POWER-METER MONOLATERALE, CASI A CONFRONTO

LA POTENZA IN BICICLETTA COME MISURA DIRETTA DEL CARICO

 

Ottimizzare l'allenamento, ossia ottenere il massimo risultato con il tempo che si ha a disposizione, è un pò il desiderio di tutti gli sportivi praticanti. Per fare questo abbiamo bisogno di poter lavorare tramite misurazioni precise e ripetibili. Per il ciclista un parametro affidabile è la potenza erogata in Watt, meglio della frequenza cardiaca che è invece influenzata da diversi fattori (interni al soggetto ed ambientali).

 

 

 

Il grafico mostra un allenamento ad intensita' di potenza aerobica massima (PAM), con l'obiettivo di aumentare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). 4 serie di lavoro a potenza costante ma con 4 FC medie e massime diverse.

 

In questo caso la FC (frequenza cardiaca) non è un buon indicatore di sforzo.

 

 

POWER-METER, VARIE OFFERTE DEL MERCATO

 

Dopo l'azienda tedesca SRM, tuttora il primo riferimento a livello mondiale, sono nati diversi sistemi alternativi meno costosi applicati al mozzo posteriore, ai pedali, alla pedivella sinistra, allo spider della guarnitura, alla scarpa, ce ne sono davvero ti ogni tipo.

 

 

Di recente, grazie ad un ridotto costo ed una estrema semplicità di istallazione, si stanno diffondendo i power-meter applicati alla sola pedivella sinistra.

 

Questo tipo di strumenti analizzano in modo raffinato il lavoro compiuto dall'arto sinistro (grazie a estensimetri ed accelerometro) elaborandolo con algoritmi che sostanzialmente raddoppiano quanto letto dal solo arto sinistro.

 

Modificando la tecnica di pedalata si modifica anche il dato di potenza letta sul proprio computerino, e ci si allontana quindi dalla reale potenza erogata.

 

 

 

Purtroppo questi andamenti asimmetrici (simulati) talvolta sono presenti involontariamente nel soggetto, di conseguenza la misura della potenza istantanea/media/massima può risultare errata, e con essa tutti i valori relativi al carico di lavoro della seduta.

 

In sostanza con i misuratori monolaterali la tecnica di pedalata influenza la lettura della potenza erogata, cosa che invece non succede con misuratori classici applicati a pedivella/mozzo/pedali in quanto ciò che leggiamo è sempre la somma del lavoro svolto da entrambi gli arti.

 

 

DUE TEST A CONFRONTO

Abbiamo effettuato una valutazione funzionale in laboratorio (Test Incrementale VO2max) facendo un confronto tra due diversi atleti, utilizzando per entrambi la propria bici montata su un ciclomulino da laboratorio (in foto), periodicamente ricalibrato con SRM science. Ciascun atleta aveva montato sulla propria bici anche un power-meter monolaterale, ossia con il sensore presente solo sulla pedivella sinistra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATLETA 1

 

 

 

 

 

 

ATLETA 2

 

 

 

 

I risultati dei test effettuati dai due atleti sono diversi.

 

L'atleta 1 ha una buona tecnica di pedalata (a basse, medie ed alte intensita'), di conseguenza la misura letta dal proprio power-meter monolaterale e' sempre in linea con quella letta dal nostro ciclomulino da laboratorio. Lo scarto è inferiore al 2%, quindi assolutamente accettabile.

 

L'atleta 2 invece non ha una buona tecnica di pedalata. Analizzando infatti le spinte (tramite SRM torque analysis) emergono degli sbilanciamenti, in particolare un maggior lavoro a carico dell'arto sx a basse/medie intensita', la situazione invece si inverte ad alte intensità con un maggior lavoro a carico dell'arto destro. In sostanza, all'aumentare del carico l'atleta diminuisce l'azione dell'arto sinistro (dove tra l'altro e'applicato il proprio powermeter) e la potenza letta risulta quindi inferiore a quella reale.

 

CONCLUSIONI

 

Il misuratore di potenza monolaterale può essere una valida alternativa solo per atleti sempre ben bilanciati nel lavoro degli arti inferiori (a tutte le intensità meccaniche).

 

 

 

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P.S: In questo articolo abbiamo cercato di spiegare un'argomento molto tecnico ad un pubblico amplio, costituito da non addetti ai lavori (preparatori atletici). Per questo motivo abbiamo cercato di utilizzare un linguaggio il più possibile vicino a quello comune, tralasciando spiegazioni che avrebbero compreso solo i tecnici. Lo scopo è quello di far conoscere le metodologie di allenamento, scendendo dalla cattedra e mettendoci dalla parte della gente comune.

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