Campionato Italiano XC: Il percorso del Montello è stato un segnale di svolta pro-amatori

Dal Campionato Italiano cross country è arrivato un forte segnale da parte di Pedali di Marca, la società organizzatrice. Per le gare riservate agli amatori bisogna cercare di ritornare a percorsi più semplici come quelli prima del 2013, basta salti, chicken line, cavatappi e altre diavolerie.

 

In Italia, il percorso con ostacoli artificiali delle Olimpiadi di Londra aveva ispirato molti organizzatori ad inserire nei loro tracciati cross country delle difficoltà tecniche che prima onestamente era difficile trovare. Il primo esempio, un mese prima di Londra 2012, fu rappresentato dalla rassegna tricolore di Lugagnano Val d'Arda con la famosa pietraia che si poteva evitare facendo la chicken line.

 

 

Una scelta che rispondeva ad una precisa esigenza delle categorie agonistiche italiane: la necessità di gareggiare su percorsi tecnici in modo da poter competerere ad armi pari con i corridori stranieri. Il dato incontrovertibile era che i nostri rider erano si grandi "pedalatori" ma quando si incontravano percorsi tecnici prendevano grandi distacchi dagli avversari. Questo perchè in casa non avevano percorsi adeguati agli standard internazionali.

 

 

Il problema è che sugli stessi tracciati abbiamo fatto correre anche gli amatori. E' vero che molti di quelli forti, li hanno sempre affrontati senza grande difficoltà, ma la massa invece non li ha mai "digeriti". Perchè se il lunedì bisogna ritornare al lavoro, la domenica non bisogna rischiare di farsi male ad una gara.

 

In questi mesi da diverse province sono arrivati chiari segnali di crisi proprio nelle gare cross country, riservate agli amatori ed organizzate sotto l'egida della FCI. L'esempio arriva da due province che hanno alla base un grandissimo movimento off road, parliamo di Treviso e Brescia. Analizzando i circuiti organizzati in questi territori si riscontra un importante calo nella partecipazione delle categorie amatoriali che sono sempre state anima dei due movimenti, quello bresciano e trevigiano.

 

 

A mascherare il calo (per fortuna) ci ha pensato il forte incremento della partecipazione delle categorie giovanili che fino a qualche anno fa erano quasi inesistenti. Facciamo un esempio: Cinque anni fa era normale avere 300 partecipanti ad una gara cross country. Erano tutti amatori tranne qualche ragazzino che si contava sulle dita di una mano. Adesso se siamo fortunati, si hanno ancora 300 partecipanti, ma è cambiato il tipo di partecipazione. Si sono persi un centinaio di amatori, compensati da 100 Esordienti e Allievi. Vuol dire che si è lavorato bene nel settore giovanile ma che in quello amatoriale ci sono problemi.

 

Molti organizzatori si sono chiesti perchè 100 amatori hanno smesso di correre nelle gare xc, corse sotto l'egida della FCI. Sono arrivati alla conclusione che uno dei motivi che li ha allontanati è stata causata dalla scelta di fare gare su percorsi troppo tecnici, non adatti alla massa. Una delle conseguenze potrebbe essere quella di un travaso di tesserati a favore di altri Enti della Consulta.

 

 

Proprio in considerazione di tutto ciò, Pedali di Marca con il "suo" italiano ha voluto dare un segnale molto chiaro agli amatori, facendo capire di essere dalla parte della massa. Non è un caso se gli agonisti sabato hanno corso su di un tracciato lungo 4,2 km mentre domenica gli amatori sono stati fatti correre sulla distanza di 4,8 km, perchè Pedali di Marca ha tolto un tratto del percorso ritenuto troppo pericoloro per chi la domenica corre per divertimento ma il lunedì deve presentarsi in orario sul posto di lavoro.

 

 

Quindi in conclusione, percorsi tecnici si per le categorie agonistiche ma per gli amatori che non devono andare in Coppa del Mondo o alle UCI Junior Series, tracciati più "umani" e scorrevoli.

 

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