“SECONDA STELLA A DESTRA” CAPOLIVERI XCO ATTRAVERSO GLI OCCHI DI CHI NON CONOSCE LA MTB

Prendi una giornalista “stradista”, portala tra la polvere e il fango dell'Isola d’Elba e catapultala dentro un mondo sconosciuto a raccontare quello che ha visto con la pancia, sentito con il cuore e assaporato con l’olfatto. Miriam Terrezzi ci racconta la SUA Capoliveri Legend Cup XCO

Miriam Terruzzi è una “stradista”, una giornalista che considera porno Eddy Merckx con la maglia Molteni, Jacques Anquetil in bicicletta e Tom Pidcock che impenna (cosa che già la porta un po’ nella MTB).

 

@Miriam Terruzzi

 

Miriam però non ha mai scritto di mountain bike, almeno non di XCO racing come quello di Internazionali d’Italia.  Se noi siamo ormai assuefatti alle whippate di Nino e al rumore assordante dei rulli in partenza, per lei tutto questo è nuovo… anzi ERA, perché a Capoliveri lei era a bordo pista insieme a noi e questo è quello che lei ha sentito con le viscere durante la seconda tappa di Internazionali d’Italia Series 2023.


Buona Lettura.


SECONDA STELLA A DESTRA 

Appena esce il sole, il profumo della macchia mediterranea si fa intenso come quando scendi in spiaggia ad agosto nelle prime ore del pomeriggio e ci sono le cicale, la gente dorme e il mare è blu da impazzire. Probabilmente il mirto e la ginestra qui crescono percossi dal vento e indisturbati da millenni, mentre l’isola da questa prospettiva fa sentire tutti dei naufraghi capitati qui per caso, portati dal vento, perduti dalle navi.

 

Il tracciato di Capoliveri è una specie di montagna russa dove a tratti si vede il mare, a tratti la roccia, con le gole profonde e la terra più rossa del sangue, come se fosse il Far West e dovessero comparire nugoli di Cherokee da un momento all’altro. Ma qui la battaglia non riguarda pistole o cavalli, piuttosto l’adrenalina e l’inseguimento folle del giro. 

 

@Miriam Terruzzi


Il lato poetico è sicuramente quello del salto nel blu, una spaziale illusione ottica che ti fa pensare di doverti buttare letteralmente a capofitto giù dalla scogliera. Invece dall’altra parte la via continua come se niente fosse - o quasi - pronta a giudicarti nel caso ti fossi lasciato prendere troppo dalla paura, una cosa che devi imparare a superare presto, soppiantandola con l’abilità.


Di contro, la parte più razionale è il vertiginoso rock garden che proietta direttamente al traguardo senza se e senza ma. Cervello e cuore possono andare all’unisono qui e il flow li lega come il filo rosso delle anime destinate a stare insieme per sempre. 

 

Questo è uno dei pochi trail - forse l’unico - che comincia in discesa, una rampa di lancio nata e cresciuta per la velocità, per i folli che non hanno tempo - o bisogno - di respirare. Il giro si fa in un lampo, dal punto più basso a quello più alto in quindici minuti scarsi, meno se ad aprire il gas è Nino Schurter, venerato in modo ossessionante come un dio in terra.

Nino. Nino. Nino. Nino.

Una cantilena continua che scandisce i passaggi: tutti lo cercano, tutti lo pregano per una whip come se fosse una benedizione e lui lo sa. È il Peter Pan di questa isola e loro sono i suoi bambini sperduti in cerca di storie, di un piccolo pretesto per dimenticare il tempo che passa, per vivere di evoluzioni e follia.

 

@Miriam Terruzzi


Perché crescere a volte vuol dire smettere di desiderare, di provare a superare i limiti, di sentire. E se qui non riesci ad avvertire il filo invisibile che ti collega alle traiettorie sei fregato. 


Titouan Carod insegue ad ogni metro, incollato alla maglia arcobaleno giro per giro ma è impossibile stare dietro ad un jet in rampa di lancio. È dall’inizio che la gente aspetta solo l’istante esatto in cui Nino andrà via da solo, con lieve crudeltà pregusta il momento in cui darà la scudisciata finale al suo avversario. Quando finalmente succede, è un big bang che risucchia tutto, non esiste più niente se non l’azione pulita, come se il difficile fosse incredibilmente facile. Giù in picchiata libera dal Rock Garden e poi il rettilineo finale liscio come l’olio, è così che si possono chiudere gli occhi e risentire il boato di dieci campionati del mondo su per la schiena come un brivido. 

 

@Miriam Terruzzi


I bambini impazziscono, lo sommergono letteralmente e lui li lascia fare, un campione si capisce da questo, non è solo un idolo, è ispirazione, quello che vuoi essere, come vuoi diventare. Mentre si alza il vento della sera e il tracciato viene rimangiato dalla selvaggia atmosfera dell’entroterra, loro continuano ad acclamare il loro idolo, come se non esistesse una fine, come se il sole non dovesse tramontare mai. 


La luna è rotonda e gialla sopra il mare mentre la notte dell’Elba crea l’illusione che questa isola galleggi nel nulla di un cielo proprio come quella dei bambini che volano diritto fino al mattino, mescolando i sogni con la realtà alla ricerca di un posto dove whippare ed essere felici.

 

@Miriam Terruzzi

 

Leggi Miriam nel suo blog: emialzosuipedali.com

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