Un famoso detto afferma: Squadra che vince non ci tocca! In Francia invece hanno voluto andare controcorrente e dopo 20 fortunatissime edizioni in costante crescita, hanno deciso di cambiare la squadra che organizzava la Roc d'Azur ed hanno affidato il compito alla società specializzata ASO, famosa, tra le altre attività, per l'organizzazione del Tour de France.
Merito principale del nuovo team è stato quello di non stravolgere assolutamente una formula che si era rivelata vincente, riproponendo tutti gli aspetti che gli appassionati avevano imparato ad apprezzare negli anni ed ai quali non sarebbero stati in grado di rinunciare assolutamente.
Il successo è stato naturale, riuscendo ad attirare nella cittadina balneare di Frejus nel sud della Francia ad un centinaio di chilometri dal confine italiano anche quest'anno oltre 18.000 concorrenti più decine e decine di migliaia di spettatori da ogni parte d'Europa. Una caratteristica della Roc d'Azur è quella di attirare ogni anno sempre un numero considerevole di nuovi partecipanti, ma allo stesso tempo difficilmente chi ha preso parte all'edizione dell'anno precedente rinuncia a tornare anche l'anno successivo a Frejus.
Anche i big del movimento partecipano con grande piacere alla manifestazione francese, coloro che durante l'annata non hanno ottenuto grandi risultati, per tentare di aggiustare la stagione con una vittoria di grande prestigio, chi invece ho raggiunto i propri obbiettivi, per puro divertimento, per incontrare i propri fans e per il piacere di esserci, benché non più in forma o privo delle più feroci motivazioni.
Ventisei le prove in programma, iniziate il mercoledì con le gare dei ragazzi, proseguite con la novità del triathlon offroad e le due prove enduro e terminate con la prova clou della domenica, la Roc d'Azur di 56 km. Irrinunciabile come sempre una visita alla grandissima area espositiva, alla zona paddock dei team, alla test area, mentre sopra le proprie teste volavano gli specialisti dello street e del dirt, che senza alcuna paura, anzi con il sorriso sul volto, prendevano velocità scendendo da rampe e affrontando trampolini impressionanti, suscitando lo stupore del pubblico con acrobazie incredibili.
Ovviamente immutata la location della manifestazione: la Base Nature, un'immensa piana erbosa che costituiva la vecchia base aerea di Frejus, i cui hangar costituivano la zona riservata dagli organizzazioni per le iscrizioni, la consegna dei pettorali e la particolare e molto utilizzata area di custodia (sia diurna che notturna) delle biciclette.
Caratteristica, a mio avviso, unica della manifestazione e che spiega in maniera forte lo spirito dei partecipanti, è che moltissimi appassionati si recano alla Base Nature in bicicletta e non in automobile, malgrado l'area di parcheggio sia pressoché illimitata, anche se il suo accesso, essendo limitato ad un unico punto, crea un po' di coda nei giorni e nelle ore di punta.
Il servizio di custodia permette quindi di lasciare in tutta tranquillità il proprio mezzo agli inservienti e di godersi l'area espositiva e testare sul campo le anteprime del 2013 messe a disposizione dagli espositori.
Ottime anche quest'anno le condizioni metereologiche: cielo soleggiato, temperatura fresca di prima mattina, ma assolutamente mite quando il sole faceva capolino sulla base. Condizioni che si sono riproposte anche la mattina della domenica per l'appuntamento più atteso da oltre 4000 concorrenti e da tutti gli addetti ai lavori. Solamente verso le ore 16, quando ormai la maggior parte dei concorrenti aveva tagliato il traguardo, il cielo si è improvvisamente ed in maniera molto rapida rannuvolato ed in breve si è scatenato un tremendo acquazzone, che purtroppo ha costretto la maggior parte delle persone a scappare anzitempo dal vecchio aeroporto e tornare verso casa.
Le gare più seguite erano programmate a partire dal venerdì, con la Roc Master e la Roc Marathon di 83 km: quest'ultima prova ha visto la vittoria del campione olimpico Jaroslav Kulhavy (Team Specialized), un po' a sorpresa non certo per le potenzialità del corridore ceco quanto per le sue motivazioni. Kulhavy è arrivato sul traguardo a braccetto con il compagno di team Christoph Sauser, protagonista della fuga vincente con il campione olimpico.
La mattina del sabato era prevista la spettacolare gara riservata ai tandem (con quasi 250 equipaggi partecipanti) e delle donne. In quest'ultima prova, per il quarto anno consecutivo, vittoria polacca grazie ad Anna Szafraniec (CCC Polkowice) davanti alle due favorite della vigilia Irina Kalentieva e Catherine Prendel, per la prima volta presente alla Roc.
Curiosa la presenza anche della campionessa olimpica e mondiale Julie Bresset, dominatrice della stagione, al via della Rando Roc Noir, una delle manifestazioni cicloturistiche senza classifica, e non della prova agonistica riservata alle elite, per la felicità degli appassionati che hanno potuto pedalare, fotografare e scambiare le loro impressioni con la più forte biker del mondo.
Come di consueto la prova clou, la Roc d'Azur, era prevista per la domenica mattina alle 9.30. Anche quest'anno i 4000 posti disponibili per partecipare risultavano esauriti molti mesi prima, ma questo valeva anche per le Rando del sabato. Come di consueto nelle prime file della griglia, tutti i migliori specialisti del cross-country e delle marathon: tre i campioni olimpici annunciati in prima fila: Miguel Martinez, Julien Absalon e Jaroslav Kulhavy (anche se quest'ultimo a sorpresa non si presenterà alla partenza). Presenti anche il vincitore della scorsa edizione Moritz Milatz, Alban Lakata, Christoph Sauser, i fratelli Fluckiger, il francese Tempier e diversi italiani: in prima file il bronzo olimpico Marco Aurelio Fontana, Andrea Tiberi e Tony Longo; subito dietro Umberto Corti, Mirko Pirazzoli e Gerard Kerschbaumer.
Partenza come di consueto al fulmicotone per prendere le posizioni di testa ed evitare di trovarsi imbottigliati nella prima strettoia sul ponte della statale litoranea. La corsa veniva decisa molto presto, a meno di un terzo del suo sviluppo, quando la coppia del team Active Bianchi Stephane Tempier e Tony Longo scattavano in fuga e prendevano un discreto vantaggio. Dopo alcuni chilometri Longo cedeva, mentre Tempier continuava la sua fuga sino a racimolare un minuto di vantaggio sul gruppo degli inseguitori.
Sul Col de Bugnon il vantaggio era ancora buono, 45 secondi e Tempier riusciva a portare a termine la sua fuga anticipando all'arrivo di soli 15 secondi un terzetto che si presentava compatto allo sprint: il secondo posto veniva conquistato dal tedesco Jochen Kaas che precedeva in volata il vincitore dello scorso anno Moritz Milatz e lo svizzero Sauser.
Da quel momento, e per oltre 6 ore si susseguiranno gli arrivi degli altri quasi 3800 classificati, di cui gli ultimi sotto una pioggia torrenziale. Per la grande maggioranza di essi, un arrivo trionfale tra due ali di folla e l'incitamento di amici e appassionati. Il tracciato ripercorreva la traccia dell'anno precedente, sicuramente impegnativo, con un dislivello complessivo che ha sfiorato i 1500 metri, il tutto totalizzato senza l'ausilio di salite particolarmente lunghe.
Ottima la gestione dei tracciati di gara, con percorsi segnati in maniera perfetta: ogni gara aveva il suo colore caratteristico, presente sia sul pettorale dei partecipanti che nelle numerosissime indicazioni dislocate lungo il percorso. Centinaia gli addetti sul percorso, numerosissimi i punti di soccorso gestiti dai vigili del fuoco, 6 i punti di ristoro, mediamente uno ogni 10 chilometri, ricchi e forniti sia di alimenti solidi e liquidi più quello finale subito oltre lo striscione di arrivo.
Rispetto agli standard italiani vanno però segnalate anche alcune deficienze, anzi possiamo sicuramente definirle mancanze: niente pacco gara, niente docce e niente pasta-party, ma tra i francesi pare nessuno si sia lamentato...