LA CAPE EPIC RACCONTATA DA 2 AMATORI, GUIDUCCI E PIACENTINI

La Cape Epic non è solo per i ciclisti professionisti. C’è anche un certo numero di master “fortunati” che hanno questa possibilità, e si misurano quindi anche loro sugli 8 giorni di gara con tutte le variabili e le difficoltà che questo evento porta con sé.

 

 

Abbiamo i dati e le impressioni dell’atleta master Angelo Guiducci (199-2) laziale, che in coppia con Matteo Piacentini (199-1) vi ha partecipato nella categoria Master. L’analisi tecnica è del suo preparatore, Alessio Cellini.

 

Ciao Angelo. Sei rientrato da pochi giorni in Italia. Cosa ci racconti di questa esperienza?

È andata benissimo per 5 giorni, sono arrivato al massimo della condizione. Il mio compagno (Piacentini - ndr) invece i primi 2 giorni non stava fisicamente molto bene, poi si è ripreso. Successivamente purtroppo mi sono ammalato io (qui lo chiamano lo stomac bag). Praticamente tre giorni con dissenteria e febbre, quindi le ultime due tappe sono state tremende.

 

Photo ©Simon Pocock - Cape Epic

 

Dove alloggiavate

In una gara come questa la prestazione cambia totalmente se dormi in casa o in tenda. Prologo e le prime due tappe avevamo una casa, le tre tappe centrali no ed abbiamo dormito in tenda mentre le ultime due avevamo di nuovo la casa. Siamo stati sfortunati perchè l’ultima notte in tenda ha diluviato, le tende si sono allagate ed è così che mi sono ammalato.

 

Photo ©Gary Perkin - Cape Epic

 

Come gestivate il cibo e l’acqua

A casa avevamo tutto per fare colazione, abbiamo fatto la spesa quindi cereali, avena, affettato magro, frutta secca, acqua, ecc. Al villaggio c’è un tendone organizzato dove trovi un po’ di tutto, dolce e salato. Il pranzo post gara viene portato in busta con del cibo precotto, questo non è proprio il massimo. La cena invece è ottima, sempre al tendone, trovi un po’ di tutto, pasta, riso, pesce, carne, ecc.

 

La cosa a cui devi stare attento è l’acqua, noi siamo stati attentissimi quindi per lavarsi e per bere solo acqua in bottiglia comprata, abbiamo evitato insalate e frutta fresca, ma poi durante la gara ai ristori bevi quello che c’è…e devi essere fortunato.

 

 

A livello di integrazione invece

Partivamo sempre con lo zaino con 1,5/2 lt di acqua e maltodestrine. Durante la gara ci fermavamo ai water point, li si trova di tutto, gel, barrette, sali, acqua, coca cola, banane, ecc..; trovi anche olio per la catena ed in alcuni anche assistenza meccanica.

 

Photo ©Dom Barnardt - Cape Epic

 

Abbiamo cercato di alimentarci con qualcosa ogni 20/30’ e bere costantemente. All’arrivo prendevamo subito un prodotto per il recupero, poi avevamo il pacchetto massaggi (molto utile); infine per riposare un po' meglio la notte ci siamo aiutati con la melatonina.

 

 

Quali sono state le problematiche maggiori

Non è solo questione di gambe, subentrato altri problemi, le mani, le braccia, il collo, i piedi, il sopra-sella, e devi cercare di gestire tutto giorno dopo giorno. Le problematiche al mezzo invece derivano dalla polvere, è qualcosa di incredibile, si infila dappertutto e giorno per giorno dovresti smontarla tutta pulirla e rimontarla (ovviamente non è possibile…). Subito dopo l’arrivo il personale dell’organizzazione ti lava la bici con l’idropulitrice... poi viene chiusa in uno spazio sorvegliato. In giornata vai lì e la lubrifichi e sistemi come credi sia meglio. Finché sono stato in salute l’abbiamo fatto noi, poi le abbiamo affidate a dei meccanici del villaggio.

 

Photo ©Dom Barnardt - Cape Epic

 

Il piazzamento finale

Nonostante tutto abbiamo chiuso al 46° posto nella generale Man (che è quella dei pro, per capirci) mentre nella nostra categoria Master siamo arrivati 35°. Rimanendo in salute fino alla fine forse qualche posizione si poteva salire, ad occhio tra p30 e p40, ma questo è un rischio che fa parte della gara stessa. Siamo molto soddisfatti e felici.

 

 

Analisi tecnica del preparatore – Alessio Cellini

La Cape Epic è una gara a tappe di 8 giorni, molto dura e piena di insidie; lo è molto di più per l’atleta Master (non pro rider) che non ha ovviamente tutta una struttura alle spalle e si affida per molte cose all’organizzazione dell’evento. Questo lo espone a maggiori rischi per la salute, non lo fa dormire ed alimentarsi sempre come vorrebbe, fa sì che il suo mezzo non sia “riportato a nuovo” dopo ogni tappa.

 

Photo ©Niccolò Violati

 

Ma questo è anche un po' il fascino di questa gara non per nulla la più famosa al mondo per la sua specialità. Angelo Guiducci si allena ormai da anni con power-meter, è uno dei più forti master nel centro Italia. La sua bici per la Cape Epic è montata con SRM, quindi dato estremamente preciso e ripetibile; i dati nelle tappe finali però sono parziali in quanto tra le varie cose si è “strappata” la calamita del sensore, rimessa poi come meglio non si poteva, e la fascia cardio dopo tre giorni ha smesso di funzionare.

 

Quindi a livello quantitativo (Kjoule tot., TSS tot.) e qualitativo (IF) possiamo immaginare realmente qualcosa in più (non facile da definire). Sul Garmin abbiamo registrato 34 ore e 40’ di gara, 668km, temperature da 10° ai 42°.

 

 

Sempre considerando qualche dato mancante, vediamo comunque che il valore IF (indice di intensità) tende a calare tappa dopo tappa, questo è abbastanza normale con l’accumulo di fatica e problematiche fisiche. La media è 0.65, anche se più verosimilmente potrebbe essere intorno a 0.75, molto diverso rispetto a 0.9 con cui si chiude una GF di 2,5h; questo per capire che l’evento non ha nulla in comune con una gara secca, i ritmi sono molto diversi e si tende a risparmiare energie, questo almeno per un atleta master mentre la gestione di un professionista (che punta ad una tappa o alla classifica finale) è chiaramente molto diversa.

 

 

Il suo avvicinamento all’evento è stato ottimale, con lavori intensivi e muscolari distanti dall’evento, poi man mano sempre più affini al modello di prestazione, inserendo anche una piccola simulazione della gara. I problemi fisici degli ultimi 3 giorni hanno reso tutto molto più arduo, l’obbiettivo è passato da “finire e fare bene” a “finire”, e devo dire che Angelo con tutta la sua tenacia ci è riuscito perfettamente! 

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