FCI E ACCPI CHIEDONO AI PRO DI FERMARSI

Il decreto emesse dal governo per far fronte all'emergenza sanitaria come sapete lascia la possibilità agli atleti professionisti e agli olimpionici di continuare ad allenarsi, tra questi non ci sono solo quelli della strada ma anche quelli della mountain bike.

 

Questa sera la Federazione Ciclistica Italiana comunica che non solo ha disposto la sospensione di tutta l'attività fino alla fine di aprile, come disposto dall'UCI ma è andata oltre. Il presidente Renato Di Rocco ha proposto all'ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) di rinunciare all'opportunità concessa dal DPCM ai corridori professionisti e gli azzurri olimpici di allenarsi su strada, anche per facilitare il lavoro delle forze dell'ordine, già fortemente impegnate. 

 

 

Così il commento del Presidente della Federazione Ciclistica Italiana: "In questo momento la salute generale deve avere la prevalenza ed è il principio che guida le nostre decisioni. Non ci aspettavamo questa tempesta, ma è arrivata. Ed ora siamo in piena salita, nel tratto più duro. Più impervio. E per poter arrivare in cima e scollinare, dobbiamo fare Squadra. Perché i nostri successi nel mondo ci hanno insegnato che solo se fai Squadra vinci. Noi ci siamo abituati: è la legge del ciclismo. Ma oggi è la legge che vale per tutti. Per poter scollinare e raggiungere il traguardo insieme, ognuno di noi deve sacrificare qualcosa che ci appartiene, deve rinunciare a pedalare all'aria aperta, sulle strade d'Italia. Il ciclismo italiano è capace di fermarsi quando è necessario. Il "surplace" è uno dei fondamentali che consente di vincere le sfide. Per poter guardare al futuro, anche a quello immediato, alleniamoci da casa e seguiamo le indicazioni governative."

 

La ACCPI ha recepito l'invito: "In questa fase di estrema emergenza e con decreti in continua evoluzione, chiediamo a nostri associati questo sacrificio per il bene comune. ha detto il Presidente Cristian SalvatoAnche se a oggi in Italia potrebbero allenarsi, è meglio per tutti fermarsi come già hanno fatto in altri paesi. Realisticamente la prima gara non sarà prima di tre mesi, dobbiamo ragionare come se fossimo in inverno. Ricarichiamo la mente, lo spirito e le pile, stiamo vicini ai nostri cari, concentriamoci su ciò che è davvero fondamentale, la salute. Quando ritorneremo, saremo più forti di prima".

 

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