LA GESTIONE DELLO SFORZO. LIMITI PRESTATIVI. IMPARIAMO A CONTARE FINO A DIECI

Il Dottor Saverio Ottolini del Centro Sport Attitude in questa nuova puntata analizza un' altro aspetto della preparazione atletica

 

Se dovessi individuare una variabile indispensabile e fondamentale  comune a tutte le attività sportive, sceglierei "l'energia". E' solo grazie all'energia che un muscolo diventa capace di contrarsi, che il cervello riesce a mandare un segnale nervoso, che avvengono addirittura alcuni processi di recupero.


I livelli energetici del nostro organismi sono assai complessi: ogni attività fisica richiede diversi sistemi di deplezione e reintegro delle riserve di energia. Partendo dal cibo, che rappresenta la nostra fonte primaria (ma indiretta) di energia, attraverso quelle che definiamo vie metaboliche, il nostro organismo è in grado di ricaricare le proprie scorte energetiche (abbiamo anche altri sistemi indiretti di "accumulo" energetico, ovviamente rispetto ai "serbatoi" a cui facciamo riferimento).

Durante ogni tipo di attività fisica, la comparsa della "fatica" è direttamente legata ad un calo delle riserve energetiche, oltre ovviamente ad una serie di altre modificazioni a livello fisiologico e neuromuscolare.

 

Dobbiamo sempre considerare che, durante esercizio, vi sono due principali riserve di energia principalmente utilizzate:

-       I fosfageni ATP e PC, immagazzinati nelle cellule muscolari;

-       Il glicogeno, immagazzinato in grandi quantitativi sia nel muscolo che nel fegato.

Non vengono inclusi in questa lista altri serbatoi (lipidi ecc.), in quanto, pur essendo mobilizzati ed utilizzati, sono comunque attivati in forma indiretta, ma, soprattutto, il loro ripristino non avviene immediatamente nelle fasi di restauro, ma durante successive fasi metaboliche (a lungo termine).


La ricostituzione delle riserve immediate di ATP e PC, consumate durante esercizio, può addirittura avvenire in pochi minuti, e, mediante allenamenti mirati e adattamenti dell'atleta, anche durante fasi di recupero attivo durante la prestazione stessa!!! Questo ci porta a capire che queste riserve energetiche non possono costituire un limite assoluto al nostro allenamento o comunque lo possono condizionare solo in modo parziale. Un giusto programma alimentare e di integrazione, è più che sufficiente a garantire all'atleta di effettuare addirittura doppi allenamenti giornalieri senza assolutamente avere problemi energetici generali.


Se consideriamo le nostre riserve energetiche globali, potremo addirittura verificare che, grazie ad adattamenti metabolici dei nostri sistemi di produzione di energia, il nostro "motore" è addirittura capace di adattarsi o comunque di riconvertire diverse "benzine" nel carburante a lui più idoneo. Ecco quindi che, terminati gli zuccheri, c'è una partecipazione delle scorte lipidiche o addirittura  una metabolizzazione di alcuni aminoacidi e proteine. Anche qui il limite di efficienza e di capacità del nostro fisico è veramente enorme, e può essere seriamente messo in crisi solo in prestazioni di "ultra-endurance", o nel caso di abitudini alimentari totalmente scorrette.

 

 

 

Per meglio affrontare questo l'argomento, dobbiamo anche riprendere alcuni concetti base sul controllo nervoso della funzione muscolare.

Il nostro sistema nervoso è composto dall'encefalo e dal midollo spinale e la sua unità anatomica di base è il neurone o cellula nervosa. Un impulso nervoso è una modificazione dello stato elettrico della cellula nervosa.

Per avere un qualsiasi riflesso motorio (nel suo concetto più semplice) è necessario che venga generato un segnale sensoriale dal Sistema Nervoso Centrale e che, mediante un neurone afferente, venga stimolato un neurone efferente o motore che determina la risposta muscolare. Tutti gli impulsi nervosi vengono trasmessi da un neurone all'altro o da un neurone ad una fibra muscolare tramite trasmettitori chimici.

 

Questo è un riassunto fin esasperato del funzionamento del nostro sistema nervoso, che rappresenta uno dei sistemi più complessi di tutto il nostro organismo (tanto che ancora alcuni processi devono essere completamente indagati e spiegati).

 

Una parte del nostro sistema nervoso, dotato di funzione indipendente, viene chiamato Sistema nervoso autonomo: esso partecipa al controllo di attività quali il movimento e la secrezione degli organi viscerali, la termoregolazione, ma entra anche in aiuto di alcune funzioni proprie del Sistema Nervoso Centrale.

Molte funzioni sono infatti direttamente dipendenti dalle emozioni, e possono quindi avere diretta dipendenza da un particolare stato mentale.

 

Come ultimo concetto vorrei ricordarvi che tutti i nostri muscoli sono in possesso di organi di senso; il dolore che viene avvertito a livello muscolare in un muscolo affaticato o che sia stato vigorosamente contratto è dovuto alla stimolazione degli Algorecettori, recettori dolorifici che si trovano non solo nelle stesse fibre muscolari ma anche nei vasi sanguigni (nelle arterie e non nelle vene) che irrorano le fibre muscolari, oltre che nel tessuto connettivo.

 

Ripresi questi concetti di base, possiamo capire come i livelli energetici possano influire sia direttamente sulle fibre muscolari, che sulla loro attivazione nervosa.

 

Tornando ora sulla considerazione che i limiti prestativi e di capacità dei nostri serbatoi energetici sono ALTISSIMI, possiamo finalmente capire come MOLTO spesso, la fatica e la sensazione di mancanza di energia durante allenamento siano dovute più ad un processo di stanchezza e deconcentrazione mentale, che ad un vero e proprio calo fisiologico e metabolico.

 

Se pensiamo che, un determinato grado di attivazione mentale e di concentrazione sono in grado di far produrre maggiore adrenalina ed endorfine al nostro organismo, possiamo capire come spesso vi sia una dipendenza diretta della nostra capacità di "faticare" e di riuscire a portare a termine un determinato lavoro, con il livello elevato di stimolazione somatica e psichica.

 

Soprattutto per atleti giovani, e per gli amatori, è spesso difficile riuscire a capire quando veramente ci avviciniamo al nostro limite prestativo, e quanto effettivamente il nostro fisico sia in grado di sopportare ancora un determinato stress. Capita così molto spesso che, anche per un atteggiamento "preventivo" e di "difesa", molti atleti non riescano mai ad esprimere al massimo le loro capacità, oppure non riescano a migliorare progressivamente i loro livelli massimali di prestazione.

Molto spesso, in particolare durante allenamento, quando vengono raggiunte determinate soglie di dolore o di fatica, è proprio la nostra mente che ci fa desistere dal procedere, anche se "fisiologicamente parlando" avevamo ancora energie, ma soprattutto i nostri processi metabolici muscolari e cardio respiratori erano in grado di poter spingere oltre!!!

 

PROVIAMO A CONTARE FINO A DIECI

 

Può sembrare una battuta, ma uno dei primi consigli che do agli atleti più giovani, nel caso di allenamenti molto intensi, in cui si debbano raggiungere picchi massimali, oppure si debbano effettuare delle prove cronometrate o Test, è, nel momento in cui si pensa o si sta per decidere di mollare....di contare fino a dieci. Potete stare sicuri che, anche se la conta verrà fatta molto velocemente, tutti arriveranno a mollare dopo aver contato. Questo ci dimostra come in realtà , anche solo spostare per un attimo la concentrazione, dal dolore e dalla fatica, su un'altra cosa, può concederci ancora un ulteriore fase di sforzo, ma soprattutto ci aiuta a capire che il momento in cui avremmo staccato la spina, non era assolutamente il nostro reale limite, ma solo un limite imposto in quel momento dalla nostra mente.

 

Riprendendo tutti i concetti analizzati, possiamo capire come la concentrazione e lo stimolo mentale, portino a determinati stati di attivazione metabolica (ad esempio la produzione di adrenalina e di endorfine arriva a tamponare l'attivazione degli algorecettori e quindi anche la sensazione di fatica e di dolore muscolare vengono attenuati), che influiscono direttamente sulla prestazione.

 

Ovviamente, ci sono moltissime strategie per riuscire a gestire mentalmente gli allenamenti e le gare. Numerosi studi e teorie della Psicologia delle sport indagano e sviluppano vere e proprie metodologie di allenamento mentale (Mental Training) e codificano anche dei supporti esterni per gli atleti (Mental Coach) che aiutino ad imparare e a lavorare anche mentalmente.

Per atleti amatori, anche la sola presenza di un altro atleta in allenamento o comunque della squadra (soprattutto nei settori giovanili) diventa un aspetto fondamentale, in quando subentra anche un aspetto legato alla competizione fra pari, all'orgoglio personale...tutte variabili che devono essere gestite e convogliate in modo proficuo e positivo, al fine di avere sempre stimoli nuovi, e molta motivazione.

 

Dottor Saverio Ottolini



Mail: supertraining@virgilio.it


-Diplomato I.S.E.F. (SCIENZE MOTORIE)

 

-Preparatore atletico  - Maestro MTB (F.C.I.) - Direttore sportivo (F.C.I.) -Istruttore atletica (FIDAL)

 

-Ricercatore in ambito "attività motorie, fisiologia dello sport, preparazione atletica e sviluppo del training "

 

-RESPONSABILE Centro Sport Attitude  Centro di Preparazione Atletica, specializzato in valutazione funzionale, analisi dei fattori della prestazione, gestione, programmazione e ottimizzazione dell'allenamento,  gestione globale dell'atleta e dei team in generale, servizi per lo sport.

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