Gian Guido Pighi, tra Lugagnano Off Road e l'essere soccorritore

Una bella storia da raccontare quella di Gian Guido Pighi, biker del Lugagnano Off Road, nato a Piacenza il 17 novembre 2001, residente a Piacenza, al quinto anno Liceo Giulia Molino Colombini di Piacenza indirizzo Economico Sociale. "Sono il secondo di tre fratelli e tutti e tre abbiamo fatto e/o stiamo facendo sport: mio fratello maggiore gareggiava in bici, anche se da Junior ha poi smesso, mentre mia sorella minore ha corso e sta correndo tutt'ora in bici con ottimi risultati per la Lugagnano Off Road".

 

La sorella minore è Greta che abbiamo intervistato. "La mia carriera sportiva - prosegue Gian Guido - è nata all'età di 4 anni quando, seguendo le orme del fratello, ho iniziato a fare i primi piccoli giri che mi hanno poi portato all'età di 6 anni a iscrivermi presso la Scuola Ciclismo Fiorenzuola. Ho avuto modo di intraprendere un bellissimo percorso all'insegna della multidisciplinarietà durato 6 anni, nel quale ho avuto modo di conoscere persone fantastiche oltre ad essermi avvicinato a più realtà ciclistiche come la pista".


Parte la carriera ciclistica di Gian. "Al termine dei 6 anni sono passato poi esordiente presso il Velo Club Pontenure, squadra piacentina che mi ha permesso di crescere fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Nei miei due anni di permanenza presso questa squadra ho avuto modo di confrontarmi con realtà con cui ero già entrato in contatto da giovanissimo, ma ovviamente affrontate con uno spirito e con modalità differenti. Anche in questo caso ho avuto modo di conoscere persone magnifiche come Vasco Maggi, ovvero il mio allenatore, e tutto lo staff della società. È solo da Allievo che mi sono avvicinato alla mtb".


Pighi entra nel mondo Off Road. "Nel passaggio di categoria da Esordiente secondo anno ad Allievo, ho infatti deciso di provare un'esperienza nuova che all'inizio, fatta ai livelli che ho avuto modo di vedere e testare con mio fratello in passato, era un'incognita anche per me. Ho deciso di passare alla MTB presso il Merida Italia Team e vi sono rimasto per i due anni da allievo. Tuttavia, alla seconda gara in programma da Allievo primo anno alla Montagnetta di Milano, dopo i buoni ed inaspettati risultati delle due gare precedenti, in prova percorso sono caduto rovinosamente fratturandomi così completamente il gomito destro. Dopo due operazioni d'urgenza al gomito e dopo 9 mesi di riabilitazione, in regime continuo e anche più volte al giorno, ho potuto finalmente risalire in sella... anche se per un primo momento solo sui rulli. Per la mtb infatti ho dovuto aspettare un anno e cinque mesi dall'incidente. Società che mi ha permesso comunque di consolidare maggiormente i rapporti con persone splendide come Antonella Boschiroli e Angelo e Bruno Ferrari".


Poi il passaggio al Lugagnano Off Road. "Da Junior secondo anno sono passato alla Lugagnano Off Road, squadra per la quale corro ora e con la quale mi trovo veramente bene che mi ha fatto scoprire un altro lato della MTB: crescere insieme ai giovani esordienti e trasmetter loro quelle conoscenze che ho appreso negli anni precedenti".

 

Cosa significa per te praticare la mountain bike? "Sicuramente penso che tutto il ciclismo in generale, ma più in particolare la MTB, sia una scuola di vita. Questo perché la MTB è uno sport faticoso, sia mentalmente che fisicamente, in cui si gareggia e ci si allena con quasi ogni tipo di condizione meteo, che sia questa il caldo estremo o la pioggia forte ed il fango".


Il rapporto con la scuola? "Attualmente con la scuola mi riesco a concentrare bene nonostante il periodo di emergenza in cui ci troviamo e di conseguenza i metodi di lezione modificati con l'introduzione della didattica a distanza. Anche in precedenza comunque sono sempre riuscito a fare tutto, a conciliare gli impegni scolastici e quelli sportivi con ottimi risultati. Personalmente non ho una materia preferita, mi piacciono tutte, anche se prediligo materie umanistiche".


A proposito di concetti umanitari... "Oltre ad essere un biker, ed uno studente, sono anche un Soccorritore presso la Pubblica Assistenza Croce Bianca di Piacenza. Questa esperienza è secondo me quella che mi ha insegnato più cose, soprattutto in periodo così delicato come questo che stiamo attraversando. Prestando infatti servizio sulle ambulanze dedicate all'emergenza Covid ho avuto modo di comprendere cosa realmente significassero i termini umiltà e umanità. È infatti quando ti ritrovi vestito e bardato completamente dalla testa ai piedi con tute e mascherine che non ti lasciano respirare mentre silenzioso ti dirigi sul luogo della chiamata che metti da parte la sofferenza personale dovuta dall'estremo caldo delle tute per concentrarti solo su quello che devi fare appena arrivi sul luogo dell'evento in quanto è l'unica cosa veramente importante in quell'istante. Tuttavia il momento che mi ha forse cambiato maggiormente è stato sentire a fatica le parole di un paziente mentre corri a sirene spiegate date le sue condizioni critiche verso il pronto soccorso ed essere consapevole che in quel momento l'unica cosa che ti è rimasta da fare è rassicurarlo sperando che il Pronto Soccorso arrivi il più in fretta possibile. È in questi momenti che il dolore e la sofferenza del paziente diventano anche un po' tuoi".


La tua più bella soddisfazione. "Sicuramente la mia più bella soddisfazione è stata quella di esser stato selezionato dalla mia scuola per partecipare a livello nazionale ad un percorso di orientamento universitario presso la Normale di Pisa e la mia più grande delusione, se così si può definire, è stata quella di essere rimasto fuori da questo concorso, come gli altri miei 4 compagni di scuola, perché la media matematica dei voti rientrava abbondantemente nel limite richiesto ma altri ragazzi avevano già riempito i pochissimi posti disponibili".


A livello agonistico? "Uno dei risultati migliori che ho ottenuto nella mtb, anche se non si tratta di una classifica di una gara, è stato quello di poter tornare a gareggiare dopo l'infortunio con modesti e buoni risultati e numerosi piazzamenti".


Ringraziamenti. "Credo che il grazie più grande vada alla mia famiglia in generale ed in particolare a mia mamma che mi ha supportato tantissimo nel momento dell'infortunio e mi ha aiutato ad uscirne nel miglior modo possibile".


Il biker o ciclista che stimi di più? "Peter Sagan. Il mio ciclista preferito è lui sotto tutti i punti di vista legati alla figura del ciclista".


Il messaggio che vuoi lanciare ai biker. "Il messaggio che vorrei lanciare è questo: la fatica è solo una condizione temporanea ma allo stesso tempo è necessaria. Tenere duro sempre e mollare mai".

 

 

 

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