Il 2025 rischia di essere l'anno più turbolento della storia recente del fitness tech. Strava e Suunto attaccano Garmin su fronti diversi, in un braccio di ferro che intreccia brevetti, dati e strategie di mercato. Una guerra legale che, al di là dei tribunali, potrebbe ridefinire l'equilibrio dell'intero ecosistema sportivo digitale.

STRAVA VS GARMIN: LA FINE DI UN'ALLEANZA STORICA
Era una delle partnership più solide del mondo sportivo digitale, ma ora Strava ha deciso di portare Garmin in tribunale, negli USa naturalmente. L'accusa è pesante: violazione di due brevetti fondamentali - uno sui segmenti (le sezioni di percorso in cui gli utenti confrontano le proprie prestazioni) e l'altro sulle heatmap, le mappe di calore che mostrano le aree più frequentate dagli atleti.
La causa, depositata il 30 settembre 2025 presso la Corte Distrettuale del Colorado, chiede il blocco della vendita di gran parte dei dispositivi Garmin dotati di queste funzioni: dagli orologi Fenix, Forerunner ed Epix, fino ai ciclocomputer Edge.
[CAUSA]
Strava sostiene che Garmin abbia "copiato" la tecnologia alla base dei Segmenti e delle Heatmap, oltre ad aver violato un Master Cooperation Agreement (MCA) firmato nel 2015 per integrare i Strava Live Segments nei dispositivi Garmin.
L'azienda americana accusa inoltre Garmin di "aver sfruttato l'accesso tecnico" ottenuto grazie all'accordo per creare proprie versioni delle funzionalità brevettate. In sintesi, Strava ritiene che Garmin abbia usato la collaborazione come trampolino per sviluppare un sistema concorrente all'interno di Garmin Connect.

BREVETTI DATATI, MA ANCORA DECISIVI
Il brevetto sui Segmenti è stato depositato da Strava nel 2011 e concesso nel 2015. Quello sulle heatmap risale invece al 2014, ma Garmin - come ricordano alcuni analisti - aveva già introdotto una versione di mappe di popolarità su Garmin Connect nel 2013, ben prima della richiesta di brevetto di Strava.
Questo dettaglio potrebbe essere cruciale: se il tribunale riconoscesse la "prior art" di Garmin, il brevetto di Strava potrebbe essere invalidato.
Tuttavia, Strava punta dritto all'ingiunzione permanente: l'obiettivo è fermare la vendita (non si capisce se solo in USA o in tutto il mondo) di qualsiasi dispositivo Garmin che utilizzi queste tecnologie, sostenendo che un risarcimento economico "non sarebbe sufficiente" a coprire i danni subiti.

IL CONTESTO: DATI, API E... LOGHI
Dietro le quinte, la causa sembra essere la punta dell'iceberg di una tensione crescente tra le due aziende. Tutto sarebbe partito dalle nuove linee guida API introdotte da Garmin nel luglio 2025, che imponevano una chiara attribuzione della fonte dei dati (simile a quanto già fa Google Maps). Strava ha interpretato la mossa come "pubblicità forzata" e ha rifiutato di adeguarsi. Da lì, una serie di scambi tesi che avrebbero portato Strava a riaprire vecchie ferite e tirare in ballo i brevetti.

In un comunicato, Strava ha spiegato così la propria posizione:
"Garmin vuole trasformare ogni attività su Strava in un veicolo promozionale. Noi crediamo che i dati appartengano agli utenti, non ai marchi."
Garmin, dal canto suo, mantiene la solita linea di basso profilo:
"Non commentiamo procedimenti legali in corso."
SUUNTO ENTRA IN SCENA: UNA SECONDA CAUSA CONTRO GARMIN
Come se non bastasse, poche ore dopo l'annuncio della causa di Strava, anche Suunto ha presentato una denuncia formale contro Garmin, depositata il 22 settembre presso la Corte Distrettuale del Texas Orientale - tribunale notoriamente favorevole ai titolari di brevetti.

In questo caso, il contenzioso riguarda cinque brevetti relativi a tecnologie hardware e di monitoraggio:
-rilevamento automatico dello swing nel golf,
- misurazione della respirazione basata su HRV,
- antenne strutturali integrate per dispositivi in metallo,
-metodi di risparmio energetico nel tracciamento dell'attività, e tecniche di comunicazione wireless tra sensori.
Suunto accusa Garmin di aver integrato queste soluzioni senza autorizzazione in gran parte della propria gamma - dai Fenix agli Epix, fino ai sensori CT10 - chiedendo un'ingiunzione che vieterebbe la vendita dei modelli coinvolti.
DUE FRONTI, UNA SOLA PRESSIONE
In meno di una settimana, Garmin si trova così sotto attacco legale da due direzioni: Strava per il software e i dati, Suunto per l'hardware e i sensori. Il tempismo non sembra casuale. Strava è vicina alla quotazione in borsa e ha bisogno di difendere il valore dei propri brevetti; Suunto, oggi di proprietà del gruppo cinese Liesheng, potrebbe invece voler riaffermare la propria rilevanza tecnologica in un mercato dominato da Garmin e Apple. Se entrambe le cause dovessero arrivare a sentenza, le conseguenze potrebbero essere enormi: eventuali ingiunzioni o accordi extragiudiziali rischierebbero di bloccare la produzione o costringere Garmin a rimuovere funzioni chiave dai suoi dispositivi.

COSA CAMBIA PER GLI UTENTI?
Per ora, nulla. Strava ha assicurato che "non prenderà misure che possano interrompere la sincronizzazione dei dati" tra Garmin e la sua piattaforma. Garmin, come da tradizione, non ha reagito pubblicamente. Ma il rischio è reale: se la disputa dovesse degenerare, Garmin potrebbe decidere di sospendere le connessioni API con Strava - scenario che taglierebbe fuori milioni di utenti e ridurrebbe drasticamente la base di abbonati della piattaforma arancione.

Difficile prevedere come andrà a finire. Strava e Garmin hanno collaborato per oltre dieci anni, creando insieme l'infrastruttura di riferimento per ciclisti e runner di tutto il mondo. Ora, però, la corsa sembra diventata una sfida legale.
Garmin ha tempo fino a fine dicembre per rispondere formalmente alla causa di Suunto, mentre il processo con Strava muoverà i primi passi nelle prossime settimane. Nel frattempo, gli utenti osservano da bordo campo, sperando che questa battaglia non finisca per togliergli le funzioni che usano ogni giorno.