Südtirol Sella Ronda Hero: Un giorno di passione per un anno da "HERO"!
Tante storie, tante peripezie, tante emozioni in questa Sellaronda 2013, ma una cosa accomuna tutti quelli che l'hanno portata a termine, da Leo Paez all'ultimo arrivato tra gli applausi degli addetti ai lavori che già stavano smontando la zona traguardo: essersi guadagnati l'appellativo di HERO.
Selva di Val Gardena (BZ): Per i professionisti può essere la vittoria che vale una stagione. Per gli amatori più forti può essere il risultato di prestigio da esibire nel proprio palmares. Ma per la maggior parte dei bikers che decidono di presentarsi a Selva di Val Gardena è la sfida contro se stessi, che vale un anno intero di allenamenti. E' la marathon più spettacolare d'Europa, è la Sudtirol Sellaronda Hero.
A Selva di Val Gardena, il 22 giugno, si sono presentati 3013 bikers provenienti da tutta Europa. Un numero chiuso, imposto dall'organizzazione per accogliere nel migliore dei modi ogni singolo partecipante a questa sfida estrema della mountain bike. Una quantità di iscritti che avrebbe potuto anche essere raddoppiata, visto come sono andati a ruba i posti disponibili in meno di un mese, nel lontano ottobre 2012, all'apertura delle iscrizioni.
Si, perchè la Sellaronda non è una gara che si può improvvisare: 84 km per 4300 metri di dislivello, in ambiente severo di alta montagna, necessitano di allenamenti mirati e programmati con largo anticipo. Per molti è l'appuntamento che vale tutta la stagione, per tanti è la sfida più dura di tutta una carriera in mtb, o ancora, la trasferta più o meno lontana abbinata magari ad una mini vacanza con la famiglia tra quelle Dolomiti che sono il paradiso per gli amanti della montagna.
E la curatissima e attentissima organizzazione dell'evento, impersonata dai ragazzi dell'Associazione sportiva dilettantistica Sellaronda Hero, fa di tutto per coccolare ogni partecipante, sin dal momento dell'iscrizione. Un sito accattivante e completo, un servizio di aggiornamento costante tramite mail dei fatti salienti che precedono l'evento e una campagna pubblicitaria d'impatto non sono che l'antipasto di quello che aspetta il biker appena entra in Val Gardena.
Al venerdì gli striscioni della manifestazione ci accolgono in ogni paese che si attraversa salendo la valle, e contemporaneamente, un sms dell'organizzazione ti da il benvenuto alla Sudtirol Sellaronda Hero. Appena si entra a Selva di Val Gardena si è letteralmente ingoiati dal clima di festa, con il paese totalmente addobbato per la manifestazione: striscioni, biciclette verniciate agli angoli delle strade, vetrine allestite a tema, tutti gli addetti alle strutture ricettive vestiti rigorosamente con abiti personalizzati della Sellaronda.
Gruppi di "fanatici" della mtb riempiono le strade e le vie del paese: chi ritira il pettorale, chi si fa un giretto di defaticamento pregara, chi visita a piedi il paese sfoggiando già la maglietta del pacco-gara o il gadget acquistato allo stand che vende moltissimi prodotti personalizzati Sellaronda. Un simpatico caos che trasforma per due giorni Selva di Val Gardena in un formicaio brulicante di appassionati della mtb.
Il pacco-gara vale da solo il prezzo dell'iscrizione: una maglietta tecnica firmata Gore Bike Wear e il borsone "Hero Bag", consegnato dalle ragazze Hero con tanto di decalcomania sugli zigomi, sono un ottimo inizio: un tale clima di esaltazione generale è lo stimolo giusto per dare il massimo, per portare a termine ad ogni costo questa Sellaronda 2013, e fregiarsi del meritato appellativo di "Hero".
Le sveglie suonano presto, molto presto, il sabato mattina: la partenza è alle 7,50 e si inizia a ingerire calorie alle 5,30. Dalle 7 le griglie iniziano a riempirsi, ci si veste bene per tenersi caldi, gambali e maniche lunghe per tutti, perchè ai 1563 mt di Selva, alla mattina presto, l'aria è frizzante.
I più preparati hanno le tasche semivuote: tutti sanno che i ristori alla Sellaronda sono numerosi e fornitissimi, e si possono trovare borracce di ricambio già riempite di sali, coca cola, barrette, frutta secca, gel e ogni altro ben di Dio. I meno allenati sono preparati invece ad una battaglia più lunga: tasche strabordanti e zainetti colmi di cibo e vestiario sono consigliati per non farsi cogliere impreparati da una crisi di fame lontano dai ristori, o da un probabile temporale pomeridiano, cosa non rara sulle Dolomiti, anche se il cielo del mattino è limpido e di un azzurro intenso.
La musica tribale ad alto volume da il ritmo ai battiti del cuore e da la carica giusta, proprio quella che serve per lanciarsi subito sulla prima salita verso Dantercepies. Una salita subito ripidissima, che fa capire a gambe e fiato che oggi l'appellativo di "Hero" non verrà regalato a nessuno. Le pendenze sono spesso sopra al 20%, si sfiora anche il 30% in alcuni punti, e già qui sono in molti a spingere per lunghi tratti la bicicletta. Nessuno può fare a meno di notare la maglia tricolore di Ragnoli alzare bandiera bianca: il campione italiano marathon non sta bene da alcuni giorni e il Dantercepies lo respinge subito senza pietà.
Prima della discesa al Passo Gardena e a Corvara è d'obbligo mollare un attimo la concentrazione, perchè in questa tersa mattinata di inizio estate il gruppo del Sella si erge maestoso di fronte a noi, con le sue pareti verticali e i suoi canaloni ancora carichi di neve: uno spettacolo impareggiabile! La picchiata su Corvara ci fa capire che anche in discesa non si potrà tirare troppo il fiato: se la parte finale è molto veloce, il primo tratto è uno stretto single track insidioso: oggi bisognerà essere degli "Hero" anche in discesa.
A Corvara si ricomincia a salire, inevitabile: ma la sterrata verso Pralongià, seppur a tratti molto ripida, pare pedalabile e sembra dare fiducia. Se si continua così si può fare, l'importante è ricordarsi di bere regolarmente per scacciare i crampi (che tanto arriveranno lo stesso, prima o poi), e di mangiare spesso, per dare benzina ai nostri muscoli. Anche il Campolongo è fatto, ma non siamo ancora a metà. Chi è già stato al Sellaronda ha avvertito tutti: occhio alla terza salita, è la più dura!
Quando la strada ricomincia a salire, ad Arabba in direzione del Sourasass, meglio procedere con calma, ci aspetta il tratto più duro. Appena si lascia l'asfalto per entrare nella pineta, gli occhi si alzano verso l'alto a scrutare la strada che sale con pendenze impossibili: non si scende mai sotto il 20%, e per lunghi tratti si viaggia intorno o oltre il 30%. Solo i migliori pedalano praticamente tutto, seppur con enorme fatica, mentre i comuni mortali spingono la mtb per decine e decine di minuti.
Molti vengono respinti dal "mostro" e tornano indietro sconfitti, magari con la catena in mano e una lacrima sul viso. Chi continua trova conforto nei panorami maestosi che si aprono davanti agli occhi.
Servono rapporti agili per il Sellaronda: per salvare le gambe in questi tratti, o per tentare di pedalare il più possibile, è consigliabile montare una guarnitura 22-36. Chi ha tenuto rapporti più lunghi sale a 30 pedalate al minuto, oppure spinge per lunghi tratti la mtb.
Siamo già intorno ai 3000 metri di dislivello superato, le ore in sella e la fatica si fanno sentire: siamo nella fase in cui le gambe cominciano a mollare, e bisogna iniziare a pedalare con la testa, la determinazione e la forza di volontà. Non si è mai da soli, con 3013 partenti si è sempre in compagnia, e in mezzo a tante imprecazioni per le pendenze impossibili, qualche battuta ironica aiuta a smorzare la fatica. Capita poi che qualcuno del pubblico, a tratti numeroso, ti inciti chiamandoti per nome e cognome, come se ti conoscesse da una vita: ha semplicemente letto il tuo nome sulla targhetta porta numero personalizzata, ma ti da comunque una buona dose di forza e coraggio per andare avanti.
Neanche una colata di cemento in prossimità dello scollinamento al Sourassas aiuta a salire in sella, le pendenze sono veramente da ribaltamento. C'è chi spinge la mtb anche per un ora, la velocità media si abbassa e i chilometri non passano mai. Ma che bello però, passare tra due muri di neve tagliata appositamente per far transitare questo branco di aspiranti Heroes, o scollinare su una salita mitica come il Pordoi.
La discesa su Canazei è la più bella di tutta la gara: tosta, tecnica al punto giusto, tutto da guidare per 10 minuti di puro divertimento, fa esaltare gli amanti del downhill. La Val di Fassa ci catapulta sull'ultima salita: manca poco, c'è ancora da scalare il Duron ma ormai il più è fatto. Anche se le forze sono ridotte al lumicino per tutti, bisogna farsi forza perchè solo più 20 km ci separano dal diploma di Hero!
Ma non c'è niente da fare, bisogna rassegnarsi: il Sellaronda è micidiale in ogni suo chilometro, e la salita al Duron con le sue pendenze terribili e il fondo dissestato, oltretutto dopo tante ora in sella, diventa un calvario. Ma non si può mollare, dalla cima sarà praticamente fatta. I primi passano tranquilli sotto il sole, poi il cielo si copre improvvisamente e da metà pomeriggio sul Duron si scatena l'inferno: pioggia, grandine, freddo, lampi e tuoni. Con le forze al minimo questa è la mazzata finale. Ma la voglia di diventare Hero è più forte di qualsiasi avversità, e l'esercito dei bikers continua a testa bassa verso il traguardo di Selva, sporco, infangato, infreddolito, tremante, ma determinatissimo! Alcuni cedono e vengono respinti dal freddo, più che dalla fatica, a pochi chilometri dal traguardo, prontamente soccorsi e riscaldati dalla croce rossa.
A Selva il primo a tagliare il traguardo a braccia alzate è il fortissimo colombiano Leonardo Paez con il tempo strabiliante di 4h32', ma dopo il suo arrivo continueranno a tagliare il traguardo, per altre 8 lunghissime ore, tantissimi altri "sopravvissuti" alla battaglia. Chi sotto il sole, chi sotto la pioggia, tutti accolti da un ricchissimo ristoro e da una bella birra media che sembra togliere quella poca lucidità rimasta, se non si scoprisse che è analcolica poco dopo.
Ma ormai la gioia per aver portato a termine questa sfida estrema è più forte di qualsiasi altro sentimento. Molti hanno passato ore sotto la pioggia e arrivano quasi in ipotermia, e la croce rossa ha il suo bel da fare a soccorrere e distribuire teli termici a destra e a manca. Ci sono gli amici e i famigliari che accolgono i loro eroi con applausi, abbracci e striscioni, c'è chi non si regge più in piedi per aver pedalato oltre 10 ore, c'è chi ha ancora la forza di un balletto a tempo di musica.
Tante storie, tante peripezie, tante emozioni in questa Sellaronda 2013, ma una cosa accomuna tutti quelli che l'hanno portata a termine, da Leo Paez all'ultimo arrivato tra gli applausi degli addetti ai lavori che già stavano smontando la zona traguardo: essersi guadagnati l'appellativo di HERO.