Amarcord con Mario Noris sui Campionati italiani al Ciocco

L'attuale team manager dello Scott Racing team è stato uno dei pionieri della MTB in Italia. Nel 1991 al Ciocco aveva vinto il suo secondo italiano. Andava forte sia in salita che in discesa fino a quando sono arrivati i giovani talenti, uno dei quali corre ancora. Mario una volta riuscì a batterlo in discesa.

Barga (LU): Gli echi dei recenti campionati italiani cross country corsi sul percorso disegnato all'interno della tenuta Il Ciocco non li sentiamo più, i top riders pensano già ai prossimi importanti appuntamenti, la trasferta a Nove Mesto e il mondiale di Leogang. Noi invece rivedendo le foto che avevamo scattato, abbiamo puntato la nostra attenzione su una bici d'epoca, la Scott MTB Pro Racing verde esposta a Barga all'interno dello stand di Scott Italia.

 

 

Una bici come quella l'aveva usata Mario Noris nel lontano 1991 proprio nella stessa location del Ciocco. Erano i primi anni della storia della mountain bike a livello agonistico, quello era il terzo campionato italiano. Il primo l'aveva vinto Alessandro Paganessi, poi l'anno successivo al Sestriere la maglia tricolore era passata al bergamasco Mario Noris, attuale team manager dello Scott Racing team.

 

Mario Noris

 

La terza edizione, dalla formula anomala visto che si era sviluppata su 5 prove, si era conclusa proprio sui sentieri del Ciocco. Noris si confermò campione d'Italia. Il ritrovo si era svolto nello stesso campo di calcio che lo scorso week end ha ospitato gli italiani 2020. Abbiamo chiesto a Noris cosa si ricorda di quegli anni mitici, loro a quel tempo erano dei veri e proprio pionieri della mtb.

 

 

"I percorsi erano molto duri, si correva su percorsi da 40/50 chilometri restando in sella per 2/3 ore. Nel 1991 il Ciocco aveva ospitato anche il secondo mondiale della storia della mtb, dopo quello corso a Durango. C'era un tratto tecnico in salita chiamato la "Ciocca del Lupo", lo facevano a piedi tutti tranne io e l'americano John Tomac, colui che vinse il mondiale. Per questo motivo al tempo mi chiamavano il John Tomac italiano".

 

 

Se guardiamo la bici dell'epoca, ci domandiamo come facessero a gareggiare senza forcella, ammortizzatore e freni a disco. "Al tempo gli americani erano avanti di 5 anni rispetto a noi europei. La forcella ce l'avevano solo Tomac e qualche americano. Non c'erano nemmeno i pedali a sgancio rapido, c'erano quelli piatti e la scarpa era legata al pedale da una gabbietta".

 

 

"Sulla mia bici avevo cambio e freni Shimano XT, i manubri al tempo erano strettissimi perchè quasi tutti i corridori, compreso il sottoscritto, arrivavano dalla strada". Mario Noris ci ha raccontato che al tempo era un corridore che andava forte sia in salita che in discesa, questo prima dell'arrivo dei ragazzini scatenati come Martino Fruet, Dario Acquaroli e Marco Bui.

 

 

Dal momento che Noris ci ha raccontato che una volta Martino Fruet gli aveva detto che lui era l'unico che in una occasione l'aveva battuto in discesa, ne abbiamo approfittato per chiedere al trentino se si ricordasse questo episodio. "Io ho iniziato a correre nel 1993, ero Allievo ma correvo con gli Junior. Al Ciocco nel '91 non c'ero, Noris l'ho incontrato successivamente. Io quando correvo se prendevo un minuto in salita poi in discesa arrivano in fondo con 1 minuto di vantaggio.

 

 

L'episodio è del 1994 alla Pedalonga che era una granfondo che si correva a Livigno. Io al tempo ero uno juniores e battevo tutti in discesa. Mi ricordo di aver visto Noris che era in testa e di essermi detto: adesso lo riprendo. Invece quella volta non lo ripresi e arrivò prima di me".

 

 

Mario e Martino, due persone unita da una passione comune che è anche la nostra, quella della mountain bike. Lo sport che tutti noi amiamo. Si pedalava nel 1991 come si pedala oggi, la fatica è sempre la stessa, sono cambiati solo le bici, non lo spirito.

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