COSA PENSIAMO DAVVERO DEL PRIMO CAMPIONATO ITALIANO GRAVEL

Al primo campionato italiano gravel della storia diamo un voto positivo perché è stata una bellissima esperienza e un evento che per essere un pioniere è sicuramente riuscito…però c’è un “però”...

Al primo Campionato italiano gravel della storia diamo un voto positivo perché è stata una bellissima esperienza e un evento che per aver fatto da apripista è sicuramente riuscito...però c'è un "però": del gravel come lo intendiamo noi ha avuto ben poco, se non le biciclette (che puoi vedere cliccando QUI).

 

 

Precisiamo, a PianetaMTB.it siamo biker e in quanto tali arriviamo da anni e anni di fuoristrada, abbiamo abbracciato fin da subito il gravel perché è qualcosa di nuovo, fresco, che portava ( e porta) qualcosa di nuovo al mondo del ciclismo.


La novità non è il fatto di andare fuoristrada con una bicicletta drop-bar, quello è stato l'inizio della MTB come ci ha mostrato John Tomac a Durango nel 1990 e come ci mostrano ogni inverno Wout Van Aert e Mathieu Van Der Poel, piuttosto ha portato l'idea di non avere un'idea precisa, ma semplicemente prendere andare e essere pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Ecco, questo per noi è il gravel: andare.

 

 

Ci piace l'agonismo, quello con la A maiuscola, quello stampato sulle felpe di Swatt Club, quello che ci fa essere tirati a lucido alla partenza di ogni gran fondo anche se ci alleniamo solo 2 ore a settimana, siamo Amatori fino al midollo e di conseguenza pensiamo che anche nel Gravel un po' di agonismo sia solo positivo e per questo l'idea di avere un campionato italiano, ma anche uno Mondiale, non ci dispiaceva affatto.

 


Il problema è che quello che abbiamo visto ad Argenta era un gravel molto diverso da quello che ci saremmo augurati. La gara ferrarese è stata come una gara su strada in tutto e per tutto, stesse dinamiche, stesse velocità e tattiche, solo su un fondo sterrato. Mancava solo il cambio ruota neutro.

 

 

Addirittura si partiva alle 11.30 e chi arriva dal mondo off-road forse non ha mai fatto una gara con partenza così tarda... anzi prima si parte meglio, alle 11.30 si inizia a sentire il profumo del traguardo. Su strada invece è spesso il contrario, partenza in tarda mattinata e arrivo nel pomeriggio, giusto giusto per il the.

 

Anche dal punto dal nostro punto di vista di giornalisti di mtb ci siamo trovati dentro a un mondo che non conoscevamo, dove per seguire la gara serviva essere in moto o in ammiraglia, seguirlo come si segue una Marathon MTB, ovvero a bordo pista tagliando tra un passaggio e l'altro in macchina, era praticamente impossibile e questo per noi di PianetaMTB.it era inusuale.

 

 

VITTORIA MERITATA QUELLA DEGLI STRADISTI

Hanno vinto gli stradisti, lo hanno meritato davvero, anche perchè erano loro ad avere il passo giusto, la cadenza di pedalata e l'abitudine a tenere medie ben oltre i 35 km/h per molto tempo. I biker non sono andati male, ma non hanno brillato. I protagonisti del gravel mondiale, quello cui facciamo riferimento quando pensiamo alla disciplina, non c'erano.... e questo è sintomatico del fatto che di gravel ad Argenta c'erano le biciclette e la voglia di fare qualcosa di nuovo e unico, ma non c'era la disciplina.

 

 

La Federazione giustamente ha trovato un organizzatore volenteroso di sobbarcarsi tutti gli oneri di mettere in piedi un evento che sulla carta sarebbe potuto essere anche un vero e proprio flop (per fortuna non è andata così) e che ha deciso di lanciarsi in un'avventura ben conscio che non sarebbero mancate le critiche. Siamo contenti che FCI abbia risposto velocemente alla chiamata del gravel e che in questa nuova disciplina ci creda, ma siamo anche convinti che abbia scelto anche la strada più facile, quella di creare una gara con caratteristiche che già conosce e sa gestire.

 


Un Italiano Gravel sulla falsariga di una granfondo su strada, condita con polvere, sterrato e copertoni da 42c (anzi... neanche perchè gareggiavano quasi tutti con 40C o 35C) dov'è mancato completamente il gusto dell'avventura tipico del gravel, o meglio del gravel che intendiamo noi.

 

 

 

COSA AVREMMO VOLUTO VEDERE?

Noi avremmo invece voluto vedere una gara in stile Unbound (e non citiamo questa gara a caso visto che è il mondiale non ufficiale del gravel) una gara da 300 e passa km, con un terreno tecnico dove la scelta di pneumatici e set up della bici fosse molto importante, una gara di durata dove non conta la media oraria, ma piuttosto quanto un biker sia capace di soffrire in sella, di adattarsi alla noia di pedalare da solo su una strada ampia e monotona, magari anche con qualche tratto in notturna.

 

Photo ©brandonvanhaeren

 

Avremmo voluto vedere molte più biciclette con borse da bikepacking per affrontare ogni imprevisto. Avremmo voluto vedere Mattia De Marchi, Omar Di Felice e Asja Paladin al via, gente che di gare gravel durante l'anno ne fa davvero tanto.

 

Sappiamo bene che organizzare una gara del genere e normarla è facile sulla carta, ma nella realtà è uno sforzo titanico, soprattutto se ci si aspetta uno standard da Campionato Italiano.

 

Non è che queste gare manchino sul nostro territorio ci sono eventi come Jeroboam Gravel Challenge ad Asiago, il famosissimo Tuscany Trail, ma anche eventi che modificati potrebbero trasformarsi in veri e propri percorsi leggendari, parlo delle varie NovaEroica oppure LostInPrealps o ancora MarcheTrail.

 

 

Certo, sono eventi "fuori" dai radar della Federazione e probabilmente neanche sarebbero interessati a entrare sotto al suo ombrello perchè c'è sempre quest'idea (forse sbagliata) che diventare una gara e non un "raduno" si poco cool (e soprattutto molto molto più difficoltosa come organizzazione).

 

Ma riuscire a trovare una via di mezzo, un punto d'incontro per creare delle gare Gravel che siano diverse da tutto il resto e che portino qualcosa di nuovo al ciclismo offrendo uno sfogo agonistico senza però andare a snaturare l'idea di prendere e andare, in autonomia, con la distanza e la durata come avversario più temibile.

 

 

Questa è la nostra idea di gravel, ma i sorrisi a fine gara domenica a Argenta erano tanti e quando si finisce una gara col sorriso vuol dire che ci si è divertiti, ed alla fine lo scopo del ciclismo è proprio divertirsi, tutto il resto è chiacchiera da bar, ma di quelle che ci piacciono tanto tanto.

 

 

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