Andrea Coruzzi: strada o mountain bike, senza bici non ci so stare

Anche se non è la sua principale attività nella vita, dedica tantissimo tempo a questo sport che diventa una parte irrinunciabile della sua vita in cui deve far convivere tutti gli impegni con la sua attività professionale. I primi risultati sembravano indicare che ci stesse riuscendo benissimo, ma per vederne altri ci vorrà del tempo.

Una grande passione per il ciclismo, sponsor e anche atleta di SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team, che Andrea Coruzzi ha incrociato a fine 2019, unico amatore della squadra professionistica di Montemurlo.  


Andrea Coruzzi fa parte, da inizio anno di SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team, un esordio che ha dato i suoi frutti già dalla prima gara disputata, la Mediterranean Epic, in cui il 41enne parmense ha concluso la generale in seconda posizione della categoria Master 40.

 

La carriera da ciclista di Andrea è iniziata con le prime granfondo nel 2013 e fino al 2017 è proseguita nell'ambito della mountain bike, per poi avere un ulteriore crescita nel settore delle granfondo su strada, dapprima con il Team Scott Granfondo e nel 2019 con il Team Colnago-MG.K Vis, quest'ultima squadra nata dalla comune passione e amicizia tra Coruzzi, responsabile del team e il marketing manager del marchio brianzolo, Alessandro Brambilla Colnago.


Anche in SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team la presenza di Andrea Coruzzi è duplice, atleta e sponsor. Con simpatia e genuina passione Andrea, titolare del negozio di gioielli e orologi, Prezioso Parma, ha dapprima lavorato in collaborazione con il management della squadra e poi ha saputo farsi accogliere con favore, integrandosi bene nel team dove è riuscito a farsi apprezzare da atleti e staff. "Pro-Am", professionisti e amatori insieme nella stessa squadra, è stato così anche per il ritiro in altura a Livigno, purtroppo interrotto anzitempo da Coruzzi che si è infortunato durante un'uscita in mountain bike, l'atleta ha perso il controllo della sua Lee Cougan nella discesa verso Trepalle dall'Alpe Trela ed è rovinato a terra, rimediando una frattura scomposta alla clavicola, di otto costole ed un trauma cranico.

 

Andrea Coruzzi alla presentazione di Soudal-Lee Cougan Racing Team 2020


Ciao Andrea, innanzitutto come stai?
"Se si può dire, un po' meglio, sono a casa con la famiglia e mi ritengo davvero fortunato per questo.  So che le prossime settimane saranno abbastanza dure, che dovrò lavorare per tornare in salute, ma il sostegno non mi manca.  Non è stata la partenza ideale per questo ritiro in altura a Livigno, sabato durante un'uscita con Daniele e Tony mentre facevamo ritorno dall'Alpe Trela ho preso una grossa pietra in una discesa ed è diventata fatale. 

 

Una brutta caduta in cui ho perso conoscenza e in cui ho riportato una serie di fratture che purtroppo richiedono tempi lunghi. Peccato perché ero in una buona condizione e alla ripresa delle gare avrei sicuramente migliorato le mie performance. Mi ritengo fortunato in una caduta del genere di non avere riportato conseguenze ancora peggiori e per questo posso ringraziare la qualità dei nostri caschi LAS."

 

Raccontaci come sei approdato in Soudal-Lee Cougan.

"Ho iniziato tardi perché ho praticato per tanti anni l'enduro, poi nel 2013 sono salito per la prima volta su una mountain bike, fin quando ho iniziato a correre le prime gare.  Ho capito da subito che ero portato per questo sport, ho vinto una cinquantina di gare tra strada e mtb, Campionato Italiano UISP, Regionale, Provinciale Cross Country. 

 

Dopo questi traguardi ho cercato qualcosa di più strong, quindi con un pizzico di ambizione sono andato a cercare dei livelli superiori nei seguenti due anni, mirando alle prime posizioni assolute tra gli amatori, poi sostenuto da una base di allenamento molto importante, è venuta l'idea di correre nelle granfondo su strada.  Terminata questa esperienza attraverso un amico ho avuto l'opportunità di conoscere Stefano Gonzi e di aggiungere il mio marchio a quello degli sponsor della squadra con cui sono tornato nel mio habitat naturale, la mountain bike, questa volta con un team importante."

 

Hai iniziato con la mountain bike, poi dopo due stagioni nelle granfondo su strada, sei tornato al fuoristrada, scelta o ripensamento?
"
Il 2019 è stato il mio secondo anno nelle granfondo, ho iniziato bene la stagione concludendo le prime quattro gare tra i primi dieci assoluti, poi purtroppo ho preso la mononucleosi e sono stato costretto a fermarmi per un paio di mesi. 

 

Guarito, mi è venuta la voglia di fare una gara in mountain bike a Sasso Marconi, dopo due anni che non correvo più in fuoristrada ed è andata anche bene, sono arrivato nei 20, secondo di categoria e da li mi è venuta a voglia di tornare a gareggiare con la mountain bike"

 

Sei l'unico amatore di SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team, come si sta in una squadra di professionisti?

"E' vero, sono l'unico amatore in squadra e con tutta sincerità posso dire che nel team nessuno mi fa notare questa differenza. Tutti i ragazzi mi trattano come se fossi come uno di loro, un professionista, mi fanno sentire a mio agio, tutti in squadra sono persone umili con cui è bello e piacevole stare insieme, perché trovi un senso di benessere, una cosa difficile da trovare in altre squadre. 

 

Sono ragazzi veramente alla mano e c'è sempre una bella atmosfera, si scherza e si ride, nessuno fa raffronti come magari avviene in altre squadre, qui veramente c'è il piacere dello stare insieme.  Sono veramente entusiasta di poter godere appieno questa possibilità, anche se resto con i piedi per terra e non dimentico di essere un amatore, è giusto così, stare un passo indietro rispetto a chi della mountain bike ne fa una professione."

 

Andrea Coruzzi durante una tappa della Mediterranena Epic, conclusa al secondo posto

 

Che cosa vuol dire, per te, svolgere attività amatoriale?  Hai mai preso in considerazione il passaggio tra gli Elite?

"Essere amatore ti permette maggior libertà e la mancanza di vincoli con la squadra che possono avere i professionisti. Non parlo per me, visto che mi considero a metà strada tra queste due realtà, perché seguo allenamenti specifici, una nutrizione specifica, un riposo specifico, quindi mi posso considerare come un amatore evoluto, però l'amatore deve sentirsi libero, non dipendere dalla bici, divertirsi e poi se vuole creare agonismo fare qualche gara. 

 

Diciamo che il passaggio tra gli Elite l'ho preso qualche volta in considerazione, in base alle mie capacità, ai miei risultati e al confronto negli allenamenti con dei professionisti, le sensazioni sono positive.  Mi piacerebbe tantissimo, ma purtroppo ho un'età in cui passare Elite sarebbe bizzarro, non nascondo però che sarebbe bello concludere la mia carriera facendo un anno da Elite."

 

Nella tua esperienza su strada hai avuto modo di apprezzare le qualità di alcuni brand che equipaggiano anche le Lee Cougan del team, per te è stata una novità avere l'SRM?

"Nel passare dalla strada alla mountain bike dopo due anni, ho notato veramente una differenza pazzesca. Sono cambiate le geometrie, i pesi, gli angoli, è veramente un altro modo di guidare, devo ammettere che con Lee Cougan mi sto trovato veramente bene, hanno creato un prodotto veramente valido.


Quello che non è stato una novità nel ritorno alla mountain bike è l'SRM, l'ho sempre usato dal 2015 ed è fondamentale per me allenarmi con il power meter tedesco, sono abituato alla precisione dei suoi dati e mi è difficile pensare di uscire in bicicletta senza averlo."

 

Nell'unica gara disputata, la Mediterranean Epic, hai concluso al secondo posto nella categoria Master 40, che esperienza è stata?

"Ho voluto provare un'esperienza nuova, quella di fare una gara a tappe, mai fatta in vita mia, ed è stata una cosa meravigliosa.  Ho condiviso il viaggio, i momenti belli con la squadra, l'atmosfera della gara, tutte cose che ti fanno apprezzare questo mondo.  Per quanto riguarda la gara, sapevo di non poter fare la super prestazione, perché stando fermo due anni dovevo recuperare tutti i meccanismi naturali nella guida di una mountain bike, nonostante tutto sono riuscito a concludere secondo. 

 

In salita guadagnavo sul mio avversario più forte, lo spagnolo Sanchez Sacheda, ma purtroppo in discesa dovevo rendergli metri, anche perché avevo deciso di fare questa gara con una front e questo mi ha penalizzato ulteriormente.  Comunque è andata bene, mi sono divertito e ho fatto un'esperienza che rifarei e se il prossimo anno avrò l'occasione di ripeterla, cercherò di conquistare la prima posizione."

Altre News