MOUNTAIN BIKE 2022: TUTTI I MOMENTI PIÙ INCREDIBILI DI QUESTA STAGIONE MONDIALE

Il 2022 è stato l’anno del ritorno alla normalità dopo il Covid, ma anche uno degli anni con più sorprese in assoluto nella stagione di gare di mountain bike. L’Italia è tornata sul tetto del mondo, Nino ha eguagliato il record di Absalon e poi, e poi…

Che annata incredibile è stata per il cross country quella del 2022. Una stagione segnata da record, incredibili colpi di scena e una valanga di momenti emozionanti. La Coppa del Mondo 2022 è stata l'ultima trasmessa sulla piattaforma di Red Bull TV e non ci ha fatto mancare un attimo di tutti i momenti degni di nota.

 

Fabio Piva / Red Bull Content Pool

 

Pensavamo che dopo il 2021 e in particolare quei Giochi Olimpici così controversi e un mondiale italiano combattuto fino all'ultima curva, ci fosse ben poco di sorprendente da scrivere nella storia della mountain bike. Invece a partire da Petropolis, prima Coppa del Mondo di cross country nel paese natale di Avancini (in Brasile), è stato un susseguirsi di sorprese. Abbiamo raccolto i migliori momenti del cross country 2022, quelli che ci hanno fatto saltare sul divano, rimanere a bocca aperta, quelli che non si dimenticano.

 

PETROPOLIS, SANTA CRUZ FSA PARTE A BOMBA

Il primo dei grandi appuntamenti del cross country mondiale quest'anno è andato in scena dall'altra parte del mondo. La gara brasiliana di Petropolis ha aperto le danze con un percorso da cuoricini sugli occhi. Il pepe messo sulla tracciatura di questo percorso immerso nella giungla aveva destato non pochi dubbi e forse anche paure. L'UCI si espone, allora cambiano alcuni tratti e in gara la pista ha reso in maniera incredibile.

 

Photo ©Ney Evangelista


Il team italiano Santa Cruz FSA era davvero infuocato, nelle tre giornate di riding ha dato l'assalto a tutti i podi possibili e... è riuscita nella missione. Sara Cortinovis, la new entry in Santa Cruz tra le under 23 è rimasta in testa alla corsa insieme a Line Burquier, una delle dominatrici di questa stagione.

 

 

Una roccia gigante si è messa tra Sara Cortinovis, una caduta dal drop le ha fatto perdere l'occasione di vincere la prova di apertura della Coppa. La bici vola in aria, Sara impatta con il mento sulla pista, si rialza e inizia a inseguire ma la Burquier le sfugge. Gara che si ricorderà anche Giada Specia che è salita sul terzo gradino del podio.

 

Photo ©Michele Mondini


Ma è l'intero Santa Cruz FSA a partire a bomba, perché nella gara maschile elite abbiamo visto quello che da anni ci si augura, Maxime Marotte che sale sul gradino più alto del podio. Ha fatto l'elastico tutta la gara, sembrava addirittura il più stanco del gruppetto di testa con Nino e Dascalu.

 

Photo © Michele Mondini

 

All'ultimo giro Maxime lancia l'offensiva che sembra quella finale, dall'Italia crediamo che in pochi non abbiano tifato per il francese che avrebbe conquistato la sua prima prova di Coppa.

 

Photo © Mario Piva Red Bull Content Pool

 

Nino però un'altra volta nella sua carriera ha messo il mantello da super eroe e all'ultima curva si è messo davanti a Marotte e ha conquistato la sua 33ª gara di Coppa del Mondo. In quella giornata ci siamo tutti divisi dentro tra un sentimento di dispiacere per Marotte e la gioia infinita per Nino che eguagliava Le Roi Absalon nel numero di vittorie in Coppa.

 

Photo ©Michele Mondini

 

NOVE MESTO, PIDCOCK UMANIZZATO, MA N1NO CHE BRIVIDI

Dal giorno dopo Petropolis tutti hanno iniziato a pensare che Nino con la sua nona maglia di campione del mondo indosso avesse potuto allora puntare alla 34ª vittoria in Coppa per riscrivere la storia dei record e da quel giorno probabilmente ha cominciato a crederci sempre più spesso.

 

 

Ad Albstadt Pidcock torna con delle splendide scarpe dorate a caccia di qualche bel risultato, in Germania piega tutti, ma a Nove Mesto non sembrava più così devastante. Nino era in una di quelle giornate in cui ha la cartuccera di un AK47, Dascalu aveva un colpo di pedale e un flow degni del podio mentre Fluck, partito male, cercava di risalire il gruppo.


Giro 5, Nino sparisce dai radar quando era il più attivo davanti, succede qualcosa. Tutti lo cercano, le telecamere lo trovano il Rock and Roll, uno dei rock garden più belli della Coppa, con la gomma posteriore a terra. Lontanissimo dalla feed zone, appena il compagno Andri Frischknecht lo vede scatta e cerca di arrivare ad avvisare prima possibile il prontissimo Yanick.

 


Quando Nino arriva all'area tecnica il suo ritardo era superiore al minuto. Tutti abbiamo pensato che la gara fosse finita, e invece sembrava appena iniziata. Nino in missione è la cosa più spaventosa che si possa vedere, risale in sella e parte a tutta (Guarda con che la calma olimpionica attende che il meccanico faccia il suo lavoro).

 

 

Allora era proprio vero che cercava la 34ª vittoria, immaginatevi Pac-Man con la maglia iridata, questo era Nino a Nove Mesto. Sembrava una missione impossibile ma a un giro dalla fine Nino ritorna sul gruppo di testa, ormai le gambe non c'erano più c'era solo il coraggio e la grinta.

 

 

Nino si porta davanti, con quel recupero Nino aveva vinto la sua gara, mentre quella vera poi del podio se la sono giocata in volata Pidcock e Dascalu. Con il campione olimpico che allo sprint mette le sue ruote davanti a quelle di Dascalu.

 

 

LENZERHEIDE, TRA I DUE LITIGANTI IL TERZO... SUONA L'INNO DI MAMELI

È piena estate e sembra che gli svizzeri siano tornati a fare quello che han sempre fatto al meglio, darsele di santa ragione per la vittoria. Finisce il letargo di Mat Flück che a Leogang ha dato una delle rasoiate più potenti della mountain bike e a Lenzerheide ripropone un duello a Nino che è sempre pronto a scrivere la storia.

 


In Svizzera succede qualcosa di incredibile perché quel giorno, tutta la gara ha visto i due svizzeri Nino Schurter e Mathias Flückiger alternarsi in testa, i due svizzeri hanno sparato cannonate dal primo minuto di gara, rimanendo con un gruppo ristretto in cui c'era anche Colombo, ma tutti stavano a guardare (chi ci riusciva). Sul più bello si aggrega alla compagnia anche Luca Braidot che dopo essersi accodato si mette anche in testa a dare una trenata.

 


Nino e Mat Flück però hanno una voglia matta di vincere davanti al pubblico di casa, riaprono il gas, vanno via da soli mentre dietro Hatherly e Braidot inseguono. In un tratto di bosco però, all'ultimo giro succede l'inaspettato, le telecamere non posizionate in quel punto di tracciato staccano su una marea di pubblico presente, quando il collegamento ritorna sulla traccia dal bosco escono due atleti, Luca Braidot e Alan Hatherly.

 


In 1 minuto cambia tutto e sul rettilineo finale di Lenzerheide, sotto il ponte sull'asfalto in salita, davanti a migliaia di svizzeri, Luca Braidot con un impetuoso colpo di reni vince la sua prima gara di Coppa del Mondo, battendo Hatherly. Battendo tutti. Un italiano non vinceva in Coppa del mondo dal 2018. Ma cosa successe nel bosco? Dopo l'arrivo Nino e Mathias sono distrutti, delusi, con la testa tra le mani. Hanno buttato via una gara in un'altra delle loro battaglie all'ultima curva. Qualcuno dirà che si sono toccati proprio in un ingresso su una delle ultime curve, qualcuno ha parlato di un atto vendicativo.

 

 

 

 


Nella tana di Schurter e Flückiger, quel pomeriggio suonò fortissimo, l'inno di Mameli. Luca Braidot, dopo quella vittoria confermò uno strepitoso stato di forma nella prova successiva sulle montagne di Andorra.

 

 

A MONACO IL FANGO BLOCCA PAULINE FERRAND PREVOT

La stagione della fuoriclasse francese era partita in maniera fantastica, la prima vittoria stagionale nello short track in Coppa del mondo in Brasile, poi è iniziato un periodo di buio, silenzio, distaccamento. I risultati non arrivavano e si iniziava a circolare la voce che sarebbe andata via dal team BMC (cosa poi confermata). La sfortuna continuava a perseguitarla, anche quando sembrava fosse tornata al livello più stratosferico avuto nella stagione, al campionato europeo di Monaco di Baviera.

 


Sul percorso cittadino del campionato europeo a Monaco, Pauline Ferrand Prevot è stata vista al via, poi le sue avversarie l'hanno scorta solo in lontananza. Sarebbe stata una bellissima vittoria con un'infinità di significati, eppure, quel giorno ci si è messo il fango che si è accumulato tra le ruote e il telaio, sul cambio e sulla catena.

 

 

La gara si è trasformata in un incubo per la francese che dopo aver guadagnato un consistente vantaggio, si è dovuta fermare quasi alla sommità della salita principale, per pulire la catena e cercare di ripartire. Era una vittoria scritta, in cui tutti speravano anche a seguito di tutte le vicissitudini.

 

 

Quel giorno vinse il fango, vinse Loana Lecomte, la rivale arrivata con lo stesso pullman. Vinse anche un grandissimo sentimento di rivalsa espresso con un sorriso accennato sul podio, un monito, Pauline non avrebbe tardato a farsi rivedere sul gradino più alto.

 

MONDIALE DEI MONDIALI, CROSS COUNTRY DA SOGNO

Europei e Mondiali quest'anno sono stati divisi solo da una settimana, gran parte degli atleti che hanno partecipato agli europei si sposta a Les GetsLa settimana precedente veniva annunciata la sospensione di Mathias Flückiger per un sospetto caso di doping (scagionato qualche settimana fa), e ha dovuto saltare un mondiale che si preannunciava come uno dei più spettacolari. La nuova generazione con Colombo e Pidcock contro i giganti come Nino.

 

 

 


Ma la rassegna se la ricordano tutti per 3 motivi, da una parte la vittoria di Pauline Ferrand Prevot che fa una gara da sola sventando ogni problema e vincendo l'ennesima maglia iridata, poi c'è stata la più inaspettata delle maglie di Nino Schurter in lotta fino all'ultimo giro con un'altra manciata di atleti, da cui si accodava e staccava Thomas Pidcock, in una giornata no e Nino diventava il rider più maturo a vincere una maglia iridata, quella con cui riscrive la storia, la decima.

 


Ma il terzo e principale motivo è la vittoria di Simone Avondetto tra gli under23. Il piemontese stacca il protagonista dell'intera stagione Martin Vidaurre che aveva osato troppo nei primi giri di gara. Simone Avondetto fa vivere a tutti un bellissimo sogno, la maglia iridata Under 23 è sua ma l'azzurro torna sul gradino più alto di un podio mondiale. La maglia iridata tra gli Under 23 non tornava in Italia dal 2013.

 

 

LA GRANDE MOUNTAIN BIKE DI NUOVO IN ITALIA

Se parliamo di italiani non possiamo non parlare delle migliaia di spettatori che sono accorsi in Val di Sole a vedere i più grandi interpreti del cross country. Tutti a tifare ogni singolo atleta, ognuno di loro a sospingere Gerhard Kerschbaumer e Stephane Tempier nell'ultimo ballo.

 

 

L'ultima prova di Coppa del Mondo della stagione ha portato il meglio di tutto il circus, la tenacia di Luca Braidot, il talento infinito di Schurter che chiude secondo e la maturità agonistica di Carod di cui crediamo si sentirà parlare molto di più. La Val di Sole ha regalato ancora una volta il più entusiasmante evento di mountain bike in Italia.

 

MONDIALE MARATHON, DOMINANO I CROSS COUNTRISTI

I due campioni del mondo marathon 2022 difficilmente metteranno l'iride in mostra nel 2023, eppure le storie di Sam Gaze e Pauline Ferrand Prevot hanno ugualmente dell'incredibile. Quello danese era uno dei mondiali più semplici a livello altimetrico, di sempre, ci si sarebbero aspettati molti atleti potenti del mondo marathon e forse mai dei cross countristi.

 


Sam Gaze era uno dei più attesi al mondiale cross country, visto che due giorni prima aveva vinto, in un duello strepitoso contro Blevins, la maglia di campione del mondo XCC, ma durante l'XCO era caduto rovinosamente, rompendosi costole e fratturandosi la clavicola.

 

 

Dal 29 agosto, Sam Gaze ha cercato di recuperare al meglio e rientrare al campionato del mondo marathon, pochi se lo aspettavano ma al secondo giro è stato colui che ha spezzato il gruppo e sul finale si è liberato del campione del mondo in carica Andreas Seewald. A soli 19 giorni dall'incidente con multiple fratture, il neozelandese Gaze vinceva il suo primo campionato del mondo marathon.

 


Anche tra le donne però c'era una missione in corso, Pauline Ferrand Prevot non correva per partecipare ma per portare a casa la maglia, l'obiettivo dichiarato era vincere 4 mondiali (aveva già vinto i titoli XCC e XCO), e ad Haderslev ha messo in ginocchio tutte le altre partecipanti con uno sprint di potenza alla fine degli 86 chilometri di gara.

 

 

Dopo l'inizio di stagione disastroso, Pauline ha dato dimostrazione di cosa aveva in serbo nonostante non vincesse in Coppa del Mondo. Prevot si è scrollata di dosso tutte le critiche e le pressioni. Poche settimane dopo conquistò anche la quarta maglia iridata nella stessa stagione quella gravel.

 

Altre News