Quando si parla di bici da cross country race made in Italy, RDR Bikes è uno di quei nomi che suona sempre un po' "artigianale", nel senso buono del termine. Telaio in carbonio fatto a mano, geometrie pensate con un'ottica racing ma con l'occhio attento a ciò che serve davvero in gara, e una cura maniacale dei dettagli tecnici. Questo perché chi le realizza è sui campi gara davvero e da molto tempo.
La RDR Ares 1.2 è la full suspension pensata per il mondo XC e marathon, con 120 mm di escursione anteriore e posteriore, e una geometria che cerca di spingere in avanti il concetto di efficienza e guidabilità nelle gare moderne. Siamo saliti in sella e l'abbiamo provata in condizioni reali, quelle in cui conta più la sensazione nel manubrio che i numeri sul foglio Excel.
GEOMETRIA: EQUILIBRIO TRA PRECISIONE E STABILITÀ
Il telaio della Ares 1.2 è costruito interamente in Italia, con fibra di carbonio ad alto modulo, ma quello che ci ha colpiti subito non è solo la leggerezza (intorno ai 1.490 grammi dichiarati per il telaio SL senza ammortizzatore), quanto la scelta di geometrie moderne ma non estreme.
Il reach non particolarmente generoso e lo sterzo aperto rendono la bici molto stabile nei tratti veloci, ma anche controllabile nei ripidi tecnici. L'angolo piantone da quasi 76° spinge il biker in posizione centrale, ottima per trasferire potenza nelle salite e per migliorare il bilanciamento generale nelle curve strette. Il carro da 439 mm è piuttosto lungo per una XC moderna, ma questo si traduce in trazione eccellente e compostezza nei tratti guidati.
Il risultato è una geometria che guarda chiaramente in direzione downcountry, pur restando fedele alle esigenze del cross country race: velocità, efficienza e controllo su trail che richiedono più tecnica che watt. Non a caso in RDR ci hanno detto che il carro ha preso ispirazione da alcuni carri che realizzano per mtb da enduro, ma con stratificazione specifica da xc.
La bici è lunga quanto basta per offrire stabilità alle alte velocità, ma senza perdere quel feeling "pronto e cattivo" che serve nei cambi di direzione rapidi.
QUANTO PESA?
La RDR Ares 1.2 che abbiamo testato in taglia M ha fermato la nostra bilancia a 9.9kg, davvero un peso basso per una full da 120 pronto gara, soprattutto considerando il montaggio con Sram AXS Flight Attendant.
IN SELLA: PRECISA QUANDO SERVE, MA NON TI METTE MAI IN CRISI
La RDR Ares 1.2 si sente subito rigida e reattiva, ma non spigolosa. L'anteriore trasmette molta confidenza, merito della geometria che ti spinge a guidare sempre con il peso ben centrato. Si riesce a entrare nelle curve strette con decisione, anche quando il terreno è secco o loose.
Nei tratti in discesa, si apprezza tanto il lavoro del carro: l'ammortizzatore lavora in modo fluido, assorbendo le vibrazioni ma senza affondare troppo. La bici rimane composta anche quando si aumenta il ritmo, e invita a sfruttare traiettorie più aggressive, specie nei cambi di direzione stretti e nei tratti flow. Non è una trail bike travestita da XC, ma ha una solidità strutturale che mette a proprio agio anche chi ama "guidare duro".
Nelle salite tecniche, il bilanciamento generale permette di rimanere sempre composti: la ruota anteriore rimane incollata a terra anche nelle situazioni più ripide, e la risposta del carro è progressiva, senza mai farti perdere trazione.
FLIGHT ATTENDANT: GESTIONE AUTOMATICA, MA NON DISTACCATA
La nostra RDR Ares 1.2 era equipaggiata con il sistema RockShox Flight Attendant, composto da forcella SID Ultimate Flight Attendant e ammortizzatore posteriore SIDLuxe Flight Attendant, entrambi a gestione elettronica automatica. Il sistema legge in tempo reale i dati di pedalata, assetto e input del rider, adattando la compressione in tre modalità (Open, Pedal, Lock) in pochi millisecondi.
La sensazione in sella è quella di una bici sempre nel setting giusto, soprattutto nei passaggi misti, dove non c'è tempo per agire manualmente sui comandi. In salita il sistema tende a irrigidire entrambi gli elementi, garantendo una spinta secca e precisa, quasi da hardtail. Quando invece si scollina o si entra in tratti più movimentati, il sistema apre intelligentemente le sospensioni, lasciando lavorare il telaio senza che il biker debba pensarci.
Il risultato è una guida molto fluida e naturale, dove la tecnologia lavora in background, senza sensazione di disconnessione tra biker e terreno. Rispetto a un blocco manuale, si percepisce una maggiore efficienza nei rilanci e nelle sezioni flow, con meno compromessi nei tratti di "trail tecnico XC" che stanno diventando la norma nelle gare moderne.
RUOTE FIBRA RACE XTREME: LEGGEREZZA E PRECISIONE MADE IN ITALY
Uno degli elementi che ha contribuito maggiormente alle sensazioni di guida della RDR Ares 1.2 è sicuramente il set di ruote Fibra Race Carbon Xtreme, realizzate da RDR e focalizzate su performance da gara, ma con caratteristiche che strizzano l'occhio anche al comfort e all'affidabilità nei percorsi veri.
Con un peso dichiarato di 1.065 grammi la coppia, queste ruote si fanno subito notare per la reattività nei rilanci: in uscita di curva o nei tratti a strappo si sente chiaramente la risposta immediata, senza dispersioni. Il canale interno da 30,5 mm e la costruzione con cerchio in carbonio Toray T800 offrono una base molto solida per i copertoni da 2.4", migliorando il supporto in curva e la trazione nei tratti tecnici.
La particolarità dei raggi in Vectran (tecnologia Pi Rope) e dei mozzi Pi Rope si traduce in una ruota che lavora in modo un po' diverso rispetto alle tradizionali: il feedback è più morbido sullo sconnesso, ma mai impreciso. Non si percepiscono risonanze o rigidità eccessive, ma nemmeno un comportamento "flessibile" in senso negativo. È un equilibrio interessante, soprattutto per chi pedala su percorsi misti con sezioni nervose alternate a tratti flow più veloci.
Nel complesso, le Fibra Race Xtreme contribuiscono a rendere la bici più precisa, veloce nei cambi di ritmo, ma anche meno stancante sul lungo, grazie a una sensazione di rotolamento molto fluido e a un'ottima gestione delle vibrazioni. Una scelta coerente con il DNA racing della Ares 1.2, ma con un pizzico di comfort in più che, su gare marathon o XCO tecnici, può davvero fare la differenza.
PER CHI È QUESTA BICI?
La RDR Ares 1.2 è una full da XC pensata per chi vuole guidare veloce, non solo pedalare forte. Va bene per chi corre XCO o marathon tosti, per chi ama la precisione nei passaggi tecnici, ma anche per chi si allena sui trail veri e pretende una bici che lo segua nel ritmo.
Non è una bici da "pedalata automatica": richiede attenzione e partecipazione nella guida, ma ti ripaga con un controllo e una confidenza fuori dal comune per una full da XC race. E poi il fatto che sia costruita in Italia, su misura se si vuole, la rende una proposta decisamente unica nel panorama attuale.
IL PREZZO? NON DEVE ESSERE QUELLO A CUI SI GUARDA
Diciamolo subito: il prezzo del telaio RDR Ares 2.1 non è per tutti: 5.390 euro per il solo kit telaio (viteria completa, serie sterzo, collarino reggisella, parafango integrato, grafica personalizzata). Quella che abbiamo provato supera senza problemi gli 11.000 euro, quindi stiamo parlando di vera gioielleria ciclistica
È sicuramente un investimento molto importante, che si posiziona nella fascia altissima di gamma del segmento XC/marathon. Ma va visto nel contesto di un prodotto artigianale, costruito interamente in Italia, con lavorazione a mano e possibilità di personalizzazione infinita è un prezzo che ci si deve aspettare. In un mercato dominato da produzioni di massa, la Ares 1.2 è una "boutique bike", pensata per chi cerca qualcosa di diverso, esclusivo, cucito su misura e soprattutto per chi mette il prezzo in secondo piano rispetto ad altre caratteristiche.
La Ares 1.2 non è una bici da listino, ma da menù "a la carte", è una scelta di stile e di identità. Per chi vuole distinguersi anche in griglia di partenza, ma sapendo di potersi divertire tanto sui sentieri.
Per informazioni: RDRItalia.it