“QUEL PERCORSO IO LO AVREI ODIATO”: PARIGI 2024 VISTO DAGLI OCCHI DI ANDREA TIBERI

L’analisi tecnica delle gare olimpiche di MTB di Andrea Tiberi. Uno sguardo di chi di mountain bike ne sa davvero tanto sulle due gare più importanti (e una diremmo anche la più spettacolare ed emozionante) degli ultimi anni. Un’edizione che forse cambia un po’ le cose…

Le gare olimpiche di MTB di Parigi 2024 ve le racconteremo e ve le racconteranno in mille modi diversi. Le rivivremo, le riguarderemo e le riassaporeremo per mesi e mesi tanto sono state avvincenti, ma sono i commenti a “sangue caldo” che ci piacciono di più e quello che ha fatto Andrea Tiberi, performance coach di Santa Cruz Rock Shox, ex-olimpico e uno degli sguardi più lucidi sul mondo della MTB, ci ha davvero colpito, tanto da volervelo riproporre qui sul sito.

 

 

Leggi anche- Andrea Tiberi: per la sua storia personale, ricordi da brivido di Rio 2016 

 

Buona lettura e grazie ancora Tibi.

 

 

Se ce ne fosse ancora bisogno, le gare di ieri e oggi hanno dimostrato quanto l’olimpiade sia speciale.


Per le gare in sé certo, che sono state due gare pazzesche anche se molto diverse; ma anche per le storie di ogni atleta nel preparare questo appuntamento.

 

@uci_mtb

 

È occasione di innovazione e ispirazione per la pianificazione e la gestione degli anni a venire, in vista dell’edizione successiva.


Mai come in questa c’è stata una dedizione maniacale da parte degli atleti del mondo mtb nel prepararsi a queste due giornate di gara e questa edizione ha segnato certamente un cambio di passo in questo senso.


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D’altronde la presenza di fenomeni del livello di Pidcock obbliga tutti ad alzare l’asticella nel tentativo di competere e a Parigi più di qualcuno ci è riuscito; Koretzky, Hatherly e Luca (grandissimo, nella condizione migliore della sua vita!) avevano le gambe per fare gara insieme a lui, cosa mai vista negli appuntamenti a cui Pidcock puntava davvero.


La velocità e l’intensità sono state di un livello visto in poche occasioni e il percorso che sembrava “facile” visto in televisione, non lo era per nulla. 

 

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Serviva essere perfetti anche nella guida e i pochi errori visti sono stati decisivi: le forature di Pieterse, Pidcock, Luca, la scivolata di Koretzky quando era riuscito a fare un minimo di vuoto e a staccare Pidcock e dalla quale ha poi dovuto fare tutto da capo; sbagliando nuovamente nel lasciare la porta aperta al Britannico a 200 metri dal traguardo, con quest’ultimo pronto a lanciarsi in qualsiasi occasione gli si sarebbe aperta davanti (Lui che non si fa problemi nel caso ad essere un pò scorretto).

 

 

Il terreno era quello che non ti dà mai sicurezza e sul quale non ti puoi mai rilassare, duro sotto, sabbia in superficie, io lo avrei odiato. 


@uci_mtb


La tattica di PFP negli ultimi anni è stata quella di fare gara di testa con ampio margine per gestire con più tranquillità le parti guidate (sulla quale ha perso brillantezza nelle ultime stagioni) ma è l’unica a poterselo permettere.. per tutti gli altri è necessario essere perfetti nella guida in ogni situazione di gara, anche sotto pressione e intensità al limite (purtroppo Lecomte ha pagato con una brutta caduta questo tipo di situazione); in questo senso ha fatto specie vedere alcune atlete non aver preparato con sufficiente accuratezza alcuni elementi tecnici, c’era notevole differenza nel vedere certi passaggi affrontati in modo pulito e fluido da alcune rispetto a chi non riusciva in questo, salti in primis.

 

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Sono sicuro che in questo senso nei prossimi quattro anni, nel gruppo femminile ci sarà un’evoluzione tendente all’ omogeneità verso la perfezione che si vede attualmente in campo maschile.


Ieri e oggi serviva grande ritmo. Ritmo che costruisci in anni di gare ad alto livello.


Quello che si è visto non è qualcosa che puoi costruire in allenamento; è qualcosa che costruisci spingendoti e facendoti spingere al limite, a volte oltre, per capire dove questo limite si trova. In questo senso la preparazione olimpica è davvero un percorso di anni.


Credo che il modo in cui si abbracciano le ragazze all’arrivo sia molto esplicativo di quanto sia duro, difficile e a volte cinico questo sport e per loro, mentalmente, lo è un po’ di più e le ammiro per questo.

 

@uci_mtb


Il mondo sportivo è sempre stato fucina di innovazione, sperimentazione ed evoluzione da esportare in altri ambiti; credo che questa due-giorni di gare e il cammino che vi ha portato siano stati innovazione e sperimentazione per il nostro stesso mondo e capire e apprendere da ciò è un processo bellissimo”.

 

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