130 anni di forature. L’incubo di ogni ciclista sembra non essere ancora superato.

Fermi sul bordo del sentiero vediamo tutto il gruppone sfrecciarci davanti, anche quelli che di solito superiamo senza sforzo. Guardiamo la nostra ruota floscia e non possiamo far altro che metterci di buona lena a cambiare la camera d’aria… proprio come nel 1888.

Nel lontanissimo 1888 l'americano John Boyd Dunlop per la prima volta nella storia della bicicletta montò su un triciclo il primo pneumatico a camera d'aria, fu una rivoluzione. Successivamente, all'inizio del novecento furono organizzare le prime gare come il Giro d'Italia e il Tour de France, che allora si potevano definire davvero epiche.

 


Passarono una novantina d'anni e nel 1978, in California, Joe Breeze costruì la prima bicicletta pensata appositamente per l'uso fuoristrada, era la prima mountain bike della storia. 

 

Sia nel 1888, sia nel 1978 esisteva un problema comune: la foratura! E se il ciclista non aveva una camera d'aria di scorta non sarebbe riuscito a tornare a casa, a meno di non contiuare a pedalare sul cerchio.

 


Sono passati 40 anni, le biciclette si sono evolute in maniera quasi incredibile. Nella costruzione di cerchi e degli pneumatici sono arrivati nuovi materiali che li hanno resi leggerissimi e super resistenti. Si sono studiate tutte le possibili soluzioni per cercare di ridurre il rischio di foratura: lattice, cerchi tubeless ready, mescole speciali negli pneumatici, bombolette fast, eppure...

 

Tutto deve cambiare affinché nulla cambi?


Eppure...nonostante tutti i tentativi e le innovazioni in pratica non è cambiato nulla. Come nel 1888 così come oggi, nel 2017, se uscite in bicicletta e volete essere certi di tornare a casa in sella alla vostra bici, dovete portarvi una camera d'aria di riserva e una pompa oppure, in alternativa, una bomboletta di CO2. In gara invece ci si affida alla nostra tecnica di guida e alla fortuna, si spera sempre di non restare con la gomma a terra. Tutti noi abbiamo provato la brutta sensazione di sentire che uno dei due copertoni si affloscia e la nostra pedalata diventa macchinosa e incerta. Un'esperienza che accomuna i ciclisti dal 1888 ad oggi.

 


La Trek Procaliber di Fabian Rabensteiner. Camera d'aria, bomboletta dell'aria, attrezzi in plastica e Dynaplug.

 

Alla ricerca di una soluzione


Se entrassimo in un negozio di biciclette, di quelli storici dove il sabato pomeriggio si riuniscono tutti gli agonisti della zona per prepararsi alla gara del giorno dopo sentiremmo di sicuro queste parole: "Noooo, non usare quei copertoni, hanno la spalla troppo morbida, finisce che nel rock garden tagli e butti via il risultato!", con conseguente replica, "ma va, io guido pulito, magari perdo qualcosa in discesa stando più attento, ma poi con quei 100g in meno guadagno tutto nella lunga salita centrale!"... e cosí via.


Niente di più vero! Le aziende da sempre sono alla ricerca della ricetta perfetta, pneumatici leggeri e che non si taglino, ma se ci sono tanti prodotti più che validi, nessuno riesce a dare davvero la sicurezza totale di non forare. Allora via a cercare il giusto copertone per il tracciato che ci apprestiamo a affrontare, non solo dal punto di vista della tassellatura, ma anche per quanto riguarda tipo di mescola, protezione della carcassa e spalle più o meno resistenti, a volte sembra più facile trovare un ago in un pagliaio... un ago che tra l'altro può far cadere questo castello di carte.

 

 

La Lee Cougan Crossfire Air di Daniele Mensi alla Roc Marathon. Bomboletta e camera d'aria legata al tubo orizzontale con lo scotch e dietro il tubo sella il fast.

 

E allora lattice e tubeless, ma l'ago della bilancia si alza e le valvole si intasano e comunque il copertone si può tagliare o peggio ancora stallona per la pressione interna troppo bassa. Ecco che allora arrivano soluzioni come il Banger di Mr.Wolf, ovvero l'introduzione all'interno del copertone di anello realizzato in un tecnopolimero a bassissima densità che riduce il volume d'aria del 95% ed evita gran parte delle forature... gran parte!

 

Siamo sempre alle solite, sempre al 1888, si evita il 90% delle forature, ma ancora c'è quella piccola percentuale che è in agguato per rovinarci la nostra bella uscita, o ancor peggio la nostre gare.

 

Ritorno alle origini: gomme piene


Stiamo dicendo un'eresia? Forse no. Le primissime biciclette, quando ancora si chiamavano velocipedi, avevano ruote piene, pesantissime, ma assolutamente impossibili da forare. La tecnologia avanza e con lei lo studio dei materiali, in commercio si iniziano a vedere copertoni pieni con pesi che non si discostano troppo da quelli di una normale gomma a camera d'aria. Prendiamo per esempio Tannus Tyres, prodotte in Australia sfruttano la mescola Micro Closed Cell Polymer Resin "Aither", è stata sviluppata con la più recente tecnologia e permette di ottenere una copertura leggerissima (ad esempio Tannus 23-622 = 380 gr. / Panaracer Ribmo PT 23-622 = 300 gr. + camera d'aria + flap), per il momento pensate per un uso urbano e con biciclette da strada, ma potrebbero rappresentare un primo passo verso un futuro in cui ci dimenticheremo la parola foratura, oppure potrebbero essere uno dei tanti buchi nell'acqua che la storia della bicicletta ci ha regalato.

 

 

Per il momento noi continuiamo a infilarci una camera d'aria nella tasca posteriore della maglietta e ad attaccare una bomboletta di C02 dietro alla sella, ma potremmo ancora incrociare la camera d'aria al petto come nel 1888, anzi, oggi usciamo così... sperando di non bucare.

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