È la gara di mountain bike più dura dello Dolomiti, così c'è scritto sotto lo striscione alla partenza, ma forse, la Sudtirol Dolomiti Superbike è anche la più dura d'Italia, nonostante ciò ogni anno raccoglie a Villabassa, in Val Pusteria, migliaia di biker provenienti non solo dall'Italia, ma anche dall'Europa e da paesi extraeuropei. Atleti che ogni anno "sfidano", pedalata dopo pedalata, le montagne più alte, più dure e più belle dell'umanità. Da poco più di un anno, infatti, le Dolomiti sono entrate a fare parte del patrimonio dell'UNESCO, un bene da ammirare, da salvaguardare e, perché no, anche da pedalare. Un bene che, purtroppo, e ci tengo a sottolinearlo, molti bikers, nonostante le raccomandazioni, non hanno rispettato, gettando a terra i loro rifiuti.
Ma cosa ha reso e rende tutt'oggi questa competizione la più attesa della stagione? Oltre alla bellezza del luogo, tanti sono gli aspetti che fanno della Dolomiti Superbike un appuntamento imperdibile. In primis l'organizzazione: una macchina operativa di oltre 500 persone che ogni anno mettono a disposizione il loro tempo per accogliere gli ospiti e cercare di non far mancare loro niente prima, durante e dopo la gara. "Ci sono moltissime persone da ringraziare - ha dichiarato Kurt Ploner, presidente del Comitato Organizzatore, nonché sindaco di Villabassa, durante la conferenza stampa tenutasi sabato 10 luglio - come la nostra Sabine, che cura il nostro ufficio, ma anche le oltre 500 persone sul percorso, senza le quali noi non potremmo essere qua e neppure i campioni che domani saranno al via".
Insieme a Ploner e ai "vip" della MTB, alla conferenza stampa era presente anche Karl Egarter, vice presidente del comitato organizzativo, sempre in prima linea nel coordinamento della gara dedicata ai giovanissimi. "La gara dei più piccoli - ha dichiarato - è arrivata al suo massimo. Oggi avevamo circa 400 bambini e ragazzi tra 3 e 15 anni iscritti alla Scott Junior Trophy 2010, penso che non potremmo fare di meglio". La Scott Junior Throphy, sponsorizzata da Milka, ha visto la partecipazione di tanti piccoli biker che hanno pedalato lungo un circuito da uno a otto km, da percorrere in base all'età, suddivisi in 12 differenti classi. Un gioco, più che una competizione, ma che ogni anno anima le strade di Villabassa il sabato pomeriggio prima della gara, per il divertimento di grandi e piccini.
Insomma, un'organizzazione impeccabile che da un anno all'altro s'impegna per migliorare ulteriormente: "Quest'anno abbiamo raggiunto il tetto massimo di 3.600 iscritti - ha continuato Ploner - ce lo siamo imposto, non tanto perché non siamo in grado di gestire più partecipanti, ma per motivi di sicurezza". Ma l'Organizzazione ha in serbo alcune sorprese. Non sono ancora notizie ufficiali, ma non trascurano la possibilità che nei prossimi anni si possa spezzare la gara in due parti: il percorso corto con partenza il sabato e quello lungo la domenica. "Visto che già il venerdì sera è tutto pronto - ha continuato il presidente e sindaco di Villabassa, potrebbe essere un'ipotesi". In questo modo, molti più biker potrebbero conoscere questo "patrimonio" della MTB, anche se potrebbe essere penalizzante per coloro che, solo al bivio, decidono il destino della loro gara. Infatti, il dubbio amletico "percorso lungo o percorso corto" dovrà essere sciolto in anticipo: "Nessuno vieta di correre il sabato il corto e la domenica il lungo - controbatte simpaticamente Ploner - in fondo ai mondiali marathon del 2008 lo svizzero Urs Uber salì sul terzo gradino del podio il sabato e vinse la Dolomiti la domenica".
Quello che rende la Dolomiti una vera festa per tutti, non è solo la gara vera e propria, ma anche gli appuntamenti che da mattina a sera animano per tre giorni il centro del piccolo paese della Val Pusteria. Oltre alla Junior Trophy del sabato pomeriggio, infatti, già da venerdì sera la piazza è in festa con concerti dal vivo, così che ospiti e abitanti si possono incontrare e, con un fresco boccale di birra, iniziare a discutere sulle "tattiche di gara".
E una bella birra fresca ci volva davvero, perché forse mai come quest'anno, il caldo afoso tipico della pianura padana, si è fatto sentire anche sulle vette delle Dolomiti. L'arrivo a Villabassa venerdì sera, infatti, è stato alquanto anomalo. Nessuno si aspettava temperature così elevate, ma viste le condizioni atmosferiche delle precedenti edizioni - chi era presente non potrà mai dimenticare la nevica del 2004, perfettamente gestita dall'Organizzazione - un bel sole è sempre piacevole. Sabato sera, però, subito dopo aver ricevuto un sms da Datasport che per domenica annunciava cielo sereno, sole e qualche breve temporale nel pomeriggio di domenica, nuvole scure hanno iniziato a funestare le vette delle montagne fino a trasformarsi in un violento temporale, che si è protratto per tutta la serata e gran parte della notte.
Al risveglio, domenica mattina, il morale era un po' a terra: "Speriamo di non dover correre 119 km sotto la pioggia!", ma per fortuna Datasport non si sbagliava, mentre gli oltre 3600 biker si avvicinavano alle griglie di partenza, le nuvole iniziavano a far spazio a qualche raggio di sole e, alle 7.30, con la partenza degli elite, mentre attendevamo il nostro "via", riponevamo già manicotti e antivento nelle tasche posteriori della maglia o negli zainetti.
Vedere sorgere il sole in cima alla prima salita, Prato Piazza, è stato uno spettacolo, ma in gara non c'è tempo, purtroppo, di ammirare il paesaggio, così approfittiamo della temperatura mite per scendere verso la vetta successiva. Quasi in cima ai Baranci, quando un cartello ci segnala 1 km al ristoro, iniziamo a pensare che forse è giunto il momento di riempire la borraccia di acqua fresca, perché il caldo dei giorni precedenti non tarderà a farsi sentire. Biker boccheggianti e lenti si trascinano sulla terza salita, Monte Croda Rossa. Nessuno ha il coraggio di fiatare, pedalata dopo pedalata, senza un albero a fare ombra, finisce anche questa affannosa e "afosa" scalata. Il ristoro, questa volta, è come un'oasi nel deserto: cibo, acqua e fresche bevande per tutti, dal primo all'ultimo biker nessuno è rimasto senza il necessario per completare la propria sfida contro se stesso e contro le Dolomiti.
Il peggio sembra passato, ma proprio con le prime discese anche i primi lampi e le prime gocce di pioggia. Purtroppo anche in questo caso Datasport non si sbagliava: è tarda mattinata, forse le prime ore del pomeriggio, la stanchezza inizia a dare i primi segni e non sappiamo né dove siamo né che ore sono, in ogni caso iniziamo la discesa e inizia a piovere. I più temerari decidono di non coprirsi, altri, "armati" di impermeabili o manicotti si vestono e giù a testa bassa.
Forse la difficoltà di questa gara infinita è anche data dalle continue variazioni meteo. Giungiamo all'ultimo "cancello" a San Candido. Un provvidenziale cartello segnala 30 km al traguardo e ormai ha quasi smesso di piovere. "È quasi fatta!" Dietro a visi stanchi e un po' infangati si nascondono occhi che brillano di gioia. Probabilmente quei visi e quegli occhi pieni di gioia non hanno mai percorso quegli ultimi 30 km. Ogni anno, infatti, la Dolomiti cambia percorso, ad anni alterni, i biker si trovano a sfidare Prato Piazza come prima salita o come ultima. L'anno scorso, in confronto, è stata una "passeggiata". Quegli ultimi 30 km sono i più duri e più devastanti che si possano percorrere. Ancora due salite, le più faticose, anche perché si hanno già 90 km di fatica nelle gambe, e se non avesse ricominciato a piovere quell'impresa titanica sarebbe diventata impossibile.
Le mie speranze di stare nel tempo dell'anno precedente diventano vane. Ma gli ultimi 5 km di discesa tecnica, riaccendono le speranze: all'uscita dal bosco, un boato generale! Le parole perse sulla salita di Croda Rossa si fanno sentire nell'ultimo strappo su asfalto: "Ma non ne abbiamo già fatte abbastanza di salite, anche quest'ultima sorpresa!". A fare da sottofondo a questa esclamazione la musica che arriva dalla piazza di Villabassa. Ci siamo, un breve single track e di nuovo l'asfalto. Le transenne ci annunciano che ci siamo quasi, la curva, il rettilineo e là in fondo a 500 metri quella scritta rossa su fondo giallo: Finish!
L'arrivo più bello: il mio compagno e inviato di Pianeta Mountain Bike come me, Stefano, arrivato prima di me con un tempo di (7:26.21,9) ad applaudirmi. Mi ferma e mi copre le spalle con una maglia speciale, che mi dice che sono una "Superbiker Leggendaria", perché ho concluso le due gare più lunghe e più dure d'Italia: la Lessinia Legend di 124 km e la Dolomiti Superbike di 119 km.
Non ho vinto la Dolomiti Superbike, non sono stata nei tempi previsti e forse potevo fare meglio, ho una piccola ferita al ginocchio destro, sono devastata e ho avuto problemi con il cambio della bici, ma ho portato a termine la mia gara, grazie alla mia determinazione, grazie alla voglia di raggiungere ogni cima, anche quando sembrava troppo lontana e troppo alta, ma anche grazie a tutte le persone che erano lì per me e per tutti i miei "compagni" di avventura. Quegli oltre 3.600 biker che sono stati soccorsi quando sono caduti (un ringraziamento personale all'infermiere che mi ha pulito la ferita nella discesa dei Baranci anche se io volevo rimontare subito in sella), hanno ricevuto da bere quando avevano sete, si sono saziati grazie ai ricchi e numerosi ristori quando avevano fame e sono stati aiutati da esperti meccanici quando anche la loro bike aveva bisogno di assistenza. Grazie all'organizzazione e a tutti i volontari perché hanno reso questa mia impresa, Possibile!
L'ormai immancabile sms di Datasport non tarda ad arrivare e mi annuncia: "Complimenti Anna, hai terminato i 119 km nel tempo di 9:41.05,7. Ora nel tendone ti aspetta un delizioso piatto di pasta..."