La Red Bull Rampage 2025 sarà ricordata come uno degli eventi più intensi - e controversi - della storia del freeride. L'aria nel deserto dello Utah era carica di tensione fin dal primo drop, ma pochi si aspettavano che la gara sarebbe stata interrotta dopo due pesanti incidenti che hanno riportato alla luce la domanda che aleggia da anni: quanto è troppo?

©Bartek Wolinski / Red Bull Content Pool
Già nella gara femminile sono state ben 3 le atlete infortunate, ma in quella maschile Adolf Silva ed Emil Johansson sono rimasti vittime di due violentissime, e potenzialmente pericolosissime, cadute. Tutti e due sono stati soccorsi immediatamente, ma la gravità delle botte ha spinto l'organizzazione a sospendere l'evento. Sui social, la community freeride ha reagito con un misto di shock e disagio: "Non è bello accendere lo streaming e vedere i rider farsi male così", si legge nei commenti.
[VIDEO5]
IL BRUTTO INCIDENTE DI ADOLF SILVA
Durante la sua seconda run, Adolf Silva ha vissuto un momento drammatico. Mentre tentava un double backflip step-down, non è riuscito a completare la seconda rotazione ed è caduto violentemente sul landing perdendo conoscenza. I soccorsi sono arrivati immediatamente, e Silva è stato evacuato in elicottero dal venue per essere trasportato in ospedale. Al momento dell'incidente non erano note le sue condizioni, ma pochi minuti dopo è arrivato un aggiornamento ufficiale dalla diretta Red Bull: Silva è sveglio, cosciente e in contatto con la famiglia. Un sospiro di sollievo per tutta la scena freeride, che resta comunque scossa da un crash che ricorda quanto sottile sia il confine tra spettacolo e tragedia.
[VIDEO3]
EMIL JOHANSSON: PAURA VERA, MA STA BENE
Tra i momenti di maggiore tensione di questo Rampage 2025 c'è stato senza dubbio il brutto incidente di Emil Johansson, protagonista di una caduta che avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi. Durante il suo run, lo svedese è atterrato corto su uno step-down, venendo sbalzato di lato lungo il canyon: un metro in più di volo e l'impatto avrebbe potuto essere fatale.

Per fortuna, Emil è rimasto cosciente e reattivo fin da subito. È stato elitrasportato all'ospedale per accertamenti, ma ha voluto tranquillizzare tutti postando una storia su Instagram direttamente dall'elicottero, in cui mostrava di stare bene e ringraziava la community per i messaggi di supporto.
[VIDEO4]
LA GARA: ZABLOTNY SI PRENDE IL TRONO NELLA FINALE MASCHILE
La finale maschile si è svolta con il deserto finalmente asciutto dopo giorni di pioggia e ritardi. Le condizioni erano perfette e i rider non hanno deluso: linee sempre più complesse, trick da contest di slopestyle e drop che sembravano usciti da un videogioco. A spuntarla è stato Hayden Zablotny, canadese, che dopo una prima run chiusa con una caduta, ha messo insieme una seconda manche impeccabile, premiata con 96.00 punti. Una discesa fluida, potente e piena di stile, che ha convinto i giudici e il pubblico. Alle sue spalle si è piazzato il belga Thomas Genon (94.35 punti), preciso e stiloso come sempre, mentre Tom Van Steenbergen ha completato il podio con 94.00 punti, confermando ancora una volta il dominio della scuola canadese nel deserto dello Utah.
[VIDEO]
RAMPAGE WOMEN: TRA INFORTUNI E RESILIENZA
Anche sul fronte femminile la settimana non è stata semplice. Alla vigilia della competizione di venerdì 17 ottobre, CJ Selig, Chelsea Kimball e Harriet "Haz" Smith sono state costrette a ritirarsi per infortunio. Selig è caduta durante la sessione di giovedì su una grossa "hip" della sua linea, riportando una forte contusione al tallone e altre botte che l'hanno esclusa dalla start list ufficiale. Poche ore dopo, Kimball e Smith hanno subito due crash distinti, entrambi nella parte bassa del tracciato, che le hanno fermate prima del via.

©Krystle Wright / Red Bull Content Pool
Queste assenze si sommano a quelle già note di Casey Brown, alle prese con una frattura al piatto tibiale, e di Vaea Verbeeck, fermata da clavicola, costole e polmone collassato. Nonostante tutto, la gara femminile è partita con nove rider al cancelletto, tra cui una Cami Nogueira che ha incarnato perfettamente lo spirito Rampage: caduta in prova con una lussazione alla spalla, l'argentina è risalita in sella per competere comunque, portando a termine la sua run con una determinazione fuori dal comune. Una vera freerider old school, che ha trasformato il dolore in energia pura.

©Long Nguyen / Red Bull Content Pool
LA GARA: GOOMES ANCORA REGINA
Venerdì 17 ottobre, 7 delle freerider più forti del pianeta si sono ritrovate a Virgin, nello Utah, per la seconda edizione del Rampage femminile. Alla fine è stata Robin Goomes a confermarsi come la rider da battere, conquistando il secondo titolo consecutivo con una run spettacolare e completa. Dietro di lei, Hannah Bergemann ha centrato il secondo posto. Sul terzo gradino del podio troviamo la canadese Georgia Astle.
[VIDEO2]
LA LINEA TRA SPETTACOLO E RISCHIO
Ogni anno, il Rampage alza l'asticella: linee più veloci, drop più alti, trick più estremi. Ma questa spirale verso il "bigger, faster, harder" sta diventando difficile da gestire. Tornare su venue già utilizzate consente alle crew di costruire su strutture esistenti, spingendosi però verso feature sempre più enormi e rischiose. Il paragone che molti fanno è con Nazaré per il surf: una sfida ai limiti dell'umano, dove ogni errore può costare carissimo. Ed è proprio qui che nasce il dilemma: la Rampage, con la sua formula da "spettacolo estremo", rischia di trasformare la passione in una roulette con la vita dei rider?
[INSTAGRAM]
La Rampage è anche - e forse soprattutto - una gara di pressione mentale. Ogni rider sa che per "emergere" deve stupire, superare se stesso e chi è venuto prima. Non a caso le cadute maggiori sono arrivate durante la seconda Run, quando i rider si giocavano "il tutto per tutto". Fino a che punto è giusto spingere il livello, promuovere e trasmettere in diretta uno sport dove ogni run può finire in ospedale? È un interrogativo che Red Bull, e tutto il mondo del freeride, non possono più evitare.

©ismcmahon
Nonostante tutto, la Rampage continua ad attirare milioni di spettatori. Forse perché dentro quella discesa impossibile c'è qualcosa che parla a tutti noi: il coraggio, la paura, il desiderio di superare i propri limiti. È uno spettacolo viscerale, ipnotico, e anche se sappiamo che potremmo assistere a un incidente, non riusciamo a distogliere lo sguardo.

©Krystle Wright / Red Bull Content Pool
Forse è arrivato il momento di chiederci se il progresso del freeride passi davvero da salti più grandi e drop più pericolosi, o se il futuro debba puntare su una progressione più sostenibile, un po' come quella messa in scena da Brendan Fairclough nel 2024. Perché sì, l'adrenalina è parte del DNA di questo sport, ma anche i suoi eroi - e le sue eroine - hanno bisogno di restare interi per continuare a farci sognare.