LE 5 VOLATE PIÙ BELLE DEL CROSS COUNTRY E UNA CADUTA INASPETTATA

La mountain bike e il cross country in particolare sono fatti di attimi fugaci. Di gare che si vincono e perdono nel giro di pochi istanti. Di velocissimi sprint, salite da poche centinaia di metri e rettilinei molto ristretti. Ma come ogni sport, ci sono appunto attimi e immagini che durano per sempre, fino a rappresentare veri emblemi di questa disciplina. 


Per questo giorno di Natale abbiamo selezionato alcune delle più iconiche volate che hanno rappresentato la risoluzione di battaglie e veri e propri scontri tra titani, che nascondono storie indelebili. Cinque scatti che ad alcuni di voi causeranno veri e propri flashback che vi faranno rivivere le stesse emozioni di gare simboliche. Cinque volate intense, dall'elevata carica emotiva e mera espressione di massima potenza, più un bonus.

 

IL RE CEDE LA CORONA

Volata a Albstadt tra Nino Schurter e Julien Absalon

 

Sulla destra il Re della MTB, Julien Absalon in maglia di campione europeo che corre con la stessa ferocia di sempre, contro il suo rivale Nino Schurter. Due giganti che tengono in piedi l'intero tendone del cross country. Si tratta però dell'inizio del declino vero del francese, l'ultima stagione ai massimi livelli, quella in cui vincerà la sua ultima generale di Coppa del mondo.

 

Albstadt 2016 volata tra Julien Absalon e Nino Schurter

 

È il 2016 e ad Albstadt, uno dei percorsi più semplici di tutto il circus, Nino Schurter non aveva mai ancora vinto. In maglia bianca e rossa di leader di Coppa cerca per tutta la gara di chiudere sugli attacchi di Absalon su un percorso che lo ha favorito soprattutto per le lunghe salite. Proprio lì cercava di affondare la lama. Il finale è da cardiopalmo con Schurter e Absalon che entrano sul rettilineo finale appaiati. Nino batte Julien. Vince per la prima volta ad Albstadt. Ma nel corso della stagione dovrà lasciare la maglia di leader a Le Roi. Ad immortalare la scena il fotografo Alessandro Di Donato.

 

SAM GAZE NON CI CREDE, BATTE IL SUO IDOLO

Stellenbosch, uno dei percorsi di Coppa del Mondo più spettacolari, erede quasi diretto del tracciato di Pietermaritzburg e Rio de Janeiro. Polvere e tronchi sono la costante. Un terreno a tratti loose, a tratti compatto e con molte parti artificiali. Di quella gara però una cosa rimane nella memoria di tutti, il neozelandese Sam Gaze che brucia in volata Nino Schurter.

 

Stellenbosch volata tra Sam Gaze e Nino Schurter

 

L'ultimo giro, suona la campanella e i motori entrano in temperatura. Nervi tesi, brividi, velocità altissime, ostacoli che sembrano scansarsi sotto la potenza di Gaze e Schurter che se le danno di santa ragione. Dietro un impavido Maxime Marotte cerca di rientrare sui due. La volata è lunghissima, Gaze vuole stare davanti a tutti i costi, imbocca ogni curva prima di Nino, schiaccia la bici sul ponte di ferro per prendere ancora più velocità ed eroga tutti i watt a disposizione.

 

Stellenbosch volata tra Sam Gaze e Nino Schurter

 

Nino a ruota del gigante neozelandese, sta in scia fino all'ultima curva. I cinquanta metri finali sono tutti in questa foto, Nino viene tradito da un pedale che si sgancia. Gaze a pugni chiusi si lascia in un echeggiante urlo di gioia. La sua prima vittoria di Coppa del mondo avviene battendo Nino Schurter.

 

Stellenbosch volata tra Sam Gaze e Nino Schurter

 

Lo svizzero dietro di lui batte i pugni sul manubrio. Voleva quella vittoria nel Sudafrica che tanto ama. Ma la mountain bike è tanto amorevole quanto spietata, sa portarti fino all'apice per poi presentarti il conto. Gaze dopo quella manifestazione di forza bruta non riuscì a replicare una percormance simile. Tutti però lo aspettano, con la grinta di Stellenbosch e i watt di una centrale nucleare. Amen. Photo ©Stellenbosch - An Epic World Cup.

 

 

LA SORPRESA: IL PRIMO MESSICANO A VINCERE IN COPPA 

Possiamo dirlo e lo diciamo: viva Mexico! Un paese in più che si affaccia di prepotenza tra i grandi, mostrando le potenzialità di un bacino ancora del tutto sconosciuto. Il Messico si è messo in mostra e in modo spettacolare. Un meteo da tregenda, un parterre stracolmo di favoritissimi e invece esce lui: Gerardo José Ulloa Arevalo. Messicano, classe 1996, solo un podio tra gli under in Coppa del Mondo. Emerge dal fango di un percorso bagnatissimo di Nove Mesto e come un fulmine squarcia il cielo sopra alla pista Ceca. Chi se lo sarebbe aspettato? Nessuno. A maggior ragione se consideriamo che Ulloa si era fatto vedere in passato nelle tracce adatte agli scalatori.

 

Ulloa vince lo Short Track a Nove Mesto

Photo ©Bartek Wolinski - Red Bull Media

 

Nello short track hanno dato dimostrazione i grandi che bisogna essere scattanti come molle in tutte le fasi. Ci prova Nino nei primi giri, poi Avancini, ma i due rimangono vittime di problemi meccanici e di cadute. Lo short track ci ha insegnato che chiunque ci può provare, con una sparata fulminante, per poi risolversi dopo poco, oppure tirare fino al rettilineo. Ulloa è rimasto lì, a studiare, prima Colombo, poi Marotte e Koretzky, e proprio sul rettilineo in asfalto, esce a gran velocità e batte tutti. Il Messico si guadagna così un posto nella storia di questa disciplina.  

 

EVIE BASTONA DUE VOLTE, PAULINE LA RIMPROVERA

Due sprint in meno di 4 giorni, targati Evie Richards e a qualcuno comincia a dar fastidio. Nel 2020, a Nove Mesto si corrono due round nella stessa settimana. Gli short track anticipano i rispettivi XCO. Nel fango si fa la lotta per stare davanti e tra le whoops della traccia di Nove Mesto, alla sua prima partecipazione tra le elite, Evie Richards batte tutte. 

 

Photo ©Bartek Wolinski - Red Bull Media

 

Pauline Ferrand Prevot è battuta ma proprio sulla linea del traguardo, guarda la sua avversaria con un'espressione di sfida e voglia di rivincita. Il secondo short track della settimana non tarda ad arrivare e con lui la dimostrazione di forza della Richards, che rientra sulla testa dopo una caduta. Lo sprint è lunghissimo, testa bassa, pignoni in fiamme e l'inglesina che taglia per prima il traguardo. Due su due.

 

©Rossbell Photo - Trek Factory Racing

 

Non finisce lì, la regina delle due ruote Pauline Ferrand Prevot, è battuta due volte e si lamenta con la radiante inglese per la sua tenuta, troppo aggressiva riferendosi alla potente rimonta che ha condotto alla vittoria la Richards. Nel dopogara l'inglesina ha replicato con la pacatezza e il rispetto che la contraddistingue, dicendo che non avendo mai corso su strada non era abituata a stare in gruppo. Sappiamo tutti che senza rabbia uno sprint del genere non si può vincere e crediamo che le uscite con i rider del suo paese, da 20' ad alte velocità le siano servite. È la campionessa del mondo in carica d'altronde... 

 

©Rossbell Photo - Trek Factory Racing

 

UN PHOTO FINISH DA MANI NEI CAPELLI 

Nove Mesto è il teatro di sfide destinate a rimanere nella storia per la loro originalità. Anton Cooper, attualmente infortunato a seguito di un incidente di cui abbiamo parlato qui, è stato un altro di quei gladiatori che ha cercato di sfidare N1NO Schurter.

 

Volata Cooper - vs Schurter

 

È il 2018 e Mathieu Van der Poel corre le prime gare con una vite nel metacarpo, eppure a Nove Mesto gioca in testa al gruppo con Nino, la vera costante di un temporale che vede continui cambiamenti e ribaltamenti in testa. Proprio il kiwi, Anton Cooper, riesce a rimanere con lui fino alla fine e sull'asfalto conclusivo si lancia in un testa a testa con il campione del mondo che aveva mantenuto la prima posizione fino a quel momento.

 

Volata Cooper - vs Schurter

 

Sul rettilineo i due si affiancano a velocità folli, rilanciano a denti stretti e concludono l'azione sulla linea del traguardo con un portentoso colpo di reni. Il verdetto non è immediato, è necessario il photo finish. Una differenza millimetrica ha potuto sancire la vittoria di Nino e la delusione di Cooper.

 

 

Per il neozelandese sarebbe stata la prima vittoria in coppa, la dimostrazione che Nino può essere battuto e che la Nuova Zelanda non è pericolosa solo con Gaze. Forse qualcuno avrebbe voluto vedere Nino battuto, il mattatore assoluto che agli altri non lascia che briciole, ma anche in quel 2018, portò a casa quattro prove di coppa e il mondiale a casa sua, Lenzerheide. 

 

LA CADUTA INASPETTATA, CAPE EPIC CON L'AMARO IN BOCCA

La quinta tappa della Cape Epic 2019 rappresenta la classica storia dal finale inaspettato e in questo caso, purtroppo anche molto triste. È la tappa in cui due signori chiamati Damiano Ferraro e Samuele Porro, fanno registrare uno dei più esaltanti recuperi della storia della MTB. Dopo alcuni guasti rimbalzano fino alla 15ª piazza, per poi dare sfogo ai loro importanti V8 che hanno sotto il cofano e agguantare la terza posizione sul traguardo di Stellensbosch University.

 

 

Quello stesso rettilineo erboso è stata la trappola per il secondo team dell'allora Trek San Marco. Michele Casagrande e Fabian Rabensteiner procedevano spediti verso la conferma di una forma in crescita che gli avrebbe assicurato la top 10. Invece su quel arrivo un contatto tra i due ha mandato in fumo l'intera Cape Epic. Per Michele Casagrande il risultato è una frattura della clavicola e l'abbandono della Cape Epic.

 

 

Altre News