LA STORIA DELLA SÜDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE RACCONTATA DA KURT PLONER

Il Presidente del comitato organizzatore di una delle due manifestazioni in mountain bike più partecipate d'Italia, spiega il segreto di questo successo.

Villabassa (BZ): Questo mattina ci è arrivata questa bella intervista fatta dall'ufficio stampa a Kurt Ploner, il mitico presidente del comitato organizzatore della Südtirol Dolomiti Superbike che quest'anno sabato 7 luglio festeggerà l'edizione numero 24.

 

Kurt Ploner

 

Kurt, come nacque la gara divenuta oggi un punto fermo del calendario? "Da un gruppo di amici 25 anni fa - afferma Ploner - appoggiandoci all'idea "svizzera" di gare marathon oltre i 100 km, una follia a quel tempo pensare di realizzare sfide di questo tipo in Italia. Abbiamo poi iniziato a coinvolgere i cinque paesi dell'Alta Pusteria e di conseguenza nacque anche il percorso, un po' obbligato perché volevamo passare da tutte e cinque le località, questa è la Südtirol Dolomiti Superbike".

 

Lavorare su 120 km in montagna, allestendo gli itinerari di gara di 60 km e 1.785 metri di dislivello e di 119 km e 3.357 metri di dislivello, non è facile: "In questi anni ci ha aiutato l'esperienza, ora sappiamo come muoverci ma abbiamo anche la fortuna di avere il sostegno delle associazioni del territorio, sia sportive che pubbliche, riuscendo a garantire la sicurezza sui 120 km".

 

Ecco, l'aspetto sicurezza è un vero e proprio marchio di fabbrica della manifestazione: "Croce Bianca, tre medici, 50 infermieri ed elicottero di sostegno, 4 membri del Soccorso Alpino e quello della Guardia di Finanza, oltre al sostegno di Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco sulle strade provinciali, questi ultimi vanno ringraziati in particolar modo perché - oltre a presidiare il percorso - garantiscono anche di evitare intoppi con la loro attrezzatura e professionalità".

 

Kurt Ploner

 

Quante persone ruotano attorno al direttivo? "Cinque, ma sono tredici contando anche i responsabili dei vari paesi. Nel giorno di gara, compresi gli addetti ai ristori, siamo quasi 1000 persone, circa 70-90 ad ogni ristoro considerando i 4.000 atleti partecipanti, in modo che venga garantito il massimo ad ognuno di loro".

 

Ma qual è stata la chiave del successo della Südtirol Dolomiti Superbike? "Secondo me sono due, ovvero l'aver messo sempre al centro delle nostre attenzioni l'atleta, il biker, volevamo dare all'amatore e al professionista la massima efficienza, dal primo all'ultimo. Quello che ci ha aiutato è stato l'aver dovuto sospendere la decima edizione a gara in corso per un improvviso crollo delle temperature (neve - ndr), e lì la macchina organizzativa ha dato i suoi frutti, recuperando ogni atleta ed ogni bici, riportando alla partenza 3.000 persone anche grazie alle associazioni del territorio".

 

 

La Südtirol Dolomiti Superbike è una delle più longeve: "Diciamo che, assieme al Tour dell'Assietta in Piemonte, siamo quelli che ancora sono rimasti dagli anni '90, poi ce ne sono 2-3 all'estero, ma penso che la nostra gara sia tra le cinque al mondo di questo formato".

 

I bikers premiano la professionalità ed il modo di fare del comitato, che cerca sempre di accontentare tutti: "Non sempre funziona, ma loro vedono che ce la mettiamo tutta con la nostra passione".

 

Un sogno nel cassetto? "Arrivare alla 25ª edizione, e poi si vedrà!".

 

 

 

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