Focus on Races ..Inizio da sogno per Scott in Sud Africa. Schürter vince con una 27,5''

Le vittorie di Nino Schurter (Scott Swisspower) e Maja Wloszczowska (CCC Polkowice) nella gara di apertura della 2012 RockyRoads UCI MTB World Cup sabato scorso, hanno regalato a Scott Bikes l'inizio di un sogno nell'anno olimpico. La natura tecnica del tracciato di Pietermaritzburg è stata aumentata oltre i livelli delle due precedenti edizioni del 2009 e 2011, ma Schurter e Wloszczowska hanno gustato l'impegnativo percorso sudafricano e battuto i loro rivali nella fasi finali, conquistando due vittorie molto importanti per il morale.

 

Schurter, già vincitore a Pietermaritzburg nel 2011, è stato impegnato in un duello con l'eroe locale Burry Stander nell'ultima parte della gara e ha vinto guidando un prototipo di Scott Scale 650B con forcella e ruote da 27,5" con tubolari A. Dugast, una mountain bike che è ancora in fase sperimenatale, con cui Schurter aveva già gareggiato e vinto la settimana prima sullo stesso percorso.


"E' una bici prototipo che ho chiesto a Scott un paio di mesi fa. Io non sono alto, ma con le ruote più grandi rotoli meglio sulle rocce che con i cerchi da 26 pollici, così abbiamo pensato a sviluppare questa mia idea
", con queste parole Nino Schurter ha sottolineato in un certo modo il suo difficile e mai raggiunto feeling con la 29er. Per tutta la passata stagione il 25enne di Chur ha cercato invano l'assetto giusto sulla 29er di Scott, ma visto il clamore che ha destato la sua scelta odierna e la vittoria, forse è prematuro parlare di una nuovo standard dopo soli pochi anni dall'uscita sul mercato delle 29er. Si può invece parlare di una bicicletta cucita addosso a Schurter per ovviare alle sue difficoltà strutturali di adattamento alle 29er e, questo da più valore alla sua vittoria, certo che vederlo guidare al Rock Garden e sui drop di Pietermaritzburg è stato proprio il miglior Schurter.

 

"Sono molto felice per questa vittoria, anche l'anno scorso ho vinto questa gara, ma poi non mi sono più ripetuto su questi livelli per il resto della stagione, spero che quest'anno sia diverso. E' stata una bella battaglia con Burry, ero più veloce di lui sulle rocce e ho utilizzato questo mio vantaggio, costringendolo in ogni giro a colmare il gap" ha detto dopo il traguardo un sorridente Schurter che ha vinto con 11 secondi di vantaggio su Burry Stander, che ha dato battaglia con la sua Specialized 29" front allo svizzero, ma è stato  incapace di risolvere a suo favore il match finale. Manuel Fumic è finito terzo a 59" con la Cannondale Flash 29" front, dopo essere stato nel trio di testa per i primi due terzi della gara. Dopo la 27,5" di Schurter e le 29 di Stander e Fumic, ha concluso quarto il campione olimpico Julien Absalon, ancora uno dei pochi a rimanere sul vecchio standard delle 26". Tra i top ten ci sono sei atleti che hanno usato le 29er, segno che anche i top rider ormai hanno imboccato un nuovo percorso tecnico, le 26" sono in minoranza (Absalon, Tempier e Lukas Fluckiger) e l'unica 27,5 è arrivata a vincere per la prima volta una gara di Coppa del Mondo. Fluckiger e il campione del mondo Jaroslav Kulhavy, pur utilizzando diversi standard (29 per il ceco e 26 per lo svizzero della Trek), sono stati gli unici due a gareggiare con mountain bikke full suspension.

 

Nella gara Elite femminile Maja Wloszczowska (CCC Polkowice) e la canadese Emily Batty (Subaru-Trek) con le loro 29er hanno ingaggiato una battaglia a tre con la campionessa del mondo Catharine Pendrel (Luna Pro Team), sempre convinta ancora delle qualità della sua Orbea 26" contro le 29er.  Le tre hanno lottato per la maggior parte della gara che è terminata con un'astuta vittoria della polacca: "Emily è riuscita a prendere il comando nel giro finale al Rock Garden e ha fatto cercato di sorprendermi, facendo la mia traiettoria abituale. Ho deciso di fare la linea di destra, ho lasciato i freni e mi sono buttata giù. Sono riuscita a fare la differenza proprio lì, sono orgogliosa di me stessa, quella è stata la miglior decisione nella gara più emozionante della mia vita" ha detto sorridendo la Wloszczowska. Batty è finita seconda a soli quattro secondi dalla polacca che ha elogiato le ruote da 29 pollici sulla sua Scott Scale: "Le ruote grandi sono perfette per questo percorso. Rendono più facile prendere i salti e i passaggi sulle rocce. I percorsi sono sempre più tecnici e sono impressionata da come noi donne siamo in

grado di affrontarli. Non mi aspettavo di vincere oggi, ho cambiato il mio coach l'anno scorso e sono arrivata alla gara in Sud Africa con molti misteri sul mio nuovo metodo di training".

 

La stellina canadese che prima del suo primo podio in World Cup aveva colto come miglior risultato il settimo posto a Mont Sanite Anne nel 2001, era euforica per il grande inizio di stagione e prima di tornare nella sua casa di Toronto da cui mancava da quattro mesi ha avuto parole di elogio per la sua avversaria: "Maja percorreva sempre la traiettoria interna al Rock Garden, così ho pensato che se avessi preso quella linea sarei stata più veloce, ma lei ha prontamente preso l'altro lato ed è stata in grado di fare un'altra volta la differenza. Penso di aver avuto un favoloso inizio di stagione, ho fatto una preparazione fenomenale questo inverno, arrivando a questa gara con alte motivazioni. In questo ho avuto molto supporto dal mio team e dal Team Canada, punto veramente alle olimpiadi quest'anno"

 

Sette mesi dopo aver vinto la maglia iridata, le cose per Catharine Pendrel, sembravano iniziare da dove aveva lasciato. "Kikka" dopo essere stato ostacolata in partenza è salita sul terzo gradino del podio, eccitata dal trovarvi anche la sua connazionale Emily Batty, la campionessa del mondo ha dato tutto, ma semplicemente non ha avuto abbastanza benzina nel serbatoi per le fasi finali. "Quando ci siamo trovate in tre in testa, Maja, Emily e me, il ritmo di gara si è fatto duro, sulle salite eravamo alla pari e io non mi sentivo di avere margine per attaccare le mie avversarie. Mi sono riposata un pò, ma ho aspettato troppo a lungo, ogni volta che pianificavo un'attacco, Maja mi anticipava e lo neutralizzava. Se potessi tornare indietro e rifare la gara, cercherei di essere quella che fà il ritmo e la prima ad impostare le discese. E' stato un buon inizio di stagione, in realtà il terzo posto è stato il mio miglior risultato di sempre alla prima gara di Coppa del Mondo. Essendo solo in marzo, sono sicura che tra qulache tempo si vedranno i soliti nomi entrare in forma, ma nel nostro sport cominciano a brillare anche i rider del futuro, Emily ne è la prova"

 

Non si possono che condividere le ultime frasi della Pendrel, Julie Bresset non è certo da quinto posto, come non lo è Jaroslav Kulhavy, ma anche i nostri Marco Aurelio Fontana ed Eva Lechner sono attesi più in alto. Dopo la sfortunata caduta di Finale Ligure e le conseguenti noie alla spalla la gara del Sud Africa per Marco Aurelio ha reso incerta addirittura la sua partecipazione, il suo nono posto è stato certamente incoraggiante, frutto di una gara senza rischi: "Quando mi sono svegliato in ospedale due settimane fa dopo la lussazione alla spalla a Finale Ligure, ho visto Pietermaritzburg in pericolo. Ma le cose si sono sviluppate bene e sono contento di aver potuto correre. Ho provato a giocare sul sicuro e non prendere troppi rischi, giusto per guarire perfettamente" ha detto Fontana.

Si è rivelato molto ostica per Eva Lechner la gara di Pietermaritzburg, la bolzanina della Colnago Sudtirol non è andata infatti oltre il 26° posto a 7' 19" dalla vincitrice Maja Wloszczowska, condizionata da una caduta quando era settima, ma sopratutto da un ritardo di preparazione noto da tempo, causa l'anullamento delle gare di Massa Marittima sulle quali Eva aveva fatto molto affidamento per mettere a punto la sua forma

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