Basta ciclisti investiti, fermiamo la strage!

Gli ultimi due episodi di una lunga serie sono successi in questi giorni. Automobilisti sempre più indisciplinati. L'allarme arriva dall'Associazione dei ciclisti professionisti.

L'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani dopo i fatti accaduti negli ultimi due giorni sulle nostre strade (prima Paolo Simon, ieri Samuele Manfredi) lancia un urlo che era rimasto soffocato da troppo tempo. Chi sarà il prossimo ciclista a finire falciato mentre sta pedalando?

 

Secondo l'ACCPI dopo una decrescita fino al 2016, le morti di ciclisti sulle strade italiane hanno ricominciato ad aumentare. Nel 2017 ne sono morti 254, in pratica muore uno di noi ogni 34 ore. Il problema ovviamente coinvolge chiuque salga in sella alla due ruote e noi della mountain bike siamo parte in causa. Chi scrive anni fa è finito sul cofano di una macchina che usciva dallo stop e chi la guidava voleva avere anche ragione. Ora a quasi 15 anni di distanza, quando esco in bici e vedo una macchina che da destra si avvicina a uno stop, il mio cervello mi dice di stare attento e inconsciamente metto le mani sui freni.

 

 

«Siamo davvero stufi. Non è più tempo di parole, ma di fatti concreti. Nei prossimi giorni inizieremo una raccolta firme perchè una "legge salvaciclisti" diventi effettiva. Non possiamo più permettere che i nostri ragazzi vengano buttati giù come birilli per mancata precedenza, velocità elevata o una banale ma fatale distrazione. Il sorpasso con una distanza minima di sicurezza deve diventare obbligatorio, l'uso del cellulare al volante deve essere pagato con il ritiro della patente, un omicidio stradale deve essere trattato alla pari di qualsiasi altro assassinio. Gli utenti deboli meritano rispetto e tutele adeguate. La vita è sacra». 

 

Commenta Marco Cavorso, delegato alla sicurezza del sindacato dei ciclisti, che ben conosce la materia avendo perso il figlio Tommaso, proprio a causa di un incidente mortale che lo ha portato via a soli 14 anni

 

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