LE MOUNTAIN BIKERS DOMINANO IL TOUR DE FRANCE FEMMES 2025

Dalle Cape Epic alla maglia gialla, il Tour Femminile parla sempre più off-road: Kim Le Court e Pauline Ferrand-Prévot dimostrano che il background da biker è un’arma vincente anche sulle strade francesi

Il Tour de France Femmes 2025 ha parlato decisamente la lingua della mountain bike. Un dominio costruito in fuoristrada e portato fino ai Campi Elisi da due protagoniste con radici ben piantate nella polvere dei trail: Kim Le Court e Pauline Ferrand-Prévot.

 

©Team Visma | Lease a Bike Women | Jered & Ashley Gruber

 

Due nomi familiari a chi segue il mondo della MTB, che nel corso delle nove tappe hanno fatto capire a tutti che la scuola off-road è ormai un fattore chiave anche nel ciclismo su strada.

 

Kim Le Court: dalla Cape Epic alla maglia gialla

Per gran parte della corsa, la maglia gialla è rimasta sulle spalle di Kim Le Court, ex biker 29enne originaria delle Mauritius e da anni attiva nelle marathon e nelle corse a tappe più dure del calendario off-road. Il pubblico italiano l'ha conosciuta soprattutto per i podi alla Cape Epic e Swiss Epic, ma in Francia ha messo in mostra un'altra dimensione: visione tattica, grande capacità di gestione e soprattutto solidità.

 

 

Qualità maturate nei lunghi giorni polverosi delle gare africane, che in questa edizione del Tour Femmes l'hanno portata a indossare la maglia gialla per sei tappe consecutive. Un segnale forte: la mentalità da biker funziona anche sulle salite asfaltate.

 

Pauline Ferrand-Prévot: la GOAT sale in cattedra

Poi però è salita in cattedra Pauline Ferrand-Prévot, una che di strade ne ha viste tante... ma sempre con una ruota tassellata sotto. Campionessa olimpica in carica di MTB, detentrice di titoli mondiali in praticamente ogni specialità del ciclismo, Pauline ha firmato una delle vittorie più emozionanti della sua carriera nella nona e ultima tappa del Tour de France Femmes 2025. Una cronometro conclusiva che l'ha vista imporsi con autorità, sigillando non solo il successo di giornata, ma anche la vittoria finale nella classifica generale.

 

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Il pubblico francese l'ha accolta come un'eroina nazionale, ma per chi segue la MTB, quella di Prévot non è stata una sorpresa: la sua completezza, la capacità di leggere le gare e di spingere forte ovunque - su radici, rock garden o tornanti asfaltati - l'hanno sempre resa una delle atlete più forti, e ora anche una vincitrice del Tour. È la prima biker della storia a riuscirci, e anche la prima donna francese a vincere il Tour de France Femmes.

 

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Le strade si sporcano (in senso buono)

In questo Tour Femmes, per la prima volta, la narrazione è cambiata: le biker non sono più outsider, ma protagoniste totali. Le due protagoniste assolute arrivano dall'off-road, ma non è un caso isolato. Sempre più atlete con background nel cross-country stanno facendo la differenza anche su strada (vedi Puck Pieterse che ha vinto la Freccia Vallone), portando in gara una mentalità aggressiva, una tecnica sopraffina e una resistenza sviluppata tra dislivelli e terreni variabili.

 

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Il futuro è misto

Il successo di Pauline Ferrand-Prévot e la performance solida di Kim Le Court dicono una cosa chiara: i confini tra le discipline si stanno sciogliendo. Oggi più che mai, saper andare forte in MTB non è solo "allenamento alternativo", ma un vantaggio competitivo vero. Il ciclismo moderno non è più solo watt e asfalto, ma anche flow, controllo e capacità di improvvisazione. Esattamente quello che si impara tra i sassi.

 

E se il presente del ciclismo femminile parla la lingua delle mountainbiker, il futuro potrebbe essere ancora più ibrido. Anzi, misto.

 

 

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