Che differenza c'è tra una SFR ripetuta a 40 rpm e una a 55 rpm? Risponde il nostro esperto.

Il consiglio del Trainer "Amico", puntata nr. 31. Il Dott. Alessio Cellini e suo fratello Marco, ogni settimana risponderanno alle vostre domande, riguardanti la preparazione atletica nella mountain bike

"Il consiglio del Trainer Amico", attraverso questa Rubrica il nostro Staff dedicato alla preparazione atletica in mountain bike e con la bici da ciclocross, risponderà ai vostri quesiti. Una domanda alla settimana, tutte le settimane, sempre il lunedì.

 

Domanda di Luca Bottega.

 

La mia domanda è semplice e spero non banale. Che differenza c'è tra una SFR (Salita, forza, resistenza) eseguita a 40 RPM con una frequenza cardiaca che va dal medio/medio basso ed una sfr eseguita a 55 RPM con frequenza cardiaca alla soglia o in prossimità?

 

 

Ciao Luca

 

La modalità originale delle SFR (Salita, forza, resistenza) ideata dal professor Aldo Sassi (scomparso prematuramente a 51 anni nel 2013) prevedeva:

- 6-8 ripetute da 1 a 5 minuti, con recupero di 2-3 minuti (passivo o quasi).


- salita deve essere del 6-8%.


- cadenza di pedalata 35-40 RPM (Revolutions per minute - giri di pedale ogni minuto)


Quindi ogni deviazione da queste specifiche, rappresenta una modifica rispetto all'idea originale, di conseguenza gli effetti voluti ed i risultati saranno diversi.


Detto questo, prima di chiedersi se è più giusta una modalità piuttosto che un'altra, bisognerebbe capire perché una cosa si fa, quale è lo scopo e l'adattamento ricercato, e non farla perché la fa l'amico (che a sua volta la copia da un altro).

 

Tra i principali stimoli ricercati da questo fantastico metodo di allenamento (rivisto, criticato e non, ma di sicuro tra i più diffusi e conosciuti al mondo) possiamo considerare:


- l'elevata forza tensiva (e carico articolare) derivante una cadenza cosi bassa (40rpm)


- l'ipossia generata da tempi di contrazione cosi lunghi (microvasi "strizzati" dalle fibre contratte)

 

La forza tensiva (in questo caso a carico anche di fibre lente) è sicuramente uno stimolo interessante ed in qualche modo "anomalo", infatti non è difficile riscontrare come si perda facilmente familiarità con questo metodo se per un determinato periodo non lo si utilizza più. Il fattore cadenza è certamente importante, cosi come lo è il fattore intensità che dovrebbe restare al di sotto della soglia anaerobica in modo da selezionare un determinato tipo di fibre.


L'ipossia è anch'essa legata al fattore intensità (che determina sia l'entità della contrazione stessa sia il numero di unità motorie coinvolte) e probabilmente in misura maggiore ai tempi di contrazione (cadenza di pedalata) che restano solitamente intorno alle 40/50rpm; questa esposizione sistematica ad una ipossia tissutale genera una serie di adattamenti a cascata sul trasporto dell'ossigeno, sulla funzionalità e proliferazione mitocondriale, ecc..


Infine la pendenza non eccessiva (6/8% massimo) permette una azione fluida, ed una erogazione di potenza senza vuoti (punti morti) che andrebbe a disturbare il fenomeno descritto in precedenza.

 

Alla prossima.

 

 

Hai anche tu una domanda per il trainer sulla preparazione in mountain bike (mtb)?

Se hai una domanda, anche se ti può sembrare banale, scrivici a info@pianetamountainbike.it

 

 

Chi è il Dott. Alessio Cellini che risponde alle vostre domande

 

Alessio Cellini - Trainer- Dott. Alessio Cellini

- Direttore del Centro CTM, Responsabile Area Tecnica

- Dottore in Scienze Motorie

- Dottore Magistrale in "Scienze e Tecniche dell'attività sportiva"

- Direttore Sportivo 3° livello "Categorie Internazionali", Federazione Ciclistica Italiana

- Preparatore Fisico, Federazione Ciclistica Italiana


- Maestro MTB, Federazione Ciclistica Italiana


- Sport Performance Specialist (qualifica Europea EQF 3-4-5)

 

- Slimming Specialist

 

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