JENNY RISSVEDS, BENTORNATA! A VALLNORD HAI BATTUTO I TUOI DEMONI

"La svedese è davvero tornata quella che conoscevamo?". Questa la domanda che ci siamo fatti vedendola tagliare il traguardo in quinta posizione nella prova di World Cup a Vallnord. Le lacrime durante la premiazione e l’intervista post gara dicono più di mille parole. Jenny si racconta anche in una splendida intervista a Red Bull TV e in un post su Instagram, che qui proviamo a riassumervi.

Non riesco a smettere di piangere… non ci posso credere... la fiducia in me era sparita… fino ad ora… ci sono stati momenti in cui nemmeno riuscivo ad immaginare di poter tornare in gara”. Sono queste le prime parole, dette tra un singhiozzo e l'altro, di Jenny Rissveds, 24enne svedese oro Olimpico a Rio 2016, al settimo cielo per il quinto posto ottenuto domenica a Vallnord, nella terza prova di UCI World Cup XCO.

 

 

Per una ragazza che, giovanissima, ha toccato il cielo con un dito, una top five in Coppa dovrebbe dire poco, ma non per Jenny, che in questi due anni era praticamente sparita dalle scene. Più volte ci siamo chiesti che fine avesse fatto, cosa le fosse successo, del perché non prendesse il via ad appuntamenti importanti, o cosa l’avesse spinta a tornare – per sparire di nuovo – lo scorso anno e vincere il titolo nazionale. Lo ha raccontato in una breve intervista, comparsa questo lunedì su Red Bull TV, e che potete vedere integralmente cliccando qui.

 

 

Vengo da un periodo in cui ho sofferto di depressione […]. La pressione e le aspettative che mi sono piovute addosso dopo la vittoria a Rio sono state troppe per me: non era quello il modo in cui volevo vivere lo sport che amavo, tanto da non aver più voglia né di vivere né di alzarmi dal letto”, spiega, raccontando anche ciò che non vediamo del lato umano dietro al campione. “C’è molta pressione sugli atleti: devi sorridere, devi fare molte cose, devi essere social, dovresti guadagnare tanti soldi, e nel mentre devi viaggiare per tutto il mondo”.

 

 

Per queste ragioni mi sono presa una pausa, e durante questo periodo ho pensato tanto… e quello che posso dire ora è che sono stanca. Molto stanca. Sono stanca di contare quanti follower ho, sono stanca di guardare i risultati, sono stanca di fare ciò che la società mi chiede di fare. Eppure mi rendo conto che i ragazzi delle nuove generazioni, da grandi, sognano di diventare famosi, ponendosi questo come unico obiettivo, e tutto ciò mi rende triste”.

 

 

Parole sincere, parole pensate e pesate, dette con due occhi in cui leggere tanta emozione. Emozione che lascia spazio ad un momento più serio, in cui la Rissveds mostra un senso di responsabilità da persona ben matura a dispetto dell'età che ha. Da qui la spiegazione sulla nuova strada intrapresa.

 

Il mio manager è stata una figura molto importante. Ero triste, mi ha chiamato un giorno e mi ha detto “dobbiamo fare il 31 -  il nome del suo Team, ndr - e tu sei la persona che può portare avanti questo progetto”. Il suo obiettivo e quello del Team ora è salvaguardare l’articolo 31 della “Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia”, che afferma il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della loro età. “Questa è la ragione per cui sono tornata, e questa è la mia motivazione per proseguire l'attività agonistica con una nuova energia. Si, voglio tornare, e fare qualcosa per cui ne vale la pena. L’obiettivo stavolta non è vincere tutte le gare, ma invogliare i bambini a fare una vita attiva, a fare ciò che amano, ad essere sé stessi”.

 

 

Le parole di Jenny, quanto mai toccanti, fanno da epilogo a quelle ancora più cariche di emozione lasciate sempre ai microfoni di Red Bull TV a fine gara, e che vi abbiamo citato ad inizio articolo.

 

A Nove Mesto mi sono guardata attorno, tra le ragazze delle retrovie, e ho pensato di non essere più una di loro - nel senso che, avendo vinto un’Olimpiade, le pressioni addosso sono completamente diverse, ndr - e questa cosa mi ha buttato giù di morale. Dopo Nove Mesto ho cominciato a lavorare sulla mia mente, ed è incredibile quanto la tua testa può fare! Se credi in te stesso puoi andare lontano! Ora non voglio più concentrarmi solo sul risultato, ma comunque non voglio smettere di sognare di tornare là dove mi sono fermata - sul primo gradino del podio delle Olimpiadi, ndr - e continuerò a lavorare per tornare a quello stesso livello”.

 

 

Nel pomeriggio di lunedì la ragazza di Falun ha scritto anche un bellissimo post sulla sua pagina Instagram, in cui ricorda anche di come abbia abbattuto i suoi demoni, e di come sia difficile descrivere a parole la sensazione di aver vinto quella battaglia. “Qualche volta dobbiamo combattere, qualche volta dobbiamo combattere ancor più duramente, e qualche volte dobbiamo lasciare che i loro - i demoni, ndr - restino dietro le quinte per un momento. Ma non permettetegli mai che vi buttino giù. Mai permettergli di vincere. D’ora in poi so che ne vale la pena”.

 

Forse nemmeno ci importa che la Rissveds si riconfermi ai livelli di prima, nemmeno ci importa se vincerà una prova di Coppa, se indosserà la maglia con l’iride, se a Tokyo sfoggerà un’altra medaglia d’oro. Perché noi, da persone prima che da sportivi, faremo il tifo per lei nella sua gara più importante: bentornata Jenny.

 

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