondale si è proposto di far riscoprire a tutti un antico percorso, ossia quello del Po di Primaro, uno dei principali rami del Delta del Po. Una tratta commerciale più volte bonificata e trasformatasi poi in Reno, ossia il fiume che abbiamo visto per gran parte del tempo durante la nostra pedalata.

 

 

3 PERCORSI

Il FAR Gravel Cannondale si basava quindi su tre tracce non competitive con chilometraggio differenziato, da 57 chilometri, 100 oppure 140, anche se purtroppo per l'occasione il maltempo ha costretto ad accorciare quella da 140.

 

 

Non pensiate che avessimo gamba per affrontare il percorso da 140 chilometri ma sarebbe stato molto interessante poter osservare anche l'approccio dei pedalatori del gravel vero, quello delle lunghe distanze come la tradizione raccomanda.


Il percorso corto si è sviluppato intorno ad Argenta, entrando nel Parco Regionale del Delta del Po, percorrendo gli argini del fiume Reno. Quello da 100 chilometri aveva come punto più estremo, Comacchio, una piccola Venezia, con le sue valli e un ambiente paludoso in cui poter incontrare splendide specie di volatili, tra cui aironi e fenicotteri.

 

 

L'EXPERIENCE SUL 60 KM

Abbiamo affrontato il percorso da 60 chilometri, 57 per la precisione, per poter pedalare insieme ai ragazzi di Cannondale e provare le nuove gravel in gamma e noi lo abbiamo fatto con la Cannondale Topstone Carbon 1, quella cioè con la Lefty Oliver.

 


Per partecipare alla FAR Gravel da 57 chilometri non era necessario moltissimo, certo una buona preparazione fisica, ma considerando che il cronometro non veniva avviato da nessuno, la fretta veniva lasciata nella borsa insieme al kit più aerodinamico, inutili entrambi. Il FAR Gravel è un evento che va sentito, così come il vento contrario (impossibile non accorgersene). Noi abbiamo indossato il kit più loose che avevamo, messo scarpe comode e scaricato la traccia ufficiale sul nostro computerino.

 


Essendo un evento senza limiti orari, al FAR Gravel si può partire all'orario che più torna utile a ciascun partecipante, tutto dipende dal percorso che si vuole affrontare e sulla traccia da 60 chilometri noi avevamo abbastanza margine per pensare di partire con calma.


Di base un biker riesce a controllare il suo spirito agonistico più di uno stradista, ma la maggior parte dei componenti del nostro gruppetto veniva proprio dalla strada, così ci siamo preparati per il peggio, una bella posizione aerodinamica ci avrebbe salvato, così abbassando la posizione dello sterzo abbiamo irrigidito l'anteriore per sentirci più attaccati al terreno e migliorato la posizione.

 

 

Eravamo pronti per partire con piloti di Porsche come Vittoria Piria in arte Vicky, macinatrici seriali di chilometri come Sara Armento (Running Factor) e amanti del brivido come Francesca Pavesi, ambassador e giornalisti pronti a provare le Topstone e le Supersix Evo SE in tutte le condizioni immaginabili.

 

 

COME VOLEVAMO AFFRONTARLA VS COME È ANDATA

Volevamo affrontare il FAR Gravel Cannondale nel puro spirito degli appassionati di questa disciplina, in compagnia, ma a guardare i nomi e i background dei nostri compagni di avventura la paura che l'agonismo esplodesse e che le mine vaganti di cui era composto volessero alzare i ritmi era altissima.

 

 

Ci ha salvato solo una cosa: la fame...

 

Nessuno di noi era partito a pancia piena, ma era un aspetto non trascurato, il FAR Gravel oltre a portare gli appassionati di sterrato sugli argini e tra la polvere, offre anche la possibilità di sfruttare i ristori dislocati lungo la traccia per rifocillarsi.

 


Usciti dal paese di Argenta, l'allarme fame era già stato lanciato e dopo 4 chilometri ci siamo fermati per la prima sosta, un buon panino appoggiati al tubo orizzontale della Cannondale Topstone Carbon, il giusto modo di iniziare una pedalata. Avevamo capito che tutti avevano dato del FAR Gravel la stessa interpretazione, Chill&Ride direbbero gli amici di Tuscany Bike.

 

 

IL NEMICO SUL PERCORSO... IL VENTO TAGLIENTE

Il dislivello del FAR Gravel è scelto per poter assecondare tutti, i rider meno allenati che possono procedere in maniera leggera, senza fretta, ma anche per quelli che invece vogliono spingere sé stessi verso ritmi elevati per dare del Far Gravel un'altra chiave di lettura e sfruttare la traccia per allenarsi.

 

FAR Gravel

 

Il problema del FAR Gravel non è il dislivello, nella prima parte del tracciato non lo erano neanche le medie alte, ma il vero problema era il vento. Un vento tagliente, onnipresente, di quelli che ricordano una salita o gli allenamenti del biker danese Sebastian Fini (pedala tirando una gomma). Una volta saliti sugli argini fuori dal centro di Argenta, l'esposizione al vento diventa più elevata. Un territorio aperto, in cui lo sguardo si perde tra i campi arati, le coltivazioni e qualche corso d'acqua pronto a immettersi nel Reno, la vera costante insieme al vento.

 

 

Il percorso del FAR Gravel è una serie di curve, dolci pendii, avvallamenti e i pescatori di acqua dolce che nei fiumi cercano pazientemente un po' di fortuna con il cappello da pioggia e lo sguardo rivolto verso di noi, pedalatori della pianura. L'itinerario è di facile interpretazione, sono proprio gli argini a guidare i gravellisti, come su binari e la traccia sul computer installato sulla bici diventa solo un supporto aggiuntivo alla navigazione perché il FAR Gravel era perfettamente segnalato da cartellonistica che resisteva fermamente al vento.

 

GLI ODORI E I SAPORI

Nella zona di Argenta e Ferrara fiumi e paludi fanno da sfondo ma non solo, è quasi ottobre e le zucche arriveranno sulle nostre tavole a riempire i nostri piatti per l'inverno, ecco da dove arrivano mi dico, mentre pedalo sulla Cannondale Topstone Carbon. File e file di zucche si alternano ai campi di cocomeri ancora in frutto.

 


Una rima alternata che nella prima parte del tracciato ha riempito i nostri occhi di colori. Il terreno si alternava tra argini di ghiaia e altri tratti battuti in erba, pochi i tratti di asfalto, di quelli che ricordano le stradine delle Classiche del Nord, con una struttura a schiena d'asino, sempre con l'odore del fiume sotto il naso ma anche quello del mare riportato dal forte vento, un mix unico.

 

RISTORI E TIRATE DI COLLO

Sono bastati pochi chilometri per far crescere dentro ognuno dei rider su Cannondale, la voglia di sfruttare l'alto cavallaggio del proprio fisico. In realtà la posizione ha cominciato a diventare sempre più aerodinamica per una ragione precisa, il vento.

 


Qualcuno chiede: "siamo controvento, caliamo un pelo?" Io guardo fuori dalla sede stradale, cerco un riferimento per capire da che parte arrivasse il vento, ma l'unico elemento che vedo è un airone bianco, immobile, rilassato, sembrava vivesse in tutt'altro contesto. Running Factor butta giù un paio di denti e si mette a fare un'andatura ben più frizzante, neanche per lei il vento sembra esistere, ma era appena rientrata da un epico viaggio da Trieste a Ventimiglia e quel vento contribuiva unicamente a disegnare sul suo volto un sorriso più pronunciato, il sorriso che ho visto su tutti i volti dei partecipanti al FAR Gravel, una manifestazione che unisce, crea sinergia e collaborazione. Per procedere contro il vento non potevamo fare altro che collaborare.

 

 

"Ma quello non era un ristoro" ha domandato qualcun altro mentre da un lato lo sguardo si proiettava sulla superficie di uno specchio d'acqua con le tipiche piante palustri e volatili che eleganti ci volavano sopra sfiorando la superficie. Avevamo perso il ristoro con il vino, lo capimmo solo alla fine, ma seguire quel single trail tra l'erba alta in cui le scarpe strusciando creavano l'unico suono nei dintorni, sembrava un sogno.

 

Ma l'andatura era anche cambiata, non era più quella delle passeggiate domenicali, non c'era nulla da raggiungere ma il FAR Gravel, le serpentine nei vigneti e un terreno che nonostante le piogge aveva drenato perfettamente, ci hanno trasmesso la voglia di spingere sui pedali, sempre di più.

 

 

L'ANIMA DEL FAR GRAVEL

FAR Gravel è un ‘avventura che ognuno può modulare come preferisce, adattandosi al ritmo degli amici, sedendosi ad ascoltare i timidi suoni della natura con una fetta di cocomero davvero a chilometro zero, oppure tirando qualche dente a presa bassa. Con questa manifestazione in compagnia dei ragazzi di Cannondale e tutte le figure che hanno composto il nostro gruppo, abbiamo capito che il gravel esplorativo è un'esperienza bellissima.

 

 

Lo abbiamo capito anche quando a fine giro, dopo il fist bump dato ad ogni singolo compagno di avventure, quando tornando all'Agrilocanda abbiamo visto altri gravelisti in tenuta serale di rientro dall'escursione dei 100 chilometri, con le luci lampeggianti e lo stesso sorriso visto per chilometri e chilometri.

 

 

È stato in quel momento che abbiamo capito: il prossimo anno torneremo a FAR Gravel Cannondale, sul percorso da 140 km, ma fermandoci ad ogni singolo ristoro.

 

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