KTM Macina Freeze: La montagna a portata di tutti - 2ª puntata

Viaggio alla scoperta del mondo e.bike con una spiegazione quasi da manuale su come va una Fat Bike a pedalata assistita. Il motore Bosch Performance Line CX sa regalare emozioni anche a chi non è mai salito su una bicicletta. A chi conosce già il mondo dell'off road regala invece uscite più lunghe del solito ed ha il grande vantaggio di annullare quasi completamente gli svantaggi di una tradizionale Fat Bike.

Dopo avervi descritto la Macina Freeze (link), la Fat Bike a pedalata assistita di KTM, oggi vi raccontiamo come si è comportata durante il nostro Test che è durato un mese e sulla quale abbiamo pedalato per un migliaio di chilometri.

 

Una premessa va però fatta, questo non è un mezzo che può suscitare l'attenzione dei bikers agonisti bensì quella di una nuova fascia di potenziali fruitori della bicicletta off road. 

 

 

A chi è rivolta quindi? Noi ci siamo fatti un'idea di alcuni "candidati" ad un mezzo di questo tipo:


- Biker che per motivi di lavoro non hanno tempo di allenarsi o che, per motivi di salute, non devono sforzarsi troppo;

- Biker che già conoscono le Fat Bike e che vorrebbero affrontare uscite impegnative con i loro amici super allenati, ma che non hanno una preparazione atletica adeguata;

-  Ai biker che mal digeriscono le salite;

- Neofiti della mountain bike che hanno la possibilità di sfruttare la bici in inverno in montagna, in particolar modo quando c'è la neve;

- Neofiti della mountain bike a digiuno di tecnica;

- Strutture ricettive, enti di promozione del territorio, negozi di articoli sportivi nel contesto di realtà turistiche, che potrebbero inserirlo nella propria "flotta" di bici da noleggiare.

 

 

COME FUNZIONA IL SISTEMA BOSCH (Drive Unit + display Intuvia)

 

I dati tecnici li abbiamo già riportati nell'articolo descrittivo, ma è comunque importante ricordare in breve come funziona la pedalata assistita fornita dalla nuova unita motore (drive unit) Bosch Performance CX, in abbinamento con il display Intuvia. Il motore è dotato di una potenza nominale di 250 watt ed è in grado di fornire fino a 75 newton/metro di coppia massima. Attraverso il display garantisce un livello di supporto alla pedalata che si può sintetizzare in questa tabella:

 

- ECO +50%*,

- TOUR +120%*,

- SPORT +210%*,

- TURBO +300%*.

* in più rispetto alla potenza generata dal biker.

 

 

Tre sensori misurano 1.000 volte al secondo la potenza generata dal biker e la frequenza della pedalata, oltre alla velocità, trasmettendo i dati alla centralina e assistendo così la pedalata.

 

Dopo aver verificato di avere la batteria carica, si sale in bici, si sceglie l'apporto alla potenza della pedalata tra 4 funzioni disponibili e si parte iniziando a pedalare. Quando si supera la velocità di 25 km/h il motore si spegne automaticamente per rispettare le norme di legge, diversamente infatti la bici verrebbe inquadrata come un ciclomotore. Il motore di ferma in un secondo caso, quando si smette di pedalare. In sostanza sulle eBike bisogna sempre pedalare, per questo vengono chiamate biciclette a pedalata assistita.

 

 

Della batteria - che è la Bosch PowerPack da 400 WH (wattora) - non si può sapere a priori con precisione quanto possa durare, dato che sono molteplici i fattori che ne causano il lento o veloce esaurimento. Se una persona è super allenata, sfrutterà al minimo indispensabile l'apporto della pedalata assistita, ottenendo il grande vantaggio di poter fare uscite molto lunghe. Nel caso invece di una persona poco allenata, ossia quei soggetti che dovrebbero costituire l'effettivo target della Macina Freeze, il discorso cambia, perchè questi ultimi penseranno le loro uscite in relazione al supporto del motore. Il tempo di ricarica completa poi non è lunghissimo - si ricarica in circa 3 ore e mezza.

 

Sul dispay è sempre presente il simbolo della carica - che ricorda, in maniera molto intuitiva, lo stato della batteria dei cellulari - ma noi vi consigliamo di guardare la funzione  "Distanza rimasta" che è più attendibile. Questo perchè come succede con i cellulari, le prime tacche si esauriscono lentamente mentre le ultime due si esauriscono velocemente. Occhio però. La "distanza rimasta" è calcolata in base alla potenza apportata in media dal motore fino a quel momento: se il percorso è destinato a diventare più impegnativo, e vi trovate nella situazione di aver bisogno di maggior "supporto", la i chilometri a vostra disposizione saranno meno. Va da se che vale anche il caso opposto, ossia dobbiate affrontare dei tratti più soft.

 

 

COSA BISOGNA PORTARE DURANTE LA NOSTRA USCITA

 


 

Dopo aver controllato che le gomme non fossero per caso già "latticizzate", la prima domanda che ci siamo fatti, quando è arrivata la bici, è stata banale. Se ho una foratura mi serviranno delle camere d'aria di riserva, e il gonfia e ripara che ho a disposizione (100 ml.), probabilmente non va bene. Recuperate le camere d'aria, ci siamo resi conto che sono "fat" come le gomme, e riuscire ad infilarle nelle tasche del giubbino è un'impresa persa in partenza. Quindi serve lo zainetto, nel quale poi vi consigliamo di portarvi il gonfia e ripara da 200/300ml, oppure due o tre da 100 ml.

 

 

PRIMA DELL'USCITA: PRESSIONE PNEUMATICI

 


 

Il dato più importante nell'utilizzo della Fat Bike è rappresentato dalla scelta della giusta pressione dei pneumatici. Lo scoprirete meglio leggendo fino in fondo questo articolo.

 

 

ACCENSIONE E PARTENZA: ISTRUZIONI PER L'USO

 

Appena si sale in sella alla KTM Macina Freeze ci si rende conto che la scelta di posizionare centralmente il motore è azzeccata, perchè c'è un'ottimo bilanciamento dei pesi. La prima cosa da fare è accendere la Drive Unit Bosch, premendo sul pulsante presente in basso a sinistra sul Display. Quindi, senza togliere la mano dal manubrio, agendo sul comando presente accanto alla manopola sinistra (dove solitamente è presente il comando del deragliatore anteriore), premendo sui tasti + e -, si seleziona la modalità ECO per la partenza. Rispetto alla normale "lenta" partenza con tradizionale Fat Bike, sentire la spinta della pedalata assistita e quindi lo start sarà molto più "brillante".

 

 

IN PIANURA

 

La prima uscita, anche se ben coscienti che non fosse questo il suo terreno di "caccia", l'abbiamo fatta in pianura pompando le gomme a una atmosfera. Le prime centinaia di metri le abbiamo percorse pedalando sull'asfalto, dove si sente tantissimo l'attrito della gomma sul fondo duro e compatto. Scherzosamente, potremmo dire che per il suono si ha l'impressione di guidare un carro armato!

 

 

Appena imboccato il sentiero, sparisce l'effetto "panzer" e ci si trova subito bene. L'azione del motore è progressiva e raggiungiamo con facilità i 25 km/orari. Avevamo letto che a questa velocità sarebbe cessata l'assistenza della pedalata assistita (sopra i 25 la bici per il codice della strada, diventerebbe un motociclo), ed apparentemente non notiamo cambiamenti.  Almeno finchè non arriviamo intorno ai 27 km/h: a quel punto ci rendiamo davvero conto che sono solo le nostre gambe che stanno spingendo una bicicletta che pesa 21 kg.

 

 

Durante una lunga uscita con un gruppo di bikers allenati ci siamo resi conto che il limite dei 25 chilometri orari, seppur giustificato dal codice della strada, può rappresentare un problema. Quando il gruppo pedala in media a 30 km/h (velocità niente affatto fuori dai canoni nei tratti pianeggianti battuti), di fatto si resta staccati, perchè - se non si è allenati - non si hanno le gambe per spingere una bici di 21 kg a quella velocità!

 

 

Uno dei punti deboli delle normali Fat Bike è l'uscita lenta da una curva: ebbene, questo problema lo risolve il supporto del motore. Se al momento opportuno, agendo sul comando, aumenta la potenza del suo aiuto, riuscite a fare la curva mantenendo la velocità.

 

 

La sensazione più gradevole in sella alla Macina Freeze, abbassando la pressione dei pneumatici (0,6 bar - il valore è però soggettivo), l'abbiamo provata quando abbiamo pedalato sulla neve fresca (20 cm), scesa proprio qualche giorno prima della fine del nostro Test, nei primi giorni del nuovo anno. E' questo il naturale terreno di "caccia" delle Fat Bike, oltre alla sabbia. Il "panzer" austriaco con la sua mole, non sprofonda nella neve fresca e non si ferma, ci "galleggia" sopra. Ottimo comportamento anche sul fondo ghiacciato, ci aspettavamo da un momento all'altro che ci "partisse" la ruota posteriore, invece non è successo.

 

 

IN SALITA

 

La strada in salita, a causa dell'attrito sul terreno da parte dei copertoni, è uno dei punti deboli delle Fat Bike, perchè si spendono molte energie. Quì la pedalata assistita fa la differenza e annulla lo svantaggio.

 

 

Il grande grip garantito dai copertini Schwalbe Jumbo Jim da 4.0'', pompati a 1 atm, abbinato alla potenza della Power Unit Bosch trasformano la Machina Freeze in un'abile stambecco. Sale praticamente da tutte le parti, anche se su strappi con pendenze estreme si sente la manca di un pignone con 42 denti (monta la cassetta 11/36).

 

 

Sulla neve (con pressione abbassata) il discorso cambia, a meno che il fondo sia già stato compattato: quando l'ascesa inizia a farsi molto impegnativa, di fatto, si è costretti a mettere il piede a terra.

 

 

Nei tratti tecnici, dove il biker esperto sa scegliere la giusta traiettoria e sa inserire il rapporto adeguato a quel tratto di percorso, si nota la differenza rispetto al neofita. Il primo sale senza problemi, il secondo potrebbe invece mettere il piede a terra. Se succede e la salita ha pendenze decise - immaginate gli strappi tipici di una gara XC - o il terreno è smosso, il biker sarà costretto a spingere la bici. In questo caso non si potrà contare sull'apporto del motore, questo perchè se risalendo in bici non si riesce a pedalare, di fatto la Drive Unit non sarà in grado farvi ripartire, in quanto  non sente la forza della pedalata.

 

 

Va da se che la salita è il terreno sul quale consumerete di più il PowerPack (batteria), e la sua durata è rapportata al vostro grado di allenamento fisico. Più spesso userete i supporti Sport (+210%) e Turbo (+300%) e più velocemente si esaurirà. Quest'ultimo, se siete poco allenati, è utile nel darvi la spinta nei punti più critici delle ascese. A livello fisico c'è comunque da sforzarsi, anche se la fatica non è certamente da paragonare ad una arrampicata con Fat Bike a pedalata "umana".

 

 

IN DISCESA

 

Quando si scollina, prima di imboccare la discesa che vi porta a casa, specie se smossa e coperta da sassi, il consiglio è quello di fermarvi per abbassare la pressione delle gomme a circa 0,6 atm (ripetiamo che il dato è soggettivo), visto che la KTM Machina Freeze (nella versione CX4) ha la forcella rigida, diversamente dalla CX5 che è invece dotata della Rock Shox Bluto.

 

 

E' vero che le gomme larghe ammortizzano, ma quando la discesa è lunga, con coperture piene, le scosse, quando si urtano le pietre, finiscono per pesare sulle braccia. Proprio per questo motivo si  riduce la pressione delle gomme e aumentarne l'effetto ammortizzante. Attenzione però a trovare il giusto compromesso, perchè se troppo sgonfie, poi in curva può risultare difficile controllare il mezzo.

 

 

Per un biker alle prime armi, quindi con capacità tecniche ancora da affinare, la fat bike, "perdona" molti errori e vi può dare l'impressione di essere già diventati dei maestri nella gestione della bici nell'off road. Le grande dimensione dei pneumatici facilita il controllo del mezzo in tante situazioni e in discesa passa sopra a quasi tutti gli ostacoli. Se sbagli traiettoria e ti trovi in mezzo un sasso, mentre con una bici normale rischieresti di capottare, con la Fat passi oltre senza troppi patemi. Sulla neve poi, è un divertimento, anche se ovviamente bisogna stare sempre molto concentrati. 


Sulle lunghe discese verso fondovalle, il disco posteriore Shimano viene messo a dura prova e si può surriscaldare. Di serie viene fornito da 160mm, ma sarebbe gradito quello più grande da 180mm. Ricordiamo che il sistema frenante deve rallentare la corsa di un sistema ciclista+bici che, a parità di rider, pesa in media almeno 7 chilogrammi in più rispetto a una Fat Bike tradizionale

 

 

E' nei tratti di downhill che il motore di fatto non serve (l'avreste mai detto?). Se siete arrivati in cima alla montagna - magari dopo una salita tosta - e il dispay Intuvia vi segnala che vi restano solo 3 km di autonomia, state tranquilli: come già ricordato in precedenza, il computer ha fatto il conteggio basandosi sullo sforzo medio che avete sfruttato nell'ascesa. Quindi, se la salita prosegue, siete autorizzati a preoccuparvi. Dal momento che invece dovrete imboccare la discesa, spegnendolo o posizionadolo sulla funzione ECO, vi renderete conto che vi resteranno ancora parecchi chilometri di autonomia a disposizione, visto che la centralina di controllo Bosch Intuvia rifarà in continuo il conteggio.

 

 

COME CI SI SENTE ALLA FINE DELL'USCITA

 

Le biciclette a pedalata assistita accompagnano il movimento degli arti inferiori diminuendo notevolmente lo sforzo di chi sta pedalando, permettendo un'attività fisica a contatto con la natura senza però stressare il proprio corpo. I benefici si hanno all'apparato circolatorio, ai muscoli e anche alle articolazioni. Se si controlla il cardiofrequenzimetro si nota che il cuore sta lavorando ma ci si rende subito conto che lo sforzo è minimo rispetto a quello che servirebbe per spingere la bicicletta solo ed esclusivamente con le proprie gambe.

 

 

FINITO IL GIRO, DA EVITARE

 

Bosch raccomanda di non lavare la bici con l'idropulitrice. Seppur ben protette, le parti elettriche, a contatto con l'acqua potrebbero danneggiarsi. A vista d'occhio la parte più a rischio è la presa della ricarica batteria: se non chiusa con l'apposito tappino in plastica, verrebbe certamente a contatto con l'acqua.

 

 

CONCLUSIONE

 

La Fat Bike è una mountain bike che grazie alla sezione maggiorata dei pneumatici ha grande trazione in salita e, giocando con la bassa pressione a cui è possibile portare i pneumatici, vi permettere di "galleggiare" su neve, sabbia e fango, a cui si somma la capacità di "ammortizzare" i colpi in discesa. E' una bici divertente, ma come ben sapete ha principalmente nel peso il suo punto debole: ci vogliono le "gambe" per spingerla in salita, ed è lenta nelle partenze da fermo e in curva. Svantaggio insito anche nell'altra faccia della medaglia dell'avere dei copertoni larghi.

 

Con la KTM Machina Freeze, grazie al supporto della pedalata assistita garantita dal motore Bosch, tutti questi svantaggi scompaiono. In salita come vi abbiamo raccontato sale che è un piacere, nelle partenze da fermo ha un buono sprint, e quando si entra in curva basta dare "potenza" alla Drive unit per non perdere nemmeno un briciolo di velocità.

 

 

Come tutte le biciclette a pedalata assistita è in grado di allargare il bacino di utenza dei fruitori della montagna, ad oggi riservato solo alle persone allenate. Può essere inoltre un mezzo per far ritornare in sella ex biker fermi da tanto tempo per mancanza di tempo per allenarsi o per motivi fisici. Il consiglio è di provarne una in uno dei numerosi Bike Test itineranti che si possono effettuare presso le Fiere oppure presso i negozi.

 

 

INFO

 

www.ktm-bikes.at

 

Aldo Bertoni e Luca Guarneri

 

 

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